Si è spento dopo aver combattuto per alcuni anni contro una brutta malattia il prof. Bartolomeo Minauda. Aveva 59 anni.

Insegnante al Liceo di Scicli, un professore preparato che amava il suo mestiere perchè amava l’arte, tanto da farne la sua ragione di vita.

Ha seguito gli studi universitari presso le Facoltà di Architettura di Firenze e di Palermo, dove nel 1987 ha conseguito la laurea con una tesi di disegno e rilievo su Chiafura. Dopo qualche anno di esercizio della libera profes­sione, si è dedicato all’insegnamento della Storia dell’Arte presso scuole medie statali di secondo grado. Nel frattempo ha approfondito autonomamente studi di estetica ed ha pubblicato dei libri.

Carlo scrive su FB: “Ogni sua lezione era pura poesia, era qualcosa di unico, era un momento di conoscenza e di apprendimento che ancora oggi è rimasto indelebile nel mio cuore. Con lui oltre la scuola, ho vissuto momenti meravigliosi, le gite, le mangiate e moltissimo altro. Era un uomo giusto, un professore che quando si era in aula pretendeva il massimo ma quando si usciva era uno di noi. Adesso amico mio usa la tua bravura e trasmetti agli angeli il tuo immenso amore per la storia dell’arte,  sono sicuro che rimarranno sbalordirti anche loro.”

Alla famiglia Minauda le condoglianze di tutti noi di NoveTv.

Anche il Sindaco di Scicli, prof. Enzo Giannone, ha voluto ricordare in un post il prof Minauda:




Ci ha lasciato Bartolo Minauda, intellettuale impegnato che ha gettato semi importanti in intere generazioni di studenti, mettendo sempre al centro della sua ricerca e del suo insegnamento l’amore per la bellezza e per l’altro.

Ha studiato l’arte e la bellezza con una competenza ed una profondità che solo i grandi studiosi possiedono. Lo ha fatto con quella cultura vasta e allo stesso tempo moderna così tipica degli intellettuali siciliani, quelli che, per scelta prima ancora che per destino, scelgono la loro terra, la periferia, lontani dalla vana gloria, per compiere il loro percorso di ricerca e di vita.

Caro amico Bartolo, ci hai lasciato tanto, ci hai lasciato scritti notevoli di  estetica e di critica, ci hai lasciato l’entusiasmo e la capacità di dialogare con i giovani, ci hai lasciato soprattutto la viva testimonianza che ancora oggi, in un tempo preda dell’effimero e della vacuità del momento, si può esercitare l’impegno civile dell’intellettuale, facendolo diventare un tutt’uno con il proprio modo di essere e vivere.

Hai scritto che “le stelle, coi loro occhi stanchi, ci guardano dall’alto, eternamente crocifisse al fondo della volta celeste, quasi a redimere i nostri peccati. Le loro lacrime dissetano la secca terra. Solo poche risorgono come incandescenti comete ad annunciare un nuovo messia, che non arriva mai e gli uomini, soli, non trovano più risposte alle loro mille domande, continuando faticosamente a trascinare lo loro croci lungo interminabili calvari, per far compagnia anch’essi alle stelle nella speranza di un ritaglio di paradiso”.

Sono certo che ti sei ritagliato quest’angolo di paradiso, in compagnia delle stelle”