Se potessimo dare un titolo alle ultime elezioni politiche potrebbe essere: La non vittoria del Centrosinistra!

Un titolo che in estrema sintesi si può considerare già un’analisi politica. Molte erano le aspettative che il Pd riponeva nel voto di fine febbraio, si vedeva questo momento come un nuovo inizio, dove il modello di centrosinistra voluto da Pier Luigi Bersani, sintesi tra l’esperienza degli “anziani” del partito e i giovani che sono stati eletti in larga percentuale, doveva essere il motore della nuova Italia, un Italia ormai lontana dai disvalori berlusconiani e proiettata verso un futuro in sintonia con le nuove e gravose sfide della modernità. Ciò non è stato, sia perché il Cavaliere ha miracolosamente rimontato un risultato pronosticato assai negativo, sia perché il Centro di Monti e Casini non ha saputo cogliere i disagi che attraversa la società italiana ed ha seguito un modello politico piegato alle logiche di elìte numericamente inconsistenti seppur economicamente potenti. Ad esempio a Scicli l’Udc è praticamente scomparso nonostante esprima il vicesegretario regionale del partito.

Ciò che ha fatto la differenza è stata la proposta politica (o antipolitica?) di Grillo, il quale ha colto esattamente alcuni punti fondamentali del sentire comune e delle grandi difficoltà economiche e sociali che sta vivendo l’Italia. Non dimentichiamo che il Pd era reduce da una pesante perdita di voti alle elezioni regionali siciliane, nonostante la vittoria di Crocetta, infatti la campagna elettorale di Grillo, in Sicilia, aveva già dipanato i suoi effetti rispetto agli errori della classe dirigente del partito che non ha saputo cogliere le istanze di rinnovamento volute dai cittadini. Non si sono  affrontati abbastanza temi come quelli della incandidabilità di chi ha già svolto più mandati parlamentari, dei costi e dei rimborsi elettorali, la riduzione del numero dei parlamentari.

I dirigenti del partito hanno pensato che la mancata candidatura di D’Alema e Veltroni fossero sufficienti a dare una risposta alle richieste che provenivano dai cittadini, in realtà  personaggi come Bindi, Capodicasa, Finocchiaro etc. hanno rappresentato il marchio identificativo di un mancato cambiamento di cui l’opinione pubblica sentiva una fortissima necessità. È mancato, inoltre, un vero collegamento tra i vertici del partito e le strutture territoriali e locali, un disallineamento che ha provocato la rottura del rapporto di fiducia con quei cittadini che hanno preferito rivolgersi a offerte politiche, forse effimere, ma sicuramente molto più dirette nell’individuazione dei reali problemi della gente. Non può essere considerato solo Bersani il responsabile di questo stallo politico del Pd, è una mentalità complessiva che va rivista e cambiata, un’intera classe dirigente territoriale ha mostrato miopia, non ha saputo mettere a fuoco le istanze che provenivano dalle varie comunità di appartenenza, le strutture provinciali del Pd si sono mostrate come delle scatole vuote, prive di quella necessaria sensibilità che è indispensabile per cogliere i bisogni dei cittadini.

Oggi è necessario un dibattito serio accompagnato da un’analisi del voto coraggiosa che faccia sintesi, attraverso l’assunzione di responsabilità di ciascuno, degli errori commessi al fine di poter affrontare con la giusta consapevolezza le enormi sfide che ci troviamo difronte.

Una nuova fase, dunque, tenendo conto dell’importante circostanza che nuove elezioni sono alle porte, che la situazione socio-economica complessiva è preoccupante e non mostra segni di miglioramento e, pertanto, necessita di una responsabile presa di coscienza che dia luogo a decisioni che pongano il partito in discontinuità con il recente passato.

Bisogna costruire una casa comune della politica in cui ciascuno possa sentirsi ospite gradito, dove al centro degli interessi venga posto l’uomo o la donna o il giovane con la sua proposizione ed anche, purtroppo, con la sua disperazione. Un luogo in cui le persone abbiano la possibilità di poter progettare il proprio futuro fatto di speranze e anche di sogni.

Carmelo Aquilino