transumanza

Short Version:
Breve e conciso: I siti culturali sciclitani ritornino alla pubblica gestione indoor e il Parco di San Matteo – compresa area rupestre di chiafura – come già detto e ripetuto infinite volte in passato, sia affidato alle cure delle Guardie Forestali. Già che li paghiamo…

Extended Version:
Non mi stupisce affatto la furia distruttiva dell’ISIS, nello specifico mi riferisco alle mutilazioni dei beni monumentali e culturali dell’area mediorientale (beni dell’umanità!). Quasi tutti i fenomeni governativi tendenzialmente vicini al totalitarismo hanno spesso avanzato la proposizione politica di cancellare tutto quello che si attestava storicamente in fasi anche di poco antecedenti. Dal primo mercuriale imperatore della Cina unificata (duecento secoli prima di Cristo, circa) al primo presidente della Repubblica Popolare Cinese (quasi una tradizione, in Cina, quella di cancellare il passato), passando per il sale latino sulle coste cartaginesi, le prove balistiche dei cannoni ottomani contro le piramidi (si direbbe una fissa, per i fondamentalisti), la cancellazione di una presunta radice israelitica da parte degli pseudo-ariani di inizio novecento, e così via sino ad oggi. Ce ne sono di più subdoli, di esempi analoghi, penso agli Stati Uniti che hanno praticamente mutato irreversibilmente la società a colpi di dollaro, in tutto il corso del secolo passato, in particolare mi riferisco ai casi eclatanti di Giappone e Corea del Sud. Insomma la gente inorridisce – e a buona ragione – dinanzi all’incivile ed eclatante atteggiamento dell’ISIS, ma io credo che esso sia comunque meno dannoso dell’incuria, del disinteresse, e talvolta dell’imperizia di chi in sede (in Italia, in Sicilia, ad esempio) gestisce i beni culturali e di chi dovrebbe usufruire dell’estetico vantaggio di bearsene. Chiaramente non mi riferisco solo al degrado, allo stato di abbandono di alcuni siti (a Pompei, come a Scicli…e qui vi ricordo il tema delle “scuzzulature” [link], già presentato su queste pagine), ma sulla base della mera osservazione mi pongo dei dubbi in prospettiva. La chiesa di san Matteo, ad esempio, così com’è stata “restaurata” non mi piace. Ognuno ha i suoi gusti, ovviamente, ma stuccata a nuovo mi dà l’impressione che da un momento all’altro possano dirci di nuovo messa. Una chiesa in più, una messa in più? Diosanto, da laico la cosa mi terrorizza…

La bellezza del rudere poi, e la contemplazione di questo stesso, per il suo rimando alle esperienze di vita passate (su tale aspetto dovrebbe intervenire proprio l’ente ecclesiastico), quelle dei nostri avi, è un valore che trascende il gretto interesse materialistico di quanti ne vorrebbero fare mero strumento di attrattiva turistica, o peggio ancora vorrebbero condurre a termine la lenta transumanza avviata da tempo, di noi beati caproni, dal “parco naturale” al “parco giochi”, con annessi servizi di sollazzo e accrescimento di stupidità. Non vorrei lasciar pensare che la mia proposta sia quella di lasciar cadere ciò che sta cadendo, entrerei in contraddizione rispetto quanto espresso in merito al mascherone seicentesco della porta laterale del Carmine. Il punto è che dove si dovrebbe intervenire non lo si fa, viceversa si fa ove non si dovrebbe, infine laddove si dovrebbe sottrarre (ad esempio il tetto di San Matteo) subentra invece il silenzio. Mai sia che qualcuno si metta a pensare che sto facendo le pulci alla savia Soprintendenza o chi altri ancor più saggiamente ha deciso che “era meglio fare così, perlomeno al momento!”, chiarisco subito che qui il problema posto – dal mio punto di vista – è generale, ideologico. E se l’ideologia generale è quella della stuccatura a nuovo (col presupposto da “crocerista” che tutto deve apparire il più gradevole possibile all’osservatore pagante), sono io che mi pongo fuori dalla norma, mentre chi opera in tal senso è perfettamente in linea. Dunque chiuso discorso, per le ragioni del mondo, mi sbaglio io. E però mi piace continuare a sbagliare, ed essendo consapevole di non essere neanche un simpaticone – cosa della quale me ne faccio una medaglia – vado anche oltre. Sono convinto che gran parte del danno ideologico, come vado scrivendo da un bel pezzo, provenga dall’aspettativa di ricchezza in ricavo dallo sfruttamento turistico, ossia che anche dal godimento della bellezza di un monumento, o di un aspetto naturalistico del territorio, se ne possa vilmente astrarre oggetto di impresa (impresa bellica!). Non facciamo che consumare, continuamente, senza neanche renderci conto di andare incontro al cannibalismo. Non a caso, pare che ci sia un interesse addirittura smodato sul controllo e la gestione dei pur grami siti culturali sciclitani (Poveri appaiono quelli attualmente aperti al pubblico. Ben di più potrebbe offrire Scicli, sotto uno sguardo panoramico, d’insieme, e sempre su ricavo indiretto). Cosa ne vorranno mai cavar fuori dalla stanza di Montalbano (mi chiedo perché non elevino il prezzo almeno alla soglia di quindici euro a ticket… perché se uno è così “avveduto e spedito intellettualmente” da voler visitare la stanza di un questore da fiction, allora dovrà pur pagare e salato, no?)?

Non è che voglio fare per forza polemica – anche se, in effetti, non mi dispiace affatto stare antipatico, come dicevo prima – e non è che mi interessi granché alla fin fine (magari è per questa mancanza di “interessi” che non ambisco a nulla…e forse non è cosa buona in questa società della competizione), ma mi sono costruito questa idea (sbagliata sicuramente, per i fatti indicati poche righe più su) che il bene pubblico debba restare pubblico. Sarebbe un buon segno di svolta quello che porterebbe all’esclusione degli interessi dei privati sui beni culturali. Non recrimino niente a nessuno in particolare, sia chiaro, le ambizioni personali sono legittime, e chissà per quanto tempo le cose andranno avanti ancora così. I gestori, gli affidatari e gli affidanti si avvicenderanno, per secoli e secoli, e io temo che resterò comunque convinto della mia insana idea. In altre parole, i siti culturali andrebbero secondo me sottratti a qualunque possibilità di concessione a privati, o di rientrare in un bando, sempre passibile di subire l’ingerenza iniqua di tipo economico-finanziario (l’aspettativa di arricchimento del privato). Solimano il Magnifico fu infine sconfitto e non riuscì a conquistare Roma, è probabile che anche l’ISIS non giungerà a porre la bandierina sulle macerie di San Matteo rasa al suolo, dunque in qualche modo corriamo il rischio di salvarci dalla furia distruttiva dei tizi. In realtà temo molto di più la nostra capacità di autodistruzione.

Gaetano Celestre