Il segretario confederale dell’Ugl, con delega alle politiche per il Mezzogiorno, Giovanni Condorelli, ha pubblicato un editoriale nel sito dell’Unione generale del lavoro di Sicilia sul caporalato. Lui ha, come un anello di congiunzione, legato  il rapporto tra la quotidiana ondata di sbarchi con un aumento costante del lavoro nero: “una dimensione illegale alimentata dalla continua richiesta di lavoro nelle filiere dell’agricoltura, settore edile  e dei servizi, in cui è facile prestare una manodopera a basso costo, senza nessun potere di negoziazione sindacale”, ha detto Condorelli.

Molti di loro, denuncia l’Ugl, sanno che devono andare a lavorare ma non sanno se tornano a casa.

“Molti sono morti – approfondisce Condorelli – perché dietro al reclutamento di questa forza lavoro, si nasconde il caporalato, un fenomeno criminale che dilaga in particolar modo al sud, gestito da forze criminali senza scrupolo e che abusano della necessità di manovalanza e la costrizione a un lavoro nero che uccide”.  “Crediamo – prosegue Condorelli – che sia giunta l’ora di non dover contare altri morti nessun essere umano, indipendentemente dal colore o dalla nazionalità.

“Per rendere libero il lavoro occorre che la connivenza tra datori di lavoro e mediatori/caporali sia severamente punita con leggi e che la qualità ispettiva di cui si parla nell’ultima indagine conoscitiva della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati vertente il caporalato, non serva solo a quantificare le migliaia di sventurati intrappolati nella rete della sopravvivenza. Bisogna  indagare e punire i reati di caporalato, nessuna connivenza o collusione può essere tollerata”.

Ultimamente a Vittoria, terra fertile per extracomunitari che trovano lavoro nelle serre, le forze dell’ordine hanno intensificato i controlli nelle aziende per scongiurare il ripetersi di sfruttamento e violenza da parte dei padroni.

Viviana Sammito