Catania, Trapani, Monreale, Erice, Cefalù, Palermo, Taormina e Siracusa: la lista degli angoli di Sicilia che sognano l’apertura di un casinò è davvero estesa e nel corso degli anni politici ed enti locali hanno tentato di convincere le istituzioni italiane a favorire licenze e concessioni nell’isola. In bilico tra la paura di infiltrazioni malavitose da un lato e i possibili ritorni turistici dall’altro, la querelle ha continuato a fasi alterne a movimentare la vita politica siciliana che congelata dal 1965 (ultimo anno di attività del casinò Villa Mon Repos di Taormina) non ha più avuto un casinò sul suo territorio. Dal 1963 il leggendario commendatore Domenico Guarnaschelli, già gestore del prestigioso casinò di Tripoli prima dell’avvento di Gheddafi, decise di trasformare questa elegante struttura in una sontuosa casa da gioco. L’Italia all’epoca era al centro di un boom economico e culturale e dai salotti di via Veneto si aprì una sorta di ponte verso Taormina che – anche grazie al festival del cinema – diventò meta di star internazionali del calibro di Gregory Peck, Marlene Dietrich e Cary Grant. Tra smazzate e giri di roulette dei divi di Hollywood, si esibivano artisti del calibro di Domenico Modugno, Giorgio Gaber, Gino Paoli, Dionne Warwick, Amelia Rodriguez e Charles Aznavour. Il progetto di Guarnaschelli ebbe tuttavia vita breve visto che il 7 gennaio del 1965, la procura di Messina ordinò la chiusura del casinò.

Recentemente quei fortunati anni di “dolce vita” taorminesi sono stati rivangati da Orlando Russo, attuale sindaco di Castelmola (al suo secondo mandato sino al 2022). Nel 2014 Russo mise in moto a livello locale una potente macchina propagandistica per riaprire il dibattito sulla possibile riapertura del casinò taorminese. Nel 2004 la questione era già stata riaccesa dalla deputata marsalese Eleonora Lo Curto, all’epoca coordinatrice del lavoro istruttorio per la elaborazione di un testo di legge per l’apertura di casinò in Sicilia (insieme a Taormina si individuavano Cefalù ed Erice come possibili sedi di Casinò). Nel 2014 fu invece l’assessore regionale al Turismo della Regione Sicilia, Michela Stancheris, ad esprimersi in favore dei casinò siciliani sostenendo la causa di Taormina e Cefalù, le due località turistiche più importanti della Sicilia orientale ed occidentale. Qualche anno dopo, nel 2017, il senatore di Forza Italia Giuseppe Gibilino presentò un disegno di legge delega per l’apertura di case da gioco in Sicilia simile a quello della Lo Curto. Secondo il politico forzista, l’attuazione della proposta insieme a stimolare i flussi turistici e a garantire nuovi posti di lavoro, avrebbe consentito di sottrarre alla malavita quei flussi di denaro che spesso confluiscono nel gioco illecito, portando così in trasparenza capitali tassabili e reinvestibili a beneficio della regione.
Il ddl di Gibilino, come tutti gli altri periodici richiami di politici su questa annosa questione, sono rimasti per il momento lettera morta e i critici di tale proposta, oltre a temere eventuali infiltrazioni mafiose, non credono che il progetto sia in fin dei conti poi del tutto attuale e proficuo sotto il profilo dell’attrazione turistica e del possibile ritorno economico. Del resto internet e la larga diffusione di supporti multimediali come smartphone e tablet negli ultimi tempi hanno favorito la crescita
dei casinò online che recentemente hanno visto aumentare in maniera esponenziale i loro incassi anche a discapito delle sale da gioco tradizionali.

I fautori del no citano in questo caso le non certo incoraggianti notizie che filtrano dai più celebri casinò del Nord, quasi tutti in perdita e a rischio chiusura. Il partito del sì guarda invece a Malta come modello per la crescita di questo genere di business. L’isola a Sud della Sicilia ha costruito parte della sua recente crescita economica proprio sul business dei casinò che ogni anno attraggono sul territorio maltese un numero sempre più alto di turisti che vengono da queste parti non solo per le spiagge ma anche per il divertimento garantito dalle sale da gioco. Un modello di promozione e sviluppo turistico sposato anche da altre realtà del Mediterraneo come il Principato di Monaco, la Spagna, la Grecia, Cipro, la Croazia e la Slovenia.