RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO un documento a firma di Ivana Castello, consigliere comunale di Modica.

ivana castello

 

Sembra che a Modica la politica sia destinata a ripetersi fedelmente come se si fosse condannati alle stesse farse: cambiano le facce ma essa ripete, quasi per fissazione ossessiva, con ostinazione e cocciutaggine, le scelte elettoralistiche del passato. In passato si cominciava a candidarsi al consiglio comunale col segreto disegno di divenire assessore, sindaco e deputato, dimenticando, anzi ignorando, che un cittadino viene eletto per governare e che governare non significa fare populismo o scelte irresponsabili che taluni gruppi richiedono e spesso ottengono. Governare seriamente, il più delle volte, crea inimicizie, malcontento e risultati elettorali che disattendono i sogni intimamente coltivati. La lezione che oggi si deriva dalla crisi economica dovrebbe essere questa: che governare, se lo si vuole fare, significa compiere il bene della comunità indipendentemente dal fatto che questa (la comunità), in parte o tutta, condivida quelle scelte. Occorre tornare all’originale concetto dei padri costituenti, quando affermarono, all’articolo 67 della Costituzione, che ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato; ma, si badi, tenendo altresì presente che la libertà di mandato non equivale a vincolare (psicologicamente) le scelte di governo alla propria personale rielezione. Questo è il senso che si può e si deve desumere dall’allegata interrogazione che ho presentato in data odierna al Sindaco sull’avvio di un processo di formazione di nuovi debiti che, certamente, finiranno per gravare sui cittadini e sull’economia di Modica. Chiunque arrivi a fare il sindaco di una città, in linea di massima e salvo rarissime eccezioni, non si inibisce innanzi alle responsabilità che lo attendono ma, piuttosto, si carica sino all’ebbrezza perché pensa agli importanti sogni che riteneva irrealizzabili e che, da lì a poco, potrebbero realizzarsi. E i suoi sogni non sono quelli di governare per il bene dei cittadini, ma quelli di agire per essere chiamato ad una carica superiore a quella di sindaco. Egli sente che sta per divenire deputato in quanto le disponibilità finanziarie comunali gli permetteranno di favorire amici ed amici degli amici, ossia di fare consenso attorno alla propria persona. Il nodo dell’odierna crisi, secondo me, è proprio qui, nella confusione che si fa tra governo del popolo e campagna elettorale (sempre, come gli atti di governo, da compiere coi soldi del popolo). Si potrebbe pensare che il discorso sia troppo alto rispetto alla semplicissima esperienza oggetto dell’odierna interrogazione, ma se ci si riflette un tantino, si capisce che tutti i miei interventi in Consiglio comunale, verbali o scritti, sono mirati a far emergere che l’odierno malessere, di Modica perché svolgo il ruolo di consigliere comunale a Modica, ma non solo di essa: delle Province, delle Regioni, delle istituzioni nazionali in genere, deriva da questa confusione che significa, voglio dirlo sottolineandone il contenuto di rimprovero morale, strumentalizzazione delle leve di governo per fini assolutamente personali.

Cosa faccio e dico con l’odierna interrogazione?

Osservo che nel bilancio di previsione approvato dal Consiglio comunale il 18 luglio è stata prevista una spesa di tre milioni di euro per pagare i consumi di energia elettrica relativi a due comparti: un milione per la pubblica illuminazione (capitolo 7420) e due milioni per i consumi legati al servizio idrico (capitolo 5511/001). Questi ultimi riguardano il sollevamento delle acque e la loro successiva distribuzione ai cittadini. Complessivamente al 16 di aprile l’Enel ha mandato un conto complessivo di 860.000 euro che, considerando i consumi dei mesi di maggio, giugno, luglio e agosto, ammonterebbe a 1.400.000 euro. Questa somma è stata accantonata o, per maggiore esattezza, è stata pagata in parte. Su un debito di 1.400.000 euro sono stati impegnati 20.462,39 euro e, di questi, sono stati pagati solo 11.752,39 euro. Chiunque, osservando la lievitazione del dare comunale, temerebbe, ed io lo temo, che si torni al vecchio cliché comportamentale, secondo cui si cercano e si trovano i soldi per le feste, che sono soldi ben spesi in termini elettoralistici, e non si cercano, né si trovano, i soldi per pagare i servizi dei cittadini, che sono cose serie ma di cui la gente poco s’avvede. Da ciò l’interrogazione che alle orecchie del sindaco suonerà così:

« Desidero sapere se ha intenzione di pagare il debito Enel, a quanto ammonta esattamente e quando ha intenzione di pagarlo. Un buon amministratore, così più volte si è autoqualificato, non deve essere bravo ad amministrare le feste ma deve, da buon padre di famiglia, occuparsi prima dei servizi essenziali, evitare di creare ulteriori debiti e ridurre la pressione fiscale sui cittadini (vedi TASI), che sono stanchi di pagare debiti costituiti in modo parassitario da chiunque si succede nello scranno di sindaco, come se fosse il padrone della città e dei cittadini.»

Questo ho scritto, come può intuirsi, si attaglia esattamente alle osservazioni compiute in merito al comportamento dell’Amministrazione e ai timori che ho appena finito di manifestare. Ed aggiungo:

«La gente che lavora riesce a stento a mantenere, per i bisogni essenziali, la famiglia e non può essere vessata per spese partigiane o per iniziative mirate a portare avanti questo o quel candidato alle prossime elezioni. Abbiamo bisogno di un governo serio che mensilmente dia conto delle spese che compie e delle ragioni (che debbono essere serie) per cui le compie.»

Come si vede, nulla di più e nulla di meno di quello che ho premesso. Oggi ho voluto diffondermi nelle spiegazioni dei principi che mi muovono perché ho intuito che può essere più produttivo presentare l’interrogazione dopo averla contestualizzata con la maggior chiarezza possibile.

Ivana Castello   Consigliere comunale