Oggi è morto Pino Lonatica, uomo di grande spessore politico e culturale, capace di interpretare l’identità più nobile e alta di Scicli e della sua storia.

Credo che lui, laicamente, avrebbe detto che ha cessato di battere il suo cuore e che torna ad essere terra nella terra.

L’ho conosciuto da ragazzo; la prima impressione mi fu data dalla sua fisicità e dalla sua capacità affabulatrice, resa più attrattiva dalla cadenza e dai suoni del suo linguaggio. Pino veniva da una famiglia umile, il padre morto, una mamma gran donna. In qualche misura mi si presentò come un esempio da seguire: stesso ceto sociale di provenienza, stessi lutti in famiglia, stessi studi di filosofia, stesse idee culturali e politiche, stessa mitezza e bontà di carattere, al di la dell’aspetto un po’ burbero di entrambi.

Nel 1994 mi diede la possibilità di provare a mettere alla prova un impegno politico pian piano maturato. Mi disse, con la sua solita ironia: <<Enzo tu sei un filosofo come me e sai che facciamo? Fai l’assessore all’Urbanistica… altro che tecnici o avvocati… rompiamo gli schemi e facciamo gestire il territorio a chi vive di idee e ideali!!!>>. Fu quella una stagione di grande entusiasmo e di voglia di cambiamento, oltre che di grandi mangiate…, con grandi compagni di strada come Piero Guccione, Franca Carrabba, Tina Causarano, Angelo Drago, Ignazio Fiorilla e altri ancora. Una stagione che si interruppe bruscamente, per motivi personali ma non solo. Diciamo solo che non sempre il cambiamento e il rinnovamento sono ben accolti da tutti, soprattutto nei luoghi del potere.




Di quegli anni, oltre al rapporto politico intenso, tra un giovane studioso di Gramsci e Bobbio, ritornato quasi per caso a Scicli, e il preside sindaco Pino Lonatica, conservo tanti ricordi, anche molto importanti. Ma oggi ne cito solo due, credo in perfetta sintonia con il carattere di Pino: il primo, i giri con il mio vespone bianco, io alla guida e Pino teso dietro, che suscitarono l’ironia di diversi, tanto da spingere il maestro Gugliemo Zisa a farne un ritratto satirico carino e delicato; il secondo, a seguito delle lamentele di qualche cittadino, il mio comunicato stampa sull’utilizzo di caprette tibetane per scerbare i marciapiedi del centro, con rilancio sull’ANSA, arrabbiatura di Tina Causarano e reprimenda di Pino che però, sotto i suoi baffoni sorrideva sornione per la “cugghiunata”.

Poi la malattia, la sofferenza, il distacco, il silenzio. E il rispetto, da parte di chi gli voleva bene, per la scelta di Pino di chiudersi al mondo.

Stamane, quando Lucio e Caterina mi hanno chiamato, ho rivisto in un istante tutto questo e tant’altro, anche di molto personale. Sarà un caso o sarà un destino, a seconda dei punti di vista da cui si parte. Ma, come Pino, ho fatto poi il preside, ho continuato a studiare, ho infine fatto il sindaco. E come sindaco mi sforzo di riproporre l’idea di cambiamento e rinnovamento che ho appreso da giovane con Pino, dando fiducia, come lui ha fatto con me, alle nuove generazioni, aiutandole a crescere ma anche affidando loro responsabilità nel governo della comunità. Spero che questa volta la comunità sia più matura rispetto al 1995 e che finisca in maniera diversa e felice, come Pino mi mandava a dire spesso, fino a pochi giorni fa, attraverso la sua amata nuora Caterina.

Oggi è una giornata di dolore. Pino ci mancherà, come Tonino Speranza, come Franzo Trovato, come Carmelo Mormina, come Giovanni Trovato, come altri che hanno rappresentato nel profondo quel senso di appartenenza ad una comunità di “compagni” veri, disponibili alla condivisione della vita con gli altri. E di cui purtroppo oggi sentiamo sempre più l’assenza.”

26 agosto 2019

Enzo Giannone (sindaco di Scicli)