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Ci sono ancora un paio di circostanze da chiarire sull’omicidio del tunisino di 47 anni, Faraht Abdessalem, bracciante agricolo incensurato, trovato morto, il 14 aprile scorso in c.da Pozzo Bollente a Vittoria.

Il cadavere, trovato da una coppia di rumeni che stava scaricando la legna, aveva ferite multiple da arma da taglio e il cranio fracassato. Non è ancora chiaro com’è stata procurata la morte: i carabinieri stanno ancora cercando l’arma del delitto. Un coltello e forse una mazza. Le indagini sono rese ancora più complicate dalle dichiarazioni dell’arrestato, un rumeno di 21 anni, Iulian Ali, che ha solo ammesso di avere cercato di sbarazzarsi del cadavere e non di avere ucciso il tunisino. Il movente: rimane ancora un punto su cui stanno ancora indagando i militari dell’Arma.

E’ vero che i due avevano un rapporto economico, considerato che il rumeno di 21 anni era dipendente del tunisino che aveva preso in affitto delle serre in c.da Pozzo Ribaudo a Vittoria. Ma gli investigatori non escludono ancora altre piste. La salma rimane a disposizione dell’autorità giudiziaria, anche se il medico legale, Giuseppe Iuvara, nominato dal pm, Marco Rota, ha già effettuato l’autopsia il 19 aprile scorso. Il dott. Iuvara intende probabilmente espletare altre perizie per avere più elementi che possono ricondurre alla causa della morte del tunisino.

Da un primo accertamento è emerso che la vittima è stata colta di sorpresa dall’assassino. Su questa circostanza è stata fatta chiarezza: il tunisino non ha reagito, non c’è stata alcuna colluttazione né tentativo di difesa.

E’ stato ucciso la mattina in un luogo diverso da quello dov’è stato trovato la sera alle 20,30.

Il rumeno di 21 anni è accusato di avere caricato il cadavere nell’auto della stessa vittima, di averlo occultato in c.da Pozzo Bollente e di avere abbandonato il mezzo a 18 km di distanza. Il giorno dopo,  il 21enne ha cambiato domicilio e azienda ma è stato incastrato dal sistema di videosorveglianza che lo ha ripreso mentre si allontana con l’auto di Farhat Abdessalem.

Viviana Sammito