Ancora sbarchi di clandestini a Pozzallo. Nelle prime ore di oggi pomeriggio circa 350, fra eritrei e sub-sahariani sono approdati nel porto, scortati dagli uomini della Marina Militare. Sul posto anche i volontari della Protezione Civile.

 WRIGHT Oris ridotta

Intanto la Squadra Mobile, unitamente alla Compagnia dei Carabinieri di Modica ed alla Tenenza della Guardia di Finanza di Pozzallo, ha eseguito il fermo di Oris Wright nigeriano di 24 anni, ritenuto uno scafista e per questo si sarebbe associato con altri soggetti presenti in Libia al fine trarne ingiusto ed ingente profitto compiendo atti diretti a procurare l’ingresso clandestino nel territorio dello Stato di cittadini extracomunitari di varie nazionalità.L’arrestato avrebbe condotto dalle coste libiche a quelle italiane una fatiscente imbarcazione carica di migranti di diverse nazionalità e tra loro numerosissimi minori anche neonati.

Nell’ambito dell’attività denominata Mare Nostrum, finalizzata a rinforzare le attività in mare nel contesto del quadro nazionale di controllo dei flussi migratori, alle 16.45 del 7 aprile scorso, a seguito di disposizioni ministeriali, la Nave Sirio della Marina Militare italiana si era diretta per l’investigazione di un contatto di un natante con a bordo un cospicuo numero di migranti presumibilmente proveniente dalle coste libiche inizialmente localizzato da aeromobile dell’Aeronautica Militare. Alle 17.25 la nave Sirio avvistava l’imbarcazione di colore blu e bianca, priva di bandiera o di altra sigla identificativa con a bordo circa 200 persone. Nelle ore successive venivano effettuate tutte le altre procedure fino a quando si procedeva al recupero di tutti i migranti dell’imbarcazione clandestina, il cui numero complessivo era di 196 compresi 9 donne e 6 bambini, che si concludeva alle ore 20.20. A conclusione di tale fatto la nave Sirio si dirigeva nel porto di Pozzallo ove giungeva il giorno 8.04.2014, mentre l’imbarcazione clandestina veniva lasciata alla deriva poiché stava per affondare.
Giunti presso il porto di Pozzallo gli investigatori riuscivano, al momento dello sbarco, ad individuare lo scafista ed i migranti disposti a “rompere il silenzio” per riferire delle condizioni disumane imposte dai trafficanti per raggiungere le nostre coste.

I migranti narravano di essere partiti qualche giorno prima ma non riuscivano a ricordare quando poiché provati dalla traversata. I racconti sono terribili anche se per gli investigatori non nuovi e già ascoltati decine di volte.
Le operazioni di sbarco venivano coordinate dal Funzionario della Polizia di Stato della Questura di Ragusa responsabile dell’Ordine Pubblico, operazioni alle quali partecipavano decine di Agenti delle Forze dell’Ordine, la Protezione Civile, la Croce Rossa Italiana ed i medici dell’Asp per le prime cure.

Successivamente gli extracomunitari venivano ospitati presso i locali del C.P.S.A. sito all’interno della succitata area portuale al fine di sottoporli alle difficoltose e delicate fasi di identificazione da parte di personale del Gabinetto Provinciale di Polizia Scientifica e dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Ragusa.

Dopo aver soccorso ed assistito i migranti, la Polizia di Stato iniziava le procedure di identificazione e di intervista dalle quali emergeva la loro paura per la presenza dello scafista ancora tra loro.

Con un’attenta opera di convincimento alcuni migranti vincevano la paura di essere oggetto di ripercussioni da parte dell’organizzazione criminale e riferivano alla Polizia Giudiziaria del gruppo interforze che si occupa delle indagini (Polizia di Stato, Guardia di Finanza e Carabinieri), le modalità del loro viaggio della speranza e dei rischi occorsi durante la traversata.
Tutti i soggetti ascoltati come testimoni riferivano di aver deciso di fuggire dai loro paesi d’origine in quanto le condizioni di vita erano terribili, tra guerre civili e dittatura, per fame e povertà.

Una volta deciso di scappare, la strada “obbligatoria” era quella di andare in Libia dove le organizzazioni criminali locali si occupano di reclutare i poveri disperati ed in cambio di circa 3.000 euro li mettono su imbarcazioni precarie per far raggiungere le acque internazionali dove poi chiedono soccorso in modo preordinato e strumentale al fine di essere trasportati in Italia dalle imbarcazioni militari dell’operazione Mare Nostrum.

La loro presenza in Libia dura anche più di un anno, il tempo di effettuare dei lavori per procurare il denaro per il viaggio della speranza ed una volta trovato il contatto con uno degli organizzatori, pagato il prezzo della traversata tutti i migranti vengono nascosti all’interno di capannoni vicino al mare privi di ogni elemento di vivibilità. Nei capannoni manca tutto, bagni, cibo scarso ed in pessime condizioni, questo in attesa del viaggio, in attesa del loro futuro con enormi rischi per la loro vita.

L’esperienza e la professionalità degli investigatori della Polizia di Stato, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza ha permesso dopo lunghe ore d’indagine di addivenire all’esatta identità dello scafista, responsabile di aver percepito ingenti somme di denaro al fine di procurare l’ingresso clandestino in Italia dei migranti messi in serio pericolo di vita considerate le condizioni dell’imbarcazione utilizzata per la traversata. I testimoni dopo aver fornito un’attenta descrizione dei responsabili dell’organizzazione criminale, indicavano senza alcun dubbio colui che aveva condotto l’imbarcazione. E’ chiaro che questi elementi fanno parte di una complessa associazione a delinquere gravitante in Libia ed in altri paese africani che da anni organizzano questi viaggi.

Le indagini durate oltre 48 ore continuative, condotte dal Gruppo Interforze che per ogni sbarco procede alle indagini senza sosta, hanno permesso anche questa volta di sottoporre a fermo di indiziato di delitto l’autore di un reato così grave, per il quale centinaia sono i migranti morti durante le traversate per raggiungere le coste italiane.

Al termine dell’Attività di Polizia Giudiziaria, l’arrestato è stato condotto presso il carcere di Ragusa a disposizione dell’Autorità Giudiziaria Iblea.