da La Sicilia del 4 agosto

di Carmelo Riccotti La Rocca




In una società che va inesorabilmente e cinicamente avanti, c’è chi rimane indietro ed arranca. Questo accade in ogni settore, in ogni luogo e riguarda italiani così come stranieri, fa parte del liberismo, della storia, delle situazioni che in un attimo possono stravolgere le condizioni. C’è però una cosa che non si può sopportare ed è la negazione dei diritti, una ingiustizia che diventa ancora più fastidiosa quando a rimetterci sono i bambini ai quali, tra l’altro, viene negato un diritto in qualche modo acquisito e, comunque, sancito dalla Costituzione. A distanza di circa due anni siamo ritornati a Marina di Acate dove incominciò il nostro viaggio che poi portò alla realizzazione del reportage “Anch’io vado a Scuola”. Guardalo di seguito:




 

Erano in quindici, li definimmo i figli del caporalato, ragazzini dai 6 ai 14 anni che erano riusciti ad uscire dall’isolamento grazie al servizio finanziato dalla chiesa Valdese di Palermo. Ogni giorno un pulmino passava per quelle campagne sperdute e dimenticate a prelevare i quindici ragazzini che, anche grazie alla sensibilità della preside dell’Istituto Colonna, Vittoria Lombardo, erano entrati nel progetto e potevano gridare a gran voce e con orgoglio: “anch’io vado a Scuola”. Per tanti bambini che odiano alzarsi la mattina e sedersi tra i banchi ad ascoltare un insegnante, per loro quella era stata una conquista, la possibilità di uscire dal ghetto e dal mondo dei grandi, avere il sacrosanto diritto di essere bambini. Gli invisibili erano diventati visibili, potevano interagire con i coetanei, giocare, studiare e imparare la lingua, in una parola integrarsi. Oggi quell’orgoglio, purtroppo, si è trasformato in una ferita enorme perché, dei quindici ragazzi che andavano a Scuola, oggi solo in tre continuano a farlo. Sembra ieri, ma nel giro di due anni tante cose sono cambiate, il progetto della chiesa Valdese è terminato e, nel frattempo, le istituzioni non si sono attrezzate per coprire il servizio di trasporto scolastico anche nelle zone più sperdute. Riescono ad andare a Scuola solo coloro i quali abitano nelle zone più vicine alle strade principali, dove cioè passa lo scuolabus. Per alcuni, invece, raggiungere le strade in cui passa il pulmino è quasi impossibile, dalle campagne e dalle loro case occorrerebbe fare chilometri e chilometri a piedi. Di chi è la colpa di tutto ciò? Dei genitori poco collaborativi o delle istituzioni che potrebbero essere più attente alla problematica? Verrà un momento per riflettere sulle responsabilità, ma adesso la priorità è riportare a Scuola questi ragazzini e farlo già a partire dall’inizio del muovo anno scolastico. Abbiamo incontrato i ragazzi in occasione della chiusura dell’attività ludico ricreativa organizzata dalla Caritas nel presidio di Marina di Acate, c’erano molti volti conosciuti, altri nuovi, l’entusiasmo è quello di sempre, le problematiche anche. C’è Nicolas ad esempio che a Scuola vorrebbe ritornare subito, “se non studi- ci dice- non diventi nessuno”. C’è anche la ragazzina già donna, che a 13 anni ci raccontò il suo sogno di diplomarsi e fare la parrucchiera, oggi ha 15 anni, ma sembra molto più grande, lavora nelle serre e la sua priorità è diventata quella di aiutare la famiglia composta da 9 persone: “quando avrò 18 anni- ci ha detto- tornerò ad inseguire i miei sogni, ma oggi voglio aiutare mamma e papà”.

“Sul fatto che molti di loro non vanno a Scuola – ci spiega Domenico Leggio– direttore della Caritas diocesana di Ragusa- abbiamo posto la questione alla Prefettura che si è sempre mostrata molto attenta e sensibile a questa tematica. Occorre potenziare i servizi, dobbiamo dare loro un diversivo per poter vivere pienamente l’infanzia oggi negata”. La Caritas con il suo presidio a Marina di Acate continua a svolgere un ruolo importantissimo, “con le nostre attività, come quelle svolte a giugno e luglio- afferma ancora Leggio- il nostro intento è quello di consentire ai ragazzi di uscire dall’isolamento in cui vivono ed è un problema che continua ad esistere in questa zona della fascia trasformata e, sono convinto, anche in altre zone di competenza della Diocesi di Ragusa. L’esperienza dell’attività estiva ci ha confermato ancora una volta la necessità di dare un po’ di serenità a questi bambini, molti vivono in prossimità del mare, ma per loro la spiaggia è stata una vera scoperta, non l’avevano mai vista come possibilità di svago o di gioco”. Per gli animatori e gli operatori, stare vicini ai ragazzini è anche un modo per capire le esigenze e le difficoltà delle famiglie, sono lì per far vivere loro momenti di assoluta spensieratezza che, a quella età, dovrebbe essere la norma, ma purtroppo non è così. Grazie all’attività i ragazzi, circa 15 di diverse nazionalità ed età, hanno potuto visitare anche alcuni luoghi come, ad esempio, il porto di Marina di Ragusa ed ogni cosa nuova è stata vissuta con gioia e commozione. Il presidio della Caritas, con la struttura concessa dalla Diocesi continua ad essere uno spiraglio di luce in un contesto di isolamento (fatta una breve eccezione per l’estate), terreni e serre. Nonostante il balordo tentativo di intimidazione posto in essere nel febbraio del 2017, dopo la denuncia su agromafie e sfruttamento da parte dei rappresentanti della Caritas, il presidio ha continuato ad essere attivo e fornire assistenza (legale, medica, sindacale ecc) per quanti ne avessero la necessità. L’utilizzo di alcuni prodotti chimici, ad esempio, brucia letteralmente i vestiti e le scarpe non sono quasi mai adatte e sicure, per questo gli indumenti sono la prima cosa che gli utenti della Caritas chiedono ai volontari.

Adesso si chiuderà un mese, ma già con la testa a settembre quando sarà avviato il progetto di laboratorio teatrale a cui i ragazzi, dopo la bellissima ed emozionante esperienza di “Serrenentola”, non vedono l’ora di partecipare. “I bambini – dice ancora Leggio- non ci chiedono cose materiali, ci chiedono affetto, il nostro compito è sollevarli dalle responsabilità facendo godere loro il piacere di vivere la propria infanzia”. Il futuro si costruisce dal presente non dimenticando il passato, andare a Scuola è un diritto sancito dalla Costituzione italiana e aiuta a rendere migliori e iberi gli uomini e le donne del domani. Questo dovrebbe essere un diritto di tutti e, una società cosiddetta moderna ed evoluta, non può non garantirlo. Eppure……