Il ricercatore universitario di Vittoria, Giambattista Scirè, 44 anni, ha deciso di rivolgersi al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella; il motivo? E’ vincitore di concorso e anche di tre ricorsi alla giustizia amministrativa, ma non lavora.

Il vittoriese nel 2012 denunciò un concorso irregolare bandito dall’Università di Catania per un posto di ricercatore in Storia contemporanea nella sede di Lingue straniere, a Ragusa. Dopo tre sentenze del giudice amministrativo che gli ha dato ragione dichiarandolo vincitore, Scirè continua a non lavorare, “l’ateneo mi ha chiuso le porte in faccia”, racconta.

La commissione che aveva bocciato lui e promosso un’architetta, frattanto è stata condannata per abuso d’ufficio in sede penale – racconta scuola 24, quotidiano della Formazione, dell’Università e della Ricerca de Il Sole 24 ore.

“Le sentenze hanno disposto – dice Scirè – un risarcimento economico in mio favore, il riconoscimento del titolo e il reintegro in forma specifica, e hanno riconosciuto il danno cagionato dai commissari. Un danno non solo materiale ma anche psicologico ed esistenziale”.




Il ricercatore chiede di poter lavorare e ha scritto a Mattarella dopo il recente caso di un docente di Catania, indagato nell’inchiesta «Università bandita» che, pur in pensione, ha avuto un incarico di 12 mila euro dalla Regione siciliana per una ricerca sui moti carbonari.

“Ho chiesto al presidente della Repubblica – spiega Scirè – come può un cittadino o uno studente avere fiducia nelle istituzioni, nella politica e nell’università, quando chi ha dimostrato le proprie ragioni, con tanto di sentenze giudiziarie, viene isolato da tutto; invece, chi è accusato di condotte illecite viene premiato.

“Chiedo all’ateneo di Catania, al nuovo rettore, se ha un po’ di serietà e dignità, di dare seguito alle promesse fatte in privato al (ex) ministro dell’Istruzione Fioramonti sulla “discontinuità” con la precedente gestione da “associazione illecita”, quando gli fu firmato il decreto di nomina, e fatte anche in pubblico, al telefono con me in una intervista che andrà in onda (spero presto!) in un prossimo servizio della trasmissione “le Iene”-Mediaset, per fare un incontro in ateneo e dare soluzione, una volte per sempre, a questa vergognosa indecenza che si protrae ormai da 8 lunghi anni. Io non mollerò mai, non darò tregua e andrò, se necessario, anche alla Corte di Giustizia europea brandendo la Carta del ricercatore.”