I militari del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Ragusa hanno arrestato nuovamente Giovanni Cabibbo (nella foto), il trentaquattrenne di Santa Croce Camerina indagato per le raffiche di mitra che hanno attinto nello scorso inverno una ditta di legnami e un ristorante nel comune di Santa Croce.

Al di là della gravità delle due raffiche di Kalashnikov riscontrate nelle notti del 21 e 24 di febbraio 2012. Aveva soprattutto destato scalpore il fatto che il secondo attentato aveva colpito un esercizio pubblico sito a pochissimi metri dall’immobile noto per essere – nella località balneare di Punta Secca – la casa del Commissario Montalbano di Camilleri nella nota serie televisiva.

Le indagini dei carabinieri di Ragusa, inizialmente dirette nell’area degli usurai e del recupero crediti fai-da-te, s’erano presto spostate nel mondo del gioco e dei relativi debiti. Pare  infatti che il Cabibbo avesse sparato per far capire a un dipendente della ditta di legnami e a un parente del titolare del ristorante che meglio sarebbe stato se avessero reso quei debiti che avevano accumulato sul tavolo da gioco.

Qualche giorno dopo i fatti i militari avevano rinvenuto, di fronte a un fondo utilizzato dal Cabibbo in S. Croce, un caricatore, decine di proiettili e materiali di pulizia e accessori. Da li s’erano concentrate e approfondite le indagini sul 34enne santacrocese, finché, raccolti gravi elementi indiziari, non era stato arrestato e sottoposto agli arresti domiciliari.

Nei successivi due mesi d’indagini, i carabinieri del N.O.R. di Ragusa avevano messo insieme un grave quadro info-investigativo che aveva permesso di portare al primo arresto di Giovanni Cabibbo e alla sua sottoposizione agli arresti domiciliari.

Nel corso del bimestre di domiciliari, però, l’arrestato ha violato le prescrizioni imposte dal GIP nella misura cautelare precedentemente impostagli, sicché i carabinieri iblei, registrate tali violazioni, le hanno riferite al P.M. titolare dell’indagine che ha proposto al G.I.P. l’emissione di una più afflittiva ma più sicura modalità di custodia cautelare. Si sono quindi per lui aperte le porte di via Giuseppe Di Vittorio e questa mattina è stato accompagnato in carcere.

L’indagine continua, alla ricerca dell’arma che ha sparato, sicuramente un fucile d’assalto di origine sovietica, un Kalashnikov o qualche sue successiva riproduzione e/o imitazione, come confermato con certezza dai Carabinieri del R.I.S. di Messina ch’erano stati chiamati ad analizzare e confrontare bossoli e ogive trovati sui nelle tre occasioni a Santa Croce. Tale arma, infatti, è di estrema pericolosità e si dovrà profondere il massimo sforzo al fine di trovarla e di levarla dalla circolazione.