Televisione in lutto. E’ morto nella clinica Paideia, a Roma, Maurizio Costanzo. Aveva 84 anni.

La camera ardente sarà allestita sabato e domenica presso la Sala della Protomoteca in Campidoglio: sabato dalle 10.30 alle 18, domenica dalle 10 alle 18. I funerali si svolgeranno lunedì 27 febbraio, alle 15, presso la Chiesa degli Artisti in Piazza del Popolo.

Costanzo, giornalista, conduttore radio e tv, autore, scrittore, sceneggiatore; un personaggio versatile che ha condotto ben 42 edizioni del Maurizio Costanzo Show, il talk show più longevo della televisione italiana. Registrato poco lontano dalla casa dove Costanzo era andato a vivere dopo il 1995, anno in cui sposò Maria De Filippi, dopo un fidanzamento durato cinque anni. Lei quarta moglie dello showman. La loro famiglia si è poi allargata prendendo in affido Gabriele, entrato nelle loro vite nel lontano 2002 e diventato poi figlio legittimo nel 2004.

 

Nel 1966 fu coautore del testo della canzone «Se telefonando», scritta con Ghigo De Chiara, musica di Ennio Morricone, portata al successo da Mina. A metà degli anni Settanta ideatore e conduttore di numerosi spettacoli di una tv agli albori: Bontà loro (1976-1978), Acquario (1978-1979), Grand’Italia (1979-1980) e Fascination (1984). Anticipatori del Maurizio Costanzo Show, dove spinse ancora più avanti la tecnica del talk show, da lui inventata in concorrenza con un giovane Luciano Rispoli: nelle puntate intitolate «Uno contro tutti» veniva invitato un solo ospite, solitamente un politico o uomo di spettacolo, che doveva rispondere alle domande del pubblico, a volte anche provocatorie.

La sua lealtà e il coraggio di esporsi lo sottoposero anche agli attacchi della criminalità: era il 14 maggio 1993 quando una Fiat Uno imbottita di novanta chilogrammi di mix di tritolo, T4, pentrite e nitroglicerina, esplose vicino al Teatro Parioli. L’obiettivo era lui, da sempre impegnato nella lotta alla mafia. L’attentato fallì, perché i mandanti dell’attacco attendevano un’Alfa Romeo. Ma quel giorno Maurizio e Maria salirono su una Mercedes. Ventidue persone rimasero ferite. Raccontò dalla sua platea del Parioli, presente Berlusconi: «Sono scampato per caso dall’attentato. Gli autori mafiosi sono stati arrestati in primo e secondo grado dal Tribunale di Firenze. Le indagini hanno testimoniato che sono stato pedinato per oltre un anno e mezzo. Per fortuna c’è stato un “conflitto d’interessi” fra Corleonesi e Catanesi su chi doveva avere il “privilegio”. Poi il privilegio lo hanno avuto i Corleonesi. E poi per tre secondi e un provvidenziale muretto qua fuori…sto ancora qua».

Nel 1986 si candidò con il partito radicale (in seguito non ebbe remore a dire «Berlusconi lo stimo come editore, ma non voto il politico»). Mai laureato, insegnò a partire dal 1996 alla facoltà di Scienze della Comunicazione della Sapienza di Roma. A colmare la mancanza pensò la Libera università di lingue e comunicazione di Milano, conferendogli la laurea honoris causa in giornalismo, editoria e multimedialità con la motivazione «Maurizio Costanzo è un palinsesto vivente».

E poi quel «buona camicia a tutti» della famosa pubblicità negli anni dal 1985 al 1989, seguito da una frase diventata un refrain, «proprio una camicia coi baffi».

È stato comunque il Costanzo show, il programma che ha segnato l’arrivo del giornalista nell’allora Fininvest (oggi Mediaset) dove ha militato per decenni, prima di tornare (anche) in Rai. Ed è lì che sono nati personaggi come Valerio Mastandrea, Ricky Memphis, Giobbe Covatta, Enzo Iacchetti, Dario Vergassola e, anche, Vittorio Sgarbi, solo per citarne alcuni. Ed è, ancora, a causa del Costanzo show, in particolare della maratona antimafia organizzata insieme a Michele Santoro (allora a Rai 3 con il suo Samarcanda) dopo l’omicidio dell’imprenditore Libero Grassi, che nel 1993 il giornalista è rimasto vittima di un attentato di matrice mafiosa in via Ruggero Fauro.

Il suo esordio, nella carta stampata, arriva subito dopo il diploma di ragioneria: a soli 18 anni il giovane Maurizio è già cronista nel quotidiano Paese Sera e quattro anni dopo, quando già collabora con Tv Sorrisi e Canzoni, diventa caporedattore del settimanale Grazia. Nel 1963 arriva anche la radio: Luciano Rispoli, all’epoca caposervizio del varietà a Radio Rai, lo chiama come autore per Canzoni e nuvole, condotto da Nunzio Filogamo. Passano tre anni e Costanzo scrive (con Ghigo De Chiara) Se telefonando.

La sua carriera televisiva, come dicevamo, si è svolta fino al 2006 esclusivamente sulle reti Mediaset con programmi come Buona Domenica e le sit-com Orazio e Ovidio. Solo nel 2009 si è riavvicinato alla Rai con Palco e retropalco, programma dedicato a un’altra sua grande passione, il teatro, per il quale ha scritto diverse opere.

Accanto al teatro, c’è stato posto anche per il cinema: Costanzo ha inventato, insieme a Paolo Villaggio, il personaggio di Fracchia, e ha collaborato alla sceneggiatura di diversi film come La casa dalle finestre che ridono di Pupi Avati e Una giornata particolare di Ettore Scola.

Giornalista curioso e acuto, ha collaborato con numerosi quotidiani e settimanali e ha anche diretto il primo vero tabloid originale, L’Occhio che, però, ha chiuso i battenti dopo soli due anni. È stato anche consulente della comunicazione dell’As Roma, squadra della quale era grande tifoso, a partire dal capitano Francesco Totti (nel suo salotto del Parioli diventò anche barzellettiere) .

A una carriera così variegata ha fatto da contrappunto una vita privata altrettanto movimentata: Costanzo si è sposato quattro volte (con Lori Sammartino, Flaminia Morandi, Marta Flavi e Maria De Filippi) e ha avuto una relazione con Simona Izzo.