Un anno di reclusione e quindicimila euro di multa per avere riprodotto abusivamente piante di pomodoro coperte da brevetto. Il Tribunale di Ragusa ha condannato S. D., titolare di un’azienda agricola di Vittoria, nel Ragusano, dove sono state rinvenute quattro serre coltivate con una varietà vegetale protetta, senza le necessarie autorizzazioni previste. Si tratta della prima sentenza di questo tipo in Italia.

Il processo è nato da una denuncia presentata dall’AIB (Anti-Infringement Bureau for Intellectual Porperty Rights in Plant Material), un’associazione internazionale di diritto belga che ha come obiettivo la lotta alla contraffazione nel settore delle sementi. Nel corso delle indagini sono state effettuate analisi del dna sulle coltivazioni dell’azienda, che hanno confermato la presenza nelle serre della varietà protetta da brevetto. La guardia di finanza di Ragusa ha accertato che l’azienda non era in possesso di fatture d’acquisto di piantine di varietà protetta o di altri documenti che provassero la legittima provenienza dei semi utilizzati.

Il tribunale di Ragusa ha condannato il titolare della società agricola, il 20 novembre scorso, secondo l’articolo 517 ter del codice penale che punisce la “fabbricazione e commercio di beni realizzati usurpando titoli di proprietà industriale”. Oltre a un anno di reclusione e 15 mila euro di multa, l’imputato dovrà risarcire danni per l’importo complessivo di 70mila euro ad AIB e alla società titolare del brevetto, che si sono costituite parte civile al processo, assistite rispettivamente dai legali Nicola Novaro e Rossella Pola.

La sentenza crea un precedente di rilievo nel settore delle sementi, perché dà rilevanza penale alle diffuse tecniche di riproduzione con talea o “stub” delle piante coperte da brevetto, che ledono i diritti tutelati dei titolari secondo cui a ogni seme acquistato deve corrispondere una sola pianta.




“Siamo molto soddisfatti della sentenza – spiega Casper van Kempen, amministratore delegato di AIB – Le aziende produttrici di ortaggi investono in media tra il 20 e il 25 per cento delle vendite nette ogni anno in ricerca e sviluppo per produrre varietà migliorate. È importante per la sostenibilità del settore ortofrutticolo che tali aziende ricevano compensi per il loro lavoro in modo che possano continuare i loro sforzi innovativi a vantaggio di coltivatori, rivenditori e consumatori. Questo verdetto, inoltre, è importante perché pone tutti i coltivatori nelle medesime condizioni, prevenendo una concorrenza sleale tra di loro”.