RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Avevo vissuto con entusiasmo estremo, nei giorni di inizio estate, la notizia della fusione tra le principali società calcistiche dell’amata Scicli. Da sempre sono rimasto legato alla mia città “natia” e soprattutto alle vicende calcistiche. Sin da piccolo vivevo le giornate con spasmodica ansia nell’attesa che arrivasse la domenica perché era il momento “clou” in cui seguivo mio padre alla volta dello “Scapellato” per assistere alle imprese del grande Scicli del Dottor Guccione. Col passare degli anni sono cresciuto e ci sono finito dentro con tutto il corpo ai colori cremisi. Ho vissuto gli ultimi sussulti dell’era Guccione, lo spavento della radiazione e la rinascita con Giavatto. Poi è venuto il momento quel fatidico momento in cui devi fare una scelta di vita e allora ho deciso di concentrarmi sullo studio trasferendomi a Pisa. Nonostante la distanza però ho sempre avuto modo di seguire le vicende della squadra, ma soprattutto, i ricordi d’infanzia e le esperienze in campo mi hanno portato a intraprendere una nuova strada, ovvero quella della passione per la storia calcistica di Scicli.




Quasi vent’anni di ricerche storiche in giro per biblioteche e archivi e ogni giorno la passione cresceva sempre di più. Più scavavo e più scoprivo stranezze, storie, aneddoti, dalla “Giovinezza Scicli” durante il Fascismo, ai vari Faotto, Ciotti, Conti e Correnti. Dal campo sportivo “Giovannino Penna” fino allo “Scapellato”. Settanta anni di pura storia fatta di personaggi di un certo “peso” e “spessore” come i vari Giglio, Papaleo, Scapellato, Ficicchia, Papè Di Rosa, Scrofani, Pecorella, Riccotti, Guccione, Giavatto, ecc. ecc.

Ecco allora che alla notizia della fusione mi è ritornato in mente quanto scoperto riguardo la storica unione tra la CSI e il Pro Scicli da cui è venuta fuori la gloriosa Polisportiva che ha fatto sognare almeno tre generazioni di ragazzi. E, non nascondo che ci sono numerose similitudini tra le due epoche. Anche allora lo sport locale stava attraversando un periodo di flessione. Nella massa si stava instaurando un nuovo meccanismo di trasformazione sociale che sembrava non volesse prendere in considerazione lo sport (vedi la digitalizzazione e le nuove frontiere dello svago di oggi). Anche allora l’Amministrazione Comunale cercava, nonostante i pochi mezzi a disposizione, di fare da spalla per chiunque provasse a risollevare le sorti di una situazione che stava diventando stagnante. E, allora, chi meglio dei vari Vincenzo Giglio, Pompeo Papaleo, Gaetano Pecorella, Padre Di Pietro e numerosi altri, potevano mettere in moto la macchina. Una comunione di intenti che è stata resa possibile dalla “personalità” dei personaggi in questione. Persone che avevano a cuore prima di tutto il bene della Città e dei suoi abitanti compresi, soprattutto, quei ragazzi che avevano una voglia matta di tifare per un solo colore, quel cremisi, che da li a poco sarebbe diventato il colore del cuore di ogni singolo sciclitano.




Ecco. Dopo questa piccola, e soprattutto, concisa introduzione volevo esternare la mia felicità per la notizia della nascita di un unico sodalizio calcistico a Scicli. La mia immaginazione già navigava ben oltre. Palcoscenici sportivi di alto livello, giocatori di categorie superiori, manti erbosi in impianti semiprofessionistici. Finalmente tutto poteva ritornare come ai vecchi fasti e invece… mi arriva, come un fulmine a ciel sereno la notizia di un’incredibile quanto “forse” prevedibile rottura tra le parti. Ebbene si, scrivo “prevedibile” perché forse nessuno come me (credo solo i più anziani) hanno letto e riletto, quasi toccato con le proprie mani, quello che veramente è stato il 10 settembre 1964.

Ora, non entro in merito alle questioni interne, perché, a circa 1400 km di distanza mi verrebbe difficile trovarne il “bandolo” della matassa. Inoltre non conosco personalmente i soggetti in causa. Solamente per Maurizio Manenti e Angelo Massari, essendo stati compagni di squadra, potrei azzardarmi a fare qualche accenno. Ne conosco, infatti, il carattere. So che sono persone passionali, di quelle che si buttano con tutto il cuore in ciò che fanno. Sono certo che sarebbero anche disposte a sacrificare qualcosa pur di fare le cose giuste e migliori per la comunità sciclitana. Allora la mia lettera trova la conclusione con un quesito. Chi fra questi interpreti si rivedono nei vari Giglio, Papaleo, Guccione…? Chi ha veramente a cuore SCICLI…? Chi è disposto a mettere da parte l’orgoglio…?

Questo è il mio dilemma. Il dilemma di uno sportivo che ama prima di tutto una Città.

Guglielmo Iurato

(Autore de “Il Grande Scicli” opera in 3 volumi)