L’udienza preliminare in programma oggi nel Tribunale di Agrigento è stata subito rinviata su istanza dei difensori degli imputati per la mancata notifica della sua fissazione, ma ora c’è un punto fermo nel procedimento penale per l’ennesima, assurda tragedia sul lavoro, quella costata la vita, un anno e mezzo fa, ad Agrigento, a Michele Lumia, 56 anni, di Palma di Montechiaro: l’operaio ha lasciato la moglie e due figlie, che per essere assistite e ottenere giustizia, attraverso il consulente personale Salvatore Agosta, si sono affidate a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, in collaborazione con l’avvocato Gianluca Di Raimondo, del Foro di Ragusa.

A rispondere della morte dell’operaio, infatti, dovranno essere chi l’ha (anche materialmente, per quanto colposamente) provocata, l’ex sindaco della “Città del Gattopardo” R. B., 57 anni, che ha guidato il Comune dal 2010 al febbraio 2013 (salvo poi doversi dimettere “travolto” dalla maxi inchiesta giudiziaria della Procura di Agrigento per appalti truccati e mazzette per il rilascio di concessioni edilizie), unitamente alla moglie F. V., 50 anni, di co-amministratrice con il marito dell’azienda agricola per conto della quale Lumia stava lavorando: a conclusione delle indagini preliminari la dott.ssa Paola Vetro, Pubblico Ministero agrigentino titolare del fascicolo per i reati di omicidio colposo in concorso con l’aggravante di essere stato commesso in violazione delle norme per la prevenzione degli incidenti sul lavoro, ha chiesto il processo per la coppia, che dovrà tornare in aula il 20 gennaio 2021.




I fatti consumatisi il mattino del 15 maggio 2019 sono tristemente noti: l’incidente destò vasta eco e per i funerali a Palma venne disposto il lutto cittadino. Lumia e un collega stavano operando in un terreno di proprietà dell’azienda dei due coniugi ora sotto processo, in contrada val di Lupo ad Agrigento: era stato loro richiesto di mettere in sicurezza dei vecchi scavi in prossimità di un manufatto di recente ristrutturazione. I due operai avevano realizzato quattro “gabbioni”, dei muri di contenimento realizzati con ammassi di pietre trattenute da reti metalliche, e attorno alle 9.30 avevano iniziato la seconda “consegna” della giornata, far passare un tubo sotto uno dei muri per far defluire l’acqua. E mentre i due lavoratori erano impegnati a terra, R. B. era alla guida di un escavatore con il quale di tanto in tanto asportava il terreno rimosso e i detriti.

A un certo punto, però, l’ex sindaco di Palma, che si trovava da un lato del muro con il collega di Lumia, ha affondato il cucchiaio della benna dall’altra parte, non rendendosi conto che da quel lato nello scavo c’era l’operaio. Quando, ritraendolo, si è accorto che il cucchiaio grondava di sangue, ormai era troppo tardi: il 56enne era stato colpito in pieno busto e stritolato dai suoi denti. Inutili i soccorsi disperati: il lavoratore respirava ancora ma sarebbe morto di lì a poco, prima dell’arrivo al pronto soccorso dell’ospedale di Licata. Decesso dovuto ad “arresto delle funzioni vitali per gravissima insufficienza respiratoria acuta

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