Sabato scorso, un 40enne ragusano, F.F. con una telefonata al 113 ha chiesto l’intervento della Polizia per essere stato minacciato di morte se non avesse corrisposto immediatamente una somma di denaro pari a duemila euro.

Tempestivo l’intervento delle Volanti cui la vittima denunciava di aver subito minacce estorsive da un uomo da lui conosciuto, successivamente identificato per il ventiduenne ragusano Alessandro Scatà (foto sotto), pregiudicato, e che – alla costante presenza dei poliziotti, intervenuti – continuava a telefonare e ad inviare sms coi quali intimava di incontrarsi per la consegna del denaro richiesto e che in caso contrario si sarebbe portato, dapprima, a casa di una zia della vittima e, successivamente, presso l’abitazione del nucleo familiare della medesima, costituito dai genitori anziani e dalla figlia adolescente.  Alla presenza della Polizia, F.F. incontrava lo Scatà presso una via di Ragusa, nel centro cittadino, ove d’intesa con lo stesso avrebbe corrisposto parte della somma oggetto di estorsione, che nel frattempo diceva di aver faticosamente racimolato.

Infatti, di li a pochissimo, al sito convenuto ed alla costante presenza delle pattuglie della Sezione Volanti dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico, subito dopo l’arrivo del giovane ragusano, su insistenza di questi, F.F. prelevava dal proprio portafogli una banconota che consegnava nelle mani dello Scatà: in quel frangente intervenivano i poliziotti traendo in arresto il giovane pregiudicato nella flagranza del reato di estorsione.

Il pregiudicato si trova ora ristretto – su disposizioni del PM di turno, Monego – presso la locale Casa Circondariale, in attesa di convalida della misura ed applicazione di altra misura restrittiva in carcere.

Alla base delle richieste estorsive nei confronti dell’attuale vittima, sembrerebbe esserci una sorta di “contropartita” per la modesta entità del provento di un furto consumato ai danni di una donna (zia della vittima), delle cui ricchezze F.F. sembrerebbe essersi inopinatamente vantato mentre era in preda ai fumi all’alcol, in occasione di una serata trascorsa in un locale pubblico all’interno del quale era presente anche lo Sccatà il quale per l’appunto “prendeva nota”.

Le minacce di morte, e di altri danni ingiusti, paventati alla vittima avevano ingenerato in quest’ultima – proprio nel pomeriggio di sabato – motivo di temere, nell’imminenza, per la propria incolumità e per quella dei propri familiari: il timore della esecuzione della minaccia era tanto più fondato quanto più lo Scatà conosceva indirizzi dettagliati delle abitazioni (della zia e della vittima), nonché la situazione economica in cui versava la medesima: come riferito dallo stesso F.F., infatti, non solo non possedeva denaro (col quale poter far fronte alla richieste). Cosa che determinava la minaccia di altri mali, ma tra l’altro il malcapitato non avrebbe potuto comunque raggiungere in tempo i propri familiari per soccorrerli o per avvertirli (per di più in siti diversi), anche alla luce del fatto che non aveva un’auto di proprietà.  Sono tuttora in corso indagini circa il fatto-reato dal quale sembrerebbero avere origine le richieste estorsive.

SCATA Alessandro (Ragusa 23-03-92)