fonte radiortm.it 

massimo la terraNessuna riduzione e nessun cambiamento nella condanna allo sciclitano La Terra che nel 2012 uccise la moglie. La Corte di Assise di Appello di Catania, infatti, ha rigettatto, dichiarandolo inammissibile, l’appello di Massimo La Terra, l’uxoricida sciclitano condannato in primo grado per l’omicidio della moglie Rosetta Trovato a venti anni di reclusione. L’uomo il 14 gennaio 2012 uccise la congiunta nella casa di Via Simeto a Scicli. Il Giudice per l’Udienza Preliminari di Modica, Maria Rabini, il 20 dicembre scorso lo aveva condannato col rito abbreviato, dunque beneficiando dello sconto di un terzo della pena. Parti civili erano la figlia minorenne della coppia attraverso il curatore speciale, Giuseppe Polara, nominato a suo tempo dal Gip su richiesta della Procura, con l’avvocato Ignazio Galfo, e i genitori con i fratelli della Trovato, rappresentati dall’avvocato Concetta Drago.

Il Gup aveva concesso ai familiari una provvisionale di quarantamila euro ed aveva disposto per tutte le parti civili il risarcimento danni da quantificare in separata sede. Della vicenda si occuparono anche le cronache e le Tv nazionali. La Terra è accusato di omicidio aggravato. Il Tribunale del Riesame di Catania, a febbraio dello scorso anno, aveva confermato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere ritenendo sussistente a carico dell’indagato un “grave quadro indiziario, ulteriormente arricchitosi con la produzione da parte del pubblico ministero di nuove dichiarazioni di persone informate sui fatti”. Secondo le indagini svolte dai carabinieri, La Terra aveva aggredito la moglie, stringendole con violenza il collo fino a cagionarne la morte, che avvenne, infatti, per soffocamento. Il reato è aggravato dal fatto di avere adoperato sevizie, perché il decesso si è verificato a seguito di una lenta asfissia mediante azioni di strozzamento e di strangolamento. I rapporti tra la coppia erano tesi. La Corte d’Assise d’Appello ha dovuto assegnare un difensore d’ufficio all’uomo, e lo ha condannato al risarcimento delle spese processuali in favore delle parti civili. A questo punto la condanna diviene definitiva. Della vicenda si occuparono anche le cronache e le Tv nazionali.