Stravincono i si ma il quorum non c’è. Il referendum abrogativo non è valido. 330 milioni di euro spesi per la consultazione sono stati sprecati. Una giornata febbrile ieri che ha tenuto con il fiato sospeso le associazioni ambientaliste e i no triv che speravano in una vittoria, come anche tutti gli utenti dei social network che con orgoglio hanno scattato i selfie alle schede elettorali invitando a scrivere si,  ma alla fine l’unico che ha vinto è l’astensionismo.I vincitori sono anche tutti i lavoratori, padri di famiglia, che lavorano sulle piattaforme.

L’attività di estrazione di petrolio e gas entro le 12 miglia dalla costa potrà continuare fino all’esaurimento del giacimento, per le concessioni già attive. Infatti il quesito era: “quando scadranno le concessioni, vengano fermati i giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane anche se c’è ancora gas o petrolio?”. E non su nuove autorizzazioni a trivellare, già vietate dal 2006, come qualche cittadino poco informato aveva invece pensato.

In Sicilia la provincia con la maggiore affluenza è stata Trapani (33,3%), seguita da Agrigento (30,63%), Ragusa (29,51%), Catania (29,33%), Palermo (27,54%), Siracusa (27,43%), Messina (26,99%), Enna (25,65%); in coda Caltanissetta con il 22,5%. Un solo comune siciliano, Sciacca (Agrigento) ha superato il quorum, attestandosi al 53,95%. Netta prevalenza di sì: 92,54%; i no si fermano al 7,46% nell’isola.

Dopo il risultato del referendum il Codacons ha annunciato un esposto alla magistratura contabile. <<Un immane spreco di soldi pubblici pari a 300 milioni di euro, che si sarebbe potuto evitare se solo il Governo avesse seguito le regole della Costituzione, e che finirà ora al vaglio della Corte dei Conti, ha affermato il Codacons.

«Non siamo riusciti a raggiungere il quorum – ha dichiarato con l’amaro in bocca Greenpeace –  ma non tutti hanno giocato pulito in questa partita. L’invito all’astensione venuto dal governo rimane una brutta pagina nella storia della nostra democrazia», commenta Alessandro Giannì, direttore delle campagne di Greenpeace. Greenpeace, inoltre, ha deciso di dare immediato seguito all’impegno referendario. La norma che assegna ai petrolieri concessioni senza una precisa scadenza, infatti, viola lo spirito e la lettera della Direttiva della comunità europea, pertanto l’associazione intende inviare e un atto di denuncia alla Commissione Europea per segnalare questa e altre violazioni che denotano- secondo Greenpeace – sistematici aggiustamenti delle norme e dei principi del Diritto comunitario a favore degli interessi dei petrolieri.

Viviana Sammito