Indubbiamente è l’argomento più dibattuto in questi giorni dal quale anche il confronto politico locale non può rimanere estraneo – sebbene affastellato dai mille problemi nei quali  versa  un comune – perché in gioco c’è il disegno del nostro metodo politico per il prossimo futuro: parlo, ovviamente, delle primarie del Pd.

Già quest’estate (seduto in veranda) m’incuriosiva un pezzo che, tra indiscrezioni e provocazioni, anticipava come i big del Pd avessero chiaro l’organigramma del futuro estabilischment dello Stato una volta eletto Bersani alle politiche del 2013: D’Alema agli esteri, Veltroni presidente della Camera, Franceschini segretario nazionale del partito,la Bindi,la Finocchiaro, Fioroni al governo ecc.

Di fianco a me, mio suocero sorrideva per la stessa indiscrezione sollevata da un altro quotidiano…

Così pensavo: sarà pure fantasia, ma vuoi vedere che questi hanno già deciso tutto a tavolino senza che nessuno senta il bisogno di mettersi in discussione? Ho sempre pensato che Bersani sarebbe un ottimo primo ministro, ma il pacchetto “tutto compreso” della nomenklatura democratica questo no, non lo vogliamo più.

Sia chiaro: singolarmente ci vanno tutti benissimo, anzi! Ma è possibile che in questi ultimi vent’anni sono nati gli hi-pod e gli hi-phone, è morto Woitila, è crollata Lehman Brothers,è nato il Pd e quant’altro, mentre noi – nel 2013 – potremmo rivedere il governo che abbiamo proposto nel 1996, magari con qualche capello bianco in più?

Non è solo una questione generazionale, ma di durata del potere e di ricambio, insomma del numero di anni in sella ad uno scranno .

Ecco che allora leit motive del sindaco di Firenze ha assunto tale dirompenza in questo momento del dibattito politico, portando alla ribalta un tema che – indirettamente – ha ridato grande linfa proprio al nostro partito, evitandogli di essere travolto dal grillismo così come sta accadendo per gli altri partiti tradizionali.

E’ necessario allo sviluppo del nostro paese che – chi ha retto le sorti della seconda repubblica dal 1994 ad oggi – si faccia definitivamente da parte in questa fase che ci vede sprofondati in una crisi economica senza precedenti, in preda ad  un’anti-politica disarmante.

Non sapremo mai se gli annunci di Veltroni e di D’Alema dei giorni scorsi sono l’effetto o solo la causa del tormentone di Renzi: la rottamazione (termine brutto ma inequivocabile!), certo è che il sindaco di Firenze – con la sua battaglia forsennata – ha aperto uno squarcio nelle coscienze di tanti e permesso al centro-sinistra di rimettersi in discussione lì dove stava per trastullarsi (la vittoria delle prossime elezioni!) perdendo di vista la richiesta di svolta degli elettori.

Per certi aspetti (azzardo!), Renzi ha già vinto le sue primarie perchè ne ha saputo determinare il  tema che – sin’ora -ha fatto breccia più di altri negli elettori del centro-sinistra e non solo.

Il punto è che nessuno dei veterani del Pd, sino a tre mesi fa, aveva preso seriamente in considerazione la possibilità di fare un passo indietro. Ma perché, allora, avremmo dovuto non volere più i Gasparri, i Cicchitto, i Formigoni, piuttosto che i Leontini o i Drago se poi la nostra proposta non è al passo con i tempi?.

Questa considerazione, fra l’altro, fa il paio con un’altra che la gente normale ormai considera sacrosanta: la politica non è un mestiere! Ma lo diventa se la pratichi per vent’anni e più o pensi di essere insostituibile. Per questo dicevo, non è una questione d’età.

D’altro canto, l’attuale Premier Monti è la dimostrazione pratica che la politica si può fare bene anche se non hai decenni di esperienza a Montecitorio alle spalle, ma se hai una solida base professionale e morale che ti guida.

Ecco allora che Matteo Renzi ha il merito di sottolineare con più convinzione questo concetto che vale per la politica così come per gli altri ambiti della vita sociale, dal lavoro alla scuola allo sport ecc.: merito ed opportunità devono andare avanti a prescindere dall’età, garantendo quel ricambio che è funzionale al concetto stesso di politica.

Se volete, poi, questo discorso del ricambio generazionale può essere applicato anche alla nostra città, sebbene debba dire che proprio il centro-sinistra – nelle ultime elezioni di maggio  – abbia generato un maggiore sforzo di cambiamento nelle sue liste.

Basta guardare gli scranni del Consiglio Comunale o basta osservare il percorso intrapreso dall’attuale maggioranza di governo per nulla a trazione giovanile (ma perfettamente in linea con quello della precedente giunta), per rilevare come a Scicli il cambiamento si sia ancora lungi dall’arrivare. L’attuale maggioranza appare vecchia anche nei metodi equivoci e ambigui che utilizza nei lavori consiliari!

E allora, se rinnovamento e politica per servizio hanno un valore, ecco perché alle primarie di fine novembre scelgo Matteo Renzi, certo che in questo modo stiamo dando una bella mano anche al segretario!.

Marco Causarano – Consigliere Comunale PD Scicli