E’ ripartito la scorsa settimana il processo di secondo grado a Veronica Panarello, condannata in primo grado a 30 anni per l’omicidio del piccolo Loris.

Il delitto avvenne a Santa Croce Camerina, il 29 novembre 2014. Dopo l’omicidio, il corpicino di Loris fu gettato in un canalone, alla periferia della città.

“La sentenza copre dei vuoti logici, con argomentazioni né tecniche né scientifiche” ha detto il legale della donna. “Non può esistere un processo di omicidio di tale natura senza un movente. E non abbiamo neanche uno stato di incapacità psicologica o psichiatrica di Veronica Panarello, a cui non sono state riconosciute neanche le attenuanti generiche, a prescindere da quello che avrebbe fatto. E cercheremo di dimostrare che non l’ha fatto”. Queste appunto le parole dell’avvocato Francesco Villardita, che ha anche detto che chiederà una nuova perizia psichiatrica sulla Panarello.

Intanto la sezione famiglia della Corte d’appello di Catania ha accolto un reclamo contro la decisione, del gennaio scorso, che vietava qualsiasi contatto, anche semplici informazioni, a Veronica Panarello, sul suo secondogenito. Il collegio ha disposto che la donna abbia “diritto ad avere informazioni, immagini, video e foto” del piccolo.

Veronica Panarello ha così diritto ad avere informazioni e immagini sul suo secondogenito, il fratello minore di Loris.