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Lo “sbarco dei pregiudicati” è stato definito quello del 30 maggio scorso sulle coste di Pozzallo: tra i 287 migranti, numerosi maghrebini sono con precedenti penali. Due gli spacciatori marocchini arrestati dopo il riscontro della Polizia Scientifica sulle impronte digitali. Uno di loro deve scontare quasi 7 anni di carcere per armi e droga ed era fuggito in Marocco. In manette Melouei Younes di 28 anni,  destinatario dell’ordine di carcerazione per la cattura emesso dalla Procura della Repubblica del Tribunale di La Spezia in quanto ha commesso in Italia (Lombardia, Liguria e regioni limitrofe) i reati di traffico di sostanze stupefacenti e possesso di armi. Il marocchino dovrà scontare la pena di anni 6 e 4 mesi in quanto la sentenza è già passata in giudicato. Il marocchino che provava a confondersi agli altri migranti nel momento in cui gli sono state messe le manette ha dichiarato: “ero fuggito in Marocco per questo ma non credevo che al rientro mi potevate trovare in mezzo a tutti gli altri”.

RASHEDIN Majed, 23 anni,  è destinatario dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Lucca in quanto facente parte di associazione criminale finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti nel territorio di Viareggio.

Il presunto scafista arrestato è un tunisino di 25 anni Jebali Fitouri accusato,  con gli altri associati presenti in Libia, di aver condotto dalle coste libiche a quelle italiane un peschereccio carico di migranti provenienti prevalentemente dalla Siria molti dei quali minori. “Mio padre ha 9 figli, ha raccontato Fitouri, di cui uno disabile mi ha chiesto di andare in Italia per trovare lavoro e portare denaro a casa. Non avevo disponibilità economica per pagare il viaggio ai libici quindi mi sono offerto di condurre l’imbarcazione per 1.000 dollari giunto il Libia ho preso contatti con gli organizzatori ed accettavo la proposta e stabilivo con lo stesso che non avrei pagato nessuna somma per l’attraversata e che, a conclusione del viaggio, avrei avuto il mio guadagno.

I migranti hanno raccontato di violenze durante la permanenza nei centri di reclutamento in Libia per poter partire per il viaggio in Italia alcune delle quali terribili. “Il poco tempo trascorso all’interno del magazzino, solo quattro ore, ha raccontato un migrante siriano, è stato sufficiente per farmi comprendere i metodi violenti che i libici utilizzavano nei confronti di tutti i presenti in quella struttura, soprattutto quelli di origine nordafricana. Per essere più precisi dichiaro che i libici picchiavano gli africani utilizzando lunghi bastoni anche quando i predetti avanzavano richieste consone alle loro necessità, quale può essere quella di bere o di mangiare. La partenza avveniva circa alle ore 21:00 di quella sera per mezzo di più furgoni, tutti dotati di celle frigorifere, dove venivamo fatti salire. Anche in tale occasione i libici esternavano la loro violenza e picchiavano tutti, anche noi siriani, per il semplice motivo di accelerare le operazioni. Ogni migrante ha pagato in media circa 1.300 dollari (i siriani hanno pagato molto di più rispetto agli altri) per un totale di quasi 400.000 di dollari che sono andati quasi tutti agli organizzatori ed una piccola parte allo scafista.

Gli arrestati sono stati condotti nel carcere di Ragusa.

Continuano le indagini con i gruppi di investigatori presenti in territorio estero sugli altri componenti dell’associazione a delinquere di cui il fermato fa parte.

250 migranti appena sbarcati direttamente a Palermo ed altri 100 a Messina in quanto i centri in Provincia di Ragusa erano saturi causa gli sbarchi del giorno prima. Sino ad oggi, solo nel 2014 sono stati arrestati 52 scafisti dalla Polizia Giudiziaria a Pozzallo.

Viviana Sammito