start scicliCi sono parole il cui uso è diventato corrente in modo particolare quando si trattano temi relativi agli sviluppi urbani. Le moderne politiche urbanistiche raccontano di buone pratiche di riuso, rigenerazione, riqualificazione, di “rammendo”. Parole spesso utilizzate per indicare attività che puntano ad un miglioramento in termini di servizi e vivibilità delle nostre città, basate sulla valorizzazione dell’esistente. Sono tematiche la cui applicazione spazia a 360 gradi su tutto il territorio antropizzato ed urbanizzato e che spesso conducono a creare forme di condivisione. Condivisione di attività, di spazi, di esperienze culturali ed anche di bellezza. Un ambito cui spesso si fa riferimento quando si parla di attività di riqualificazione e di rammendo è la periferia. Sul grande tema del recupero delle periferie ha centrato parte della sua ultima attività l’architetto Renzo Piano con il suo progetto G124 focalizzato sullo sviluppo delle tematiche del verde, delle energie rinnovabili, dei trasporti ed anche di nuovi mestieri e nuove attività. La nuova politica urbanistica non è quella che punta alla costruzione di nuove periferie ma crea nuove “CENTRALITÀ”! Ossia spazi urbani funzionali alla vita dei cittadini, in cui coesistono in maniera equilibrata tutte le attività: si dorme, si lavora, si fa sport, ci si diverte, si studia e ci si muove con facilità.

Pensiamo e guardiamo alla nostra Scicli. Negli ultimi anni la politica urbanistica è stata rivolta alla conservazione sterile dell’esistente e ad uno sviluppo della città ancora legata alla crescita delle attività residenziali. Abbiamo creato “periferie satelliti” alla nostra periferia, dove non esistono servizi, attività lavorative, spazi da vivere in comunità, sono semplici quartieri dormitorio. Riusciamo ad immaginare un quartiere Jungi differente? Vogliamo una nuova centralità per la nostra città? Riusciamo a staccarci dal concetto di periferia e pensiamo invece al nostro quartier Jungi come luogo centrale di attività, come luogo in cui convergono le energie cittadine, e perché no, come porta d’ingresso a Scicli dalla sua Marina?

Riteniamo che sia giunto il momento anche per Scicli di avviare la sua attività di rammendo! Riqualificare gli spazi urbani di quella parte di città, che periferia più non è, creando aggregazione. Un’occasione è offerta dal Piano Integrato del quartiere Jungi che finalmente, dopo anni, a breve troverà attuazione. Tale progetto offre alla città la possibilità di riorganizzare lo spazio urbano occupato dal campo sportivo “Ciccio Scapellato”. Attualmente il progetto prevede, come forma di compensazione, la sistemazione dell’area limitrofa al campo sportivo con la creazione di due aree parcheggi, una per le autovetture ed una per gli autobus, con l’abbattimento dell’attuale recinzione ed il restringimento dell’area circostante il campo di calcio, oltre alla sistemazione del piazzale antistante l’ingresso, il piazzale Olimpiadi.

Noi pensiamo che la giusta sfida urbanistica sarebbe quella di trasformare e valorizzare tale spazi in periferie urbane dove vivere meglio e non attuare una semplice razionalizzazione dello spazio esistente.

Questa considerazione ci porta a valutare altre possibilità per questa area. Creare quel rammendo di cui si parlava prima. Un rammendo urbano e sociale costituito da un grande polmone verde, senza limitazioni d’uso o barriere murarie. Creare il nuovo spazio della città! Una agorà contemporanea dove potersi ritrovare, per passeggiare, chiacchierare, socializzare, per fare sport, per portare i propri figli a giocare, dove all’interno siano previste aree per la sgambatura dei propri cani. Un’area intorno alla quale avrebbero convenienza ad allocarsi nuove attività commerciali.

È il momento di pensare alla futura immagine della nostra città! Questo potrebbe essere il primo tassello di un progetto di pianificazione che da troppo tempo si rimanda e che dovrà essere posto al centro del dibattito cittadino, perché la crescita della città, il futuro del territorio deve essere finalmente pensato e condiviso.

Le periferie, possono e devono essere recuperate. Non servono grandi ruspe per bonificare aree di territori.

Sono sufficienti piccoli interventi, che abbiano però uno scopo diverso da quello che fino ad oggi è stata la forza motrice dei piani di governo del territorio di moltissime amministrazioni: UNITÀ. Le parole d’ordine per ricostruire il nostro territorio devono essere parole di trasformazione, vivibilità e ambiente.

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