succo di fruttaQuando beviamo un succo di frutta, a tutto pensiamo meno che alla quantità di frutta che c’è nel succo di frutta. Perdonate il giro di parole, ma non sappiamo spiegarvelo diversamente. La domanda dovremmo farcela, eccome. Non è il dentifricio, né acqua di colonia, è una bevanda, un alimento, ben altro. Si va al bar, si chiede il succo di frutta, e ti fanno bere ben altro. La frutta c’è, ma – se rispettano le regole – non supera il 12 per cento. Sì, avete letto bene, e per giunta non c’è nemmeno la possibilità di sapere quale “materia prima sia stata utilizzata”, da dove venga la frutta.

Certo, la questione non riguarda solo il succo. Anche per il vino il problema esiste. La chimica la fa da padrona, altrimenti non ci sarebbero bottiglie che costano tre euro ed altre dieci o venti euro. Con tre euro si paga il vetro ed il tappo, ma non il vino.

Con i succhi di frutta la “truffa” è legalizzata. Compri il succo e ti danno poco più del dieci per cento di frutta. E il resto che cos’è? Acqua di fonte…

La Coldiretti ha sollevato il problema e gira per le piazze d’Italia, suscitando attenzione soprattutto nelle istituzioni. Qualche giorno fa è riuscita a convertire gli enti locali della provincia di Siena. Nessuna rivoluzione, mira ad ottenere che la percentuale di legge aumenti dal dodici al venti per cento. Si manifesta e si protesta per un ritocco, niente di più, al punto che nessuno, a causa di ciò, getta il cuore oltre l’ostacolo. Che cambia, dicono in tanti. Ma chi si batte per compiere questo piccolo paso avanti, sa bene quanto sia difficile essere ascoltati ed ottenere sostegni in questo settore.

A dirigere la baracca è la grande distribuzione, sono i poteri forti che nell’alimentazione la fanno da padroni, e non solo per i succhi di frutta. Il ritocco, dal dodici al venti per cento, infatti, proposto come emendamento alla Legge europea 2013 è stato in Commissione Politiche dell’UE della Camera dei Deputati, nonostante ci si proponesse di migliorare la qualità dell’alimentazione e si contribuisca alla sopravvivenza dei produttori, che vengono fortemente penalizzati. Meno succo di frutta, minori entrate per i produttori, che già subiscono i prezzi imposti dalla grande distribuzione. La frutta, infatti, si acquista, il resto si lavora in casa e non costa quasi niente.

Le aree più penalizzate sono quelle meridionali e la Sicilia più di ogni altra regione. L’apertura ai mercati nordafricani, e le lobby della grande distribuzione stanno uccidendo i produttori. Il problema, tuttavia, non riguarda solo il settore agricolo. Si tratta di bevande, alimentazione, nutrizione. Bere acqua, pagandola come succo di frutta, è una truffa gigantesca, anche se legalizzata.

Ci sarebbe da scendere in piazza. Per un succo di frutta? Certo, le implicazioni sono tante e tutte importanti.

 

 

Fonte: siciliainformazioni.com