vittoria, giovane, colpo pistola 1Quattro mesi di indagini serrate volte a fare piena su un tragico evento che ha scosso l’opinione pubblica. Si ricorderà che il 20 agosto scorso dinanzi il piazzale della chiesa di S. Domenico Savio, la Polizia intervenne su segnalazione di un cittadino che aveva notato il corpo di un uomo a terra. Si trattava di un giovane di 17 anni che si era sparato in bocca.

Le indagini condotte dalla Polizia di Ragusa, Squadra Mobile e Vittoria, Commissariato di P.S., coordinate dalla Procura della Repubblica di Ragusa hanno consentito di chiarire tutti i contorni relativi al rinvenimento, in via Bologna, nell’area prospiciente la chiesa di San Domenico Savio, del giovane riverso a terra con una evidente ferita alla bocca causata da un’arma da sparo di piccolo calibro rinvenuta nelle immediate vicinanze.

I segni identificati dell’arma, una pistola semiautomatica calibro 6.35 hanno consentito di pervenire all’individuazione del suo proprietario e regolare detentore e da qui all’identificazione del ragazzo diciassettenne ferito, essendo risultato un membro della famiglia che era riuscito ad impossessarsene.

L’esame del cellulare rinvenuto vicino al corpo del ragazzo ha permesso di ricostruire quanto accaduto nelle ore immediatamente precedenti al fatto di sangue.

Il ferito, uscito di casa a piedi intorno alle 11 del 20 Agosto scorso, si è recato a casa di un’altra persona conosciuta per discutere sulla restituzione di una somma di denaro della quale risultava debitore. Si sono messi a bordo dell’auto di questo trentacinquenne vittoriese e si sono avviati verso un bar. Durante il tragitto è nata una colluttazione tra i due. Dentro l’abitacolo, in maniera accidentale è partito un colpo dalla pistola 6.35 che il ragazzo teneva nella tasca posteriore dei pantaloni. L’ogiva non ha causato alcuna ferita e si è conficcata sul cruscotto dell’automobile. Poi la marcia è stata arrestata e la lite è continuata in strada sino a quando i due si sono separati, il giovane andando via  a piedi, l’altro riprendendo la guida del suo veicolo.

A piedi si è avviato verso il piazzale della Chiesa San Domenico Savio, vi è giunto, da solo, in termini temporali perfettamente compatibili con la distanza dal luogo della lite.

In quel sito è stato notato da un automobilista in transito che si è avvicinato ed ha chiamato il 113, rimanendo ad attendere l’arrivo della Polizia e dei soccorsi.

La Polizia Giudiziaria e il Magistrato, intervenuti sui luoghi del rinvenimento del ferito e presso gli Uffici del Commissariato di P.S., sono stati impegnati ad assumere informazioni dai familiari e dalle persone in grado di rendere testimonianza sugli avvenimenti che man mano si svelavano oltre ad effettuare sopralluoghi presso i siti nei quali si erano svolte le diverse fasi dell’ingarbugliata vicenda.

Di fondamentale importanza si sono rivelate le immagini registrate da alcuni impianti di videosorveglianza. Da esse è emerso inequivocabilmente che il ragazzo dopo la lite per strada avvenuta in zona via La Marmora, via Adua, si è incamminato verso la zona del successivo rinvenimento dove è giunto da solo e dove è stato ritrovato.

Il giovane viene ricoverato in gravi condizioni al “Cannizzaro” di Catania. Le indagini sono continuate, volte a chiarire i motivi dell’insano gesto del minore.

Si è così giunti subito a stabilire che il ragazzo era preoccupatissimo per l’esistenza di un debito che aveva nei confronti dell’uomo che ha incontrato e che era stato indagato. Un debito di 950,00 Euro, non 300, come asserito inizialmente dal creditore. E che la causa del debito non erano consumazioni non pagate al bar, ma il corrispettivo di un partita di 10 grammi di cocaina che il giovane aveva acquistato dal suo fornitore a fine luglio.

Gli accordi con quest’ultimo prevedevano circa 20 giorni di tempo per il pagamento. Quella volta il ragazzo non riuscì in alcun modo a saldare il debito entro i termini soliti. Entrò in crisi e dietro le pressanti sollecitazioni e minacce, non confidandosi con alcuno sul suo reale stato emotivo, perse il controllo della situazione e si determinò per l’insano gesto.

Le indagini condotte dalla Polizia sotto l’accurata direzione della Procura della Repubblica di Ragusa nella persona del sostituto Procuratore Monica Monego, hanno consentito di accertare l’esistenza di un’attività di spaccio condotta da F.U., 35enne originario della provincia di Palermo, residente a Vittoria. Con precedenti penali per reati inerenti gli stupefacenti ed il patrimonio.

Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Ragusa dr. Andrea Reale esaminata la richiesta di applicazione di misura cautelare custodiale avanzata dalla Procura della Repubblica sulla scorta delle indagini svolte dalla Squadra Mobile di Ragusa e dal Commissariato di Vittoria che “dà piena contezza della condotta criminosa ascritta all’indagato” in ordine al reato di cui agli artt. 81 cpv c.p., 73 e 80, comma 1 D.P.R. 309/90, per avere, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, detenuto, offerto, posto in vendita, procurato o comunque ceduto a terzi e fra costoro al minore Marco Di Martino, morto poi l’1 settembre scorso, sostanza stupefacente del tipo cocaina e marijuana, ha applicato a F.U. in relazione alle imputazioni contestategli la misura degli arresti domiciliari presso la sua abitazione.

Ier gli uomini della Polizia di Stato lo hanno raggiunto, trovandolo in un’abitazione diversa da quella abituale ed hanno dato esecuzione alla misura.

Il giovane Marco si ritrovò impelagato nella triste e pericolosa relazione con il mondo degli stupefacenti proprio a causa dei rapporti che incominciò a intrattenere presso il bar gestito da F.U.

Quest’ultimo offriva al gruppo di giovani frequentatori la possibilità di “provare” lo stupefacente “quando volete c’è, se volete provarla io ce l’ho”.

Marco Di Martino ed i giovani amici restarono irretiti nel mese di giugno, con l’acquisto di una prima partita di 5 grammi di cocaina, poi continuarono.