Voyage è il primo progetto artistico dello Straight Jazz Quartet.

Tempo e spazio sono le coordinate culturali di ogni viaggio, il luogo in cui il tema dell’esperienza assume valore di crescita, di spostamento dei confini entro cui ciascuno si colloca.

Fin dal primo ascolto, Voyage ci proietta in un territorio attraversato dai venti caldi della storia del Jazz, ma in esso non manca la brezza originale di chi si è cimentato con una scrittura limpida e foriera di visioni. A dare corpo a questa avventura sono: Marco Caruso (sax), Giuseppe Trovato (piano), Alberto Amato (contrabbasso) e Marcello Arrabito (batteria), con l’intento di restituire ai sensi quelle parole che mettono in risonanza sia la testa che il cuore.

Lo sa molto bene chi ha potuto ascoltarli giorno 28 agosto in occasione della rassegna curata dall’associazione Catania Jazz, presso l’Anfiteatro Ciminiere e giorno 29 agosto presso il centro culturale Michele Abbate di Caltanissetta in occasione della rassegna “The Heart of Sicily”, organizzata dalle associazioni Musicarte e Catania Jazz. Anche ai più distratti non sarà sfuggito l’intreccio coltissimo di note concepite per dare forma a un’architettura sonora prismatica, tanto da catapultarci oltreoceano, senza tuttavia dimenticare l’impasto di suoni profondi raffrontabile solo alla luce abbacinante della Sicilia.




A introduzione dell’album troviamo Confirmation del grande Parker, già presenza infuocata da una bellezza che non sa rinunciare alla vertigine: la vera essenza del Jazz. E’ così che il sassofonista Marco Caruso ci rapisce, se ci riferiamo per esempio a Good life, composizione da egli stesso scritta: la sua voce percorre un fraseggio virtuoso e cristallino, seppure capace di affondi lirici che lo fanno essere uno dei talenti più interessanti dell’isola. Lo affiancano, con complicità e densità di contenuti, le note ipnotiche del contrabbassista Alberto Amato, pronto a stimolare e a portare lontano i riverberi di un’improvvisazione sempre fertile.

A far da contraltare ai primi tre brani del disco, incalzanti e venati talvolta di umori bebop, troviamo Adriana, composizione del pianista Giuseppe Trovato. In essa si fanno largo forme evocative e paesaggi sentimentali che aprono a un sentire poetico, tale da intenderla come una ballad. Significative risultano in questa invenzione l’eleganza melodica e le nuances dolcissime del tema, che invitano a socchiudere gli occhi e a liberarci da ogni tensione, per esplorare forse quel luogo intimo e simbolico che ciascuno si porta dentro.

Nell’articolato intreccio espressivo dei quattro musicisti, non passa in secondo piano la puntuale cucitura ritmica di Marcello Arrabito, così attento a sottolineare le forze e i momenti di dialogo del gruppo da sostanziarne l’unità armonica. Potente è anche la rilettura che i quattro musicisti fanno di Minor Blues, opera del chitarrista Kurt Rosenwinkel, che dà all’album una sterzata tutta moderna, in cui fermentano i sapori di un sound sempre aperto e dinamico. Ad ascoltare per intero Voyage ci si smarrisce come davanti all’apparizione di una cometa: una scia di emozioni, sfuggente e luminosa, ci toglie dal buio di un tempo ordinario; un ascolto stupito che mai esclude, ma dilata e allarga le suggestioni, tanto da farmi venire alla mente alcuni versi di Baudelaire tratti dalla poesia Le voyage, presenti nella brace mai spenta di quella raccolta di liriche che è Les fleurs du mal: Ma i veri viaggiatori partono per partire; cuori leggeri, s’allontanano come palloni, al loro destino mai cercano di sfuggire, e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!

Giovanni Blanco