A cura degli alunni del Liceo Scientifico e Classico “Quintino Cataudella” di Scicli.

Alla luce della nostra esperienza come  scuola autogestita abbiamo preso coscienza dell’allarmante situazione che si sta ponendo davanti agli occhi di noi studenti che non possiamo rimanere impassibili di fronte alle manovre operate ai danni degli studenti italiani.

“L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.”

Questo è quanto afferma l’articolo 1 della nostra Costituzione,tuttavia nell’Italia contemporanea la sovranità appartiene veramente al popolo? In un Paese in cui si attuano tagli indiscriminati al sistema del Welfare State,la risposta ci appare pressoché ovvia dal momento in cui vengono meno i principi sanciti dall’articolo 34: “La scuola è aperta a tutti […] i capaci ed i meritevoli anche se privi di mezzi,hanno diritto a raggiungere i gradi più alti degli studi […].”

Secondo il disegno di legge 953, che prende il nome di Legge Aprea e il cui fine principale è lo smantellamento del sistema della scuola pubblica italiana, l’ingresso degli enti privati all’interno del sistema scolastico comporterebbe esclusivamente un incremento del divario in merito alla preparazione dei singoli studenti causato dalla disparità economica dei differenti nuclei familiari,disparità che diventerebbe ancora più evidente a causa della discrepanza tra le regione settentrionali e quelle meridionali della nostra nazione. Bisogna inoltre tenere in considerazione i probabili interessi economici da parte di presenze “inquinanti” e ciò potrebbe trasformare la scuola in uno strumento finalizzato al riciclo di capitali provenienti da attività illecite.

Un altro punto che potrebbe ledere l’Istituzione scolastica pubblica è la proposta di abolizione dei consigli di classe,dei consigli d’Istituto e dei Decreti Delegati entrati in vigore nel 1974  i quali rappresentano tutt’oggi uno dei pochi momenti di confronto tra gli studenti e la componente docenti,dal momento che le decisioni relative alla vita scolastica ed economica dei singoli istituti verranno prese a discrezione dell’ente privato. La rappresentanza degli studenti inoltre è stata già messa in discussione dall’accorpamento dei vari istituti che ha altresì comportato la riduzione della varietà dell’offerta formativa e alla formazione di presidi-manager,i quali si trovano costretti a gestire un eccessivo numero di istituti senza poterne garantire un’omogenea qualità. Qualità che già con la manovra finanziaria viene meno per la riduzione del numero dei docenti e il consequenziale aumento degli studenti per classe,nonché per il paventato aumento del numero delle ore di insegnamento a discapito del diritto al lavoro dei tanti precari che da anni attendono i dovuti riconoscimenti. Invitiamo infine i nostri governanti a venire nelle nostre Scuole e constatare il livello di sicurezza delle strutture.Sono rispettate le norme? Il diritto allo studio è anche diritto alla sicurezza  e richiede una scuola a misura di studente:

– Una scuola che,anziché deteriorata, sia al passo con il progresso in quanto indispensabile per la formazione di cittadini capaci di tutelare la società e favorirne una costante crescita.

– Una scuola che formi dei cittadini e non esclusivamente dei lavoratori, perché la cultura è fonte di civiltà; è vero sì che debba esserci un’intersezione tra mondo dell’istruzione e mondo del lavoro, ma non si può pensare di intraprendere un percorso di studi al fine unico di lavorare.

– I docenti devono avere la possibilità di creare unità didattiche che garantiscano collegamenti interdisciplinari e riducano il nozionismo, così da formulare un nesso tra la lezione e una inerente prassi civile.

“Una scuola che cade a pezzi”,  nonostante ciò deve mantenere la sua caratteristica principale di agorà, una piazza in cui la democrazia regni sovrana.