Le Vie dei Tesori ritornano nel Val di Noto dove Ragusa e Scicli sono unite da un nodo sincero che permette ogni anno – questo sarà il sesto – di ottenere numeri importanti in termini di presenze, di cittadini e di turisti. Il filo impalpabile è quello della ricostruzione post terremoto del 1693: le chiese medievali furono ricostruite, ma quelle poche che restarono intatte oggi sono un tesoro da riscoprire. Ragusa ne possiede diverse e le conserva con affetto, ma dirotta le visite anche su preziose realtà museali che guardano al periodo coloniale, o sulla casa museo della Beata Schininà, la fondatrice delle suore del Sacro Cuore di Gesù, che aprirà per la prima volta proprio con le Vie dei Tesori. Ed ecco Scicli, arrivata alla ribalta nazionale con la fiction televisiva che ha scoperto questo lembo a Sud d’Italia, ma decisa a proporre nuovi percorsi di visita e spunti differenti: si entrerà di nuovo, dopo i lavori di consolidamento e messa in sicurezza, al parco archeologico delle grotte di Chiafura, e verrà proposto un inedito percorso narrativo dentro il cimitero monumentale.

“Sono tutti luoghi storici che appartengono alla nostra tradizione, ma anche gioielli poco conosciuti che proponiamo a cittadini e turisti” dice il sindaco di Ragusa Peppe Cassì al fianco dell’assessore Peppe Puglisi, assessore comunale al Turismo di Scicli che sottolinea “Scicli è un paese di cultura, tradizione e storia, aprirà il campanile di San Giovanni, su cui non si sale da tempo”.

“Faremo conoscere aspetti inediti delle due città – interviene Laura Anello, presidente della Fondazione Le Vie dei Tesori – : apriremo il Duomo di Ragusa in notturna e faremo conoscere il complesso dell’antico mercato; e faremo scoprire la Scicli più bella fuori dai luoghi del commissario Montalbano”.

Riecco il festival, dunque, da sabato 7 a domenica 22 ottobre, tre fine settimana, sempre sabato e domenica, coupon validi per le due città: visite, passeggiate ed esperienze, un programma articolato costruito con le associazioni sul posto – Il corno francese blu per Ragusa e la Pro Loco di Scicli, giovani come Federico Androne o Marco Causarano che hanno deciso di restare nelle rispettive città, mettersi in gioco e lavorare alla promozione – e il supporto dei due Comuni. Una nuova edizione del festival di “riappropriazione della bellezza” che racconta l’intera Isola: la prima tranche di dieci città è partita, ha già superato le 27 mila presenze e si prepara al terzo e ultimo weekend: Bagheria, Termini Imerese e la new entry Corleone, abbracciano Palermo; poi le tre città della costa occidentale, Trapani, Marsala e Mazara, oltre alla piccola Alcamo. Nel cuore della Sicilia, Enna e Caltanissetta, e all’altro estremo, Messina.

Con Ragusa e Scicli prendono il via invece altre tre città – Noto, Sciacca e Carini – poi Palermo e Catania per tutto il mese di ottobre e fino al 5 novembre. Un progetto, quello delle Vie dei Tesori – nato nel 2006 a Palermo e progressivamente esteso all’intera Sicilia e oltre – che si anima della narrazione collettiva, della voglia di riappropriazione dei cittadini, della partecipazione di centinaia di giovani che si uniscono alla squadra rodata di organizzatori, narratori, giornalisti.

Oltre 450 tesori visitabili in oltre due mesi di festival, con un sistema digitale e smart. Palazzi nobiliari, terrazze segrete, monasteri, chiese e cripte, giardini, musei scientifici: luoghi in gran parte di solito chiusi o non raccontati. Il festival propone ai cittadini un’alleanza nel segno della cultura, della conoscenza, della riappropriazione degli spazi. E di contro, offre ai turisti la possibilità di visitare città aperte, raccontate, dense di nuove prospettive, di nuovi spunti di dialogo, di nuove forme di accoglienza. Un impegno civile, prima ancora che culturale.  Le Vie di Tesori ogni anno generano una ricaduta economica, in termini di indotto turistico, nelle città che attraversano: come certifica l’Otie, Osservatorio turistico delle economie delle Isole. Complessivamente l’anno scorso la Sicilia ha avuto un indotto economico di oltre 6 milioni di euro: Ragusa e Scicli insieme hanno sfiorato le diecimila presenze, un exploit straordinario che ha generato una spesa turistica di oltre 250 mila euro.

Un festival che ha portato la cultura fuori da palazzi istituzionali e atenei, ha sperimentato, cercato, scoperto percorsi e siti. E costruisce reti: a Ragusa e Scicli, come nelle altre città, con Unicredit come main sponsor (ha partecipato alla presentazione Antonio Di Rosa, direttore del Mercato di Ragusa di UniCredit) e con la collaborazione di Poste Italiane, il festival ha saputo creare sinergie e dialogo con Regione, Atenei, Comuni, Diocesi, gestori privati, istituzioni dello Stato, proprietari di palazzi nobiliari. Un progetto che tutto l’anno lavora per generare valore sociale intorno al patrimonio culturale con una costante attività di valorizzazione e di storytelling, con restauri e manifestazioni. E che, tra settembre e ottobre, vive la lunga stagione del Festival, trasformando le città in ecosistemi culturali integrati dove vengono abbattuti i paletti di titolarità dei luoghi del patrimonio.

Quest’anno riaccoglie il progetto satellite Terre dei Tesori: aprono cantine, vigneti, frantoi, caseifici, vivai, in collaborazione con l’Assessorato regionale all’Agricoltura.

E da Palermo è prevista anche una rete di pullman AutoService per raggiungere le città in maniera comoda e senza stress, secondo il calendario disponibile sul sito www.leviedeitesori.com, già colmo di notizie, curiosità, schede per ciascuna città.

IL PROGRAMMA




RAGUSA, la città superiore con le sue chiese, i passaggi che salgono in verticale; e Ibla, un miraggio di luci e di ombre, con la piazza centrale che è un salotto a cielo aperto. Qui il festival – grazie al lavoro dell’associazione Il corno francese blu, partner sul territorio, – proporrà quattordici tappe-gioiello, e già questa prima domenica (replica domenica 22) aprirà in notturna il Duomo: occasione unica e irripetibile per un’ esperienza immersiva, al suono dell’organo monumentale (non va dimenticato il museo delle opere sopravvissute al sisma del 1693). Sabato 14 ottobre, invece, un’altra apertura in notturna, ma stavolta accoglierà la veste rococò della cattedrale di San Giovanni Battista (durante il giorno si potrà salire sul campanile, 129 gradini, 50 metri di altezza e una vista mozzafiato). L’attesa di quest’anno è tutta per la casa museo dell’unica Beata di Ragusa, la nobile Maria Schininà Arezzo che si spogliò dei suoi averi per dedicarsi ai poveri: è la fondatrice delle suore del Sacro Cuore di Gesù. All’interno dei suoi appartamenti originali è stato realizzato un museo che racconta la vita della religiosa, e comprende anche la cappella di inizi  ‘900, dove sono conservate le spoglie della Beata.

Altre due novità sono il complesso dell’Antico Mercato: sono state ricostruite le botteghe artigianali di una volta, il fabbro, la putìa del vino, l’emporio, u’ siddunaru, la casa del viaggiatore, la scuola, un museo della vita a cavallo tra ‘800 e ‘900 nella provincia più a sud d‘Italia. Una storia di rinascita è anche quella dell’antico convento seicentesco dei Cappuccini di Ibla: le celle dei monaci sono diventate un hotel; l’oratorio, un piccolo centro congressi; la biblioteca, la sala studio e lo scriptorium, la Scuola di alta cucina mediterranea Nosco. Il cenobio è un ristorante tematico che proporrà un’esperienza, Quel che passa il convento, sui piatti della cucina “povera” di una volta .

Non vanno perse le chiese, alcune aperte soltanto in questa occasione: dagli affreschi medievali sopravvissuti di Santa Maria delle Scale, alle tombe dei nobili  ragusani e alla cappella degli Arezzo di Donnafugata nella gotica San Francesco all’Immacolata, a Ibla; poco lontano c’è la chiesa della Maddalena, una delle più antiche che un tempo fu legata al vicino ospedale, distrutto dal sisma; la chiesa dell’Annunziata, nell’antica Ciudecca ebraica di Ragusa, ricostruita grazie al contributo del barone Battaglia di Torrevecchia, che la volle collegata al suo palazzo tramite un passaggio personale. Si aggiungono quest’anno, la chiesa del Santissimo Ecce Homo con le vetrate istoriate da Duilio Cambellotti nel 1956, e l’organo-orchestra della storica “Serassi”; la chiesa di Santa Maria dell’Itria che fu sede dei Cavalieri di Malta, e le  Santissime Anime del Purgatorio il cui campanile poggia su un tratto delle mura bizantine del castello di Ragusa. Salendo la sua scenografica scalinata, scoprirete che palazzo Arezzo di Trifiletti custodisce la memoria intatta di uno dei casati più antichi dell’intera Sicilia.

A completamento del programma, un’esperienze fotografica tra le vie e i vicoli di Ibla, e un concerto di sax alla luce delle candele. Le passeggiate condurranno alla scoperta della religiosità più autentica della città, quella delle confraternite e della festa di S.Giorgio.

SCICLI

In stretta collaborazione con la Pro Loco nasce una bellissima edizione molto legata al territorio, con il ritorno di luoghi che il pubblico ha amato tanto. A Scicli i luoghi aperti saranno otto e si aggiunge un’inedita passeggiata nel cimitero monumentale (unica del genere nel Ragusano), uno dei più bei siti del genere in Sicilia: Non Omnis Moriar (la mattina del 22 ottobre), è condotta dall’associazione culturale Tanit Scicli che ha inseguito a lungo il progetto, messo a punto dopo due anni di ricerche archivistiche e sul campo. E’ venuto così allo scoperto un tesoro nascosto e sottovalutato di Scicli, ricco di meraviglie architettoniche neoclassiche e liberty, nel quale si incontrano arte, spiritualità, storia della città e dei rapporti umani e sociali fra Ottocento e Novecento.

Scicli punta moltissimo sulla riapertura Parco Archeologico di Chiafura, le antiche grotte abbarbicate al costone di San Matteo, abitate fino agli anni Sessanta, molto simili ai Sassi di Matera. E’ stata sempre abitata, Chiafura, ma nel ‘700 vi si trasferirono famiglie poverissime, diventò quasi un ghetto: il “caso” scoppiò nel 1959, ben dopo la guerra, quando Renato Guttuso, Carlo Levi, Pier Paolo Pasolini e la stampa internazionale ne raccontarono le condizioni invivibili, senza acqua corrente né luce: Chiafura e i suoi abitanti finirono in Parlamento e fu varata la Legge Aldisio sull’edilizia popolare. Chiafura fu sfollata, ma visitarla oggi – dopo recenti lavori di messa in sicurezza – è ancora un’esperienza, tra grotte abbandonate, il nerofumo dei bracieri, i ricoveri degli animali.

Ma si entrerà anche in palazzi nobiliari musei di se stessi, nell’antica farmacia Cartia che sembra essere rimasta all’800, tra bilancini, albarelli da farmacie, pozioni, provette, preparazioni dai nomi magici; in un altro museo spontaneo, dentro la chiesa di san Vito, dedicato alle “carcare”, le antiche fornaci; al Museo del costume e della cucina, profondamente legato al territorio e al “famoso” cioccolato.

Al complesso di San Giovanni Battista è custodito il Cristo di Burgos, tela spagnola che raffigura Cristo crocifisso vestito con una lunga veste sacerdotale, ma la visita seguirà l’antico percorso delle monache benedettine, e ci si potrà affacciare dalle gelosie per ammirare la chiesa dall’alto e si salirà ancora fino ad arrivare alle antiche campane. Nella chiesetta rupestre della “Scalilla” è stata costruita in una grotta ai piedi di San Matteo, e ha anche una sua leggenda; e a Santa Teresa sembrerà di trovarsi in una bomboniera rococò con la luce che rimbalza sulle pareti bianche impreziosite da una fitta decorazione tardo-barocca. E infine Palazzo Spadaro con i balconi a mensoloni e il ponticello, detto “degli innamorati”: qui scoprirete una bellissima collezione del Gruppo di Scicli, con in testa gli artisti Piero Guccione e Franco Sarnari.