Non so perché, in prossimità dei giorni della merla, mi è venuta voglia di ricominciare a pensare a lunghe, piacevoli, nuotate tra le onde. Probabilmente perché non avevo mai smesso di pensarvi. Non so neanche perché il mio pensare è andato quasi immediatamente a collegarsi al ritrovamento di uno squalo volpe, qualche mese fa, sulla spiaggia di Cava d’Alga. Forse perché siamo in periodo pre-elettorale?

In effetti, è come quando si va a letto dopo aver visto Kill Bill, con la conseguenza naturale che poi di notte si sogna di affettare carne, per porla sulla brace. La stessa cosa io credo mi sia accaduta, dopo l’assorbimento diretto e indiretto di notizie riguardanti le tante miracolose pesche che si sono susseguite dall’estate ad oggi. Non essendo un esperto di etologia marina non pretendo di avanzare alcuna ipotesi sulla decisione personale dei “grossi pesci” in merito alla possibilità di venire a farsi una nuotata dalle nostre parti. Anche a voler uscire dall’ambito “caratteriale” e comportamentale dei pesci – scelta obbligata, ad un certo punto, al fine di consentire agli animali marini di farsi gli affari propri in tutta autonomia –  forse sarebbe più interessante prendere in considerazione la causa che li sta spingendo ad avvicinarsi alla costa, o addirittura ad emigrare da altri mari. Il fattore climatico, dice qualcuno, potrebbe in tal senso essere rilevante. Non me ne intendo e dunque tralascio di continuare sull’argomento. Sappiate solo che che me ne infischio delle rassicurazioni riguardo la presunta “docilità” dello squalo volpe, io in acqua mi spavento anche quando vedo una triglia un po’ più grande delle altre. Credetemi, non so come reagirei se, nuotando liberamente, tutto d’un tratto, mi trovassi dinanzi ad un esemplare di una qualunque specie protetta di squalo. Lo dico per il bene della fauna ittica mondiale e per l’incolumità dello squalo stesso. Potrei anche farlo morire di infarto, a causa delle mie urla agghiaccianti!

Ad ogni modo, mi sono ricordato che di spiaggiamenti importanti ne sono già avvenuti altri in passato. Uno di questi è accennato dal nostro bravo cronista sciclitano, l’arciprete, don Antonino Carioti:

 “1746…giugno di vennerdì all’ore 2 di notte arenò nello scaro del Pizzotto, littorale di Modica, un pesce meraviglioso… lungo 64 palmi, le ale 35, ogni dente oncie tre e quattro in due ordini. Il volgo ne fece oglio in quantità…”

Che poi, dico io, chi gliela fa fare a questi grossi pesci di avvicinarsi alle nostre coste? ” Solo solo” per il rischio di prendersi qualche malattia, con tutti i liquami che da anni galleggiano placidamente sui flutti nostrani. Cari pesci, informatevi, chiedete in giro…qui da anni il mare è un po’ sporchetto. Ecco, magari è anche per questo che in giorni così freddi mi viene da pensare al mare, perché essendo in vantaggio di tempo sull’estate, è possibile che a qualcuno venga in mente di risolvere il problema. Anche se poi, in fondo, ormai è così abituale l’arrivo della melma a mezzodì, che sarebbe un peccato perderne la tradizione. Per tutti gli dei dell’Olimpo, mi viene il dubbio che lo squalo volpe abbia potuto bere un po’ d’acqua di mare cavadalgese e per questo si sia sentito male, ritrovandosi in fine acciaccato sulla spiaggia…

Gaetano Celestre