È stata aperta ieri mattina, alla visita di residenti e turisti, la prima tavolata allestita in onore a San Giuseppe, presso l’Istituto Comprensivo Psaumide, in Piazza degli Studi. Oggi, è la volta della succursale di Santa Croce, dell’Istituto Tecnico Commerciale Fabio Besta, il cui accesso è situato nella medesima Piazza.

Le “Cene”, così vengono chiamate volgarmente, sono realizzate grazie al contributo di docenti, personale ATA, e famiglie degli alunni, per tramandare la tradizione a bambini e fanciulli della città.  Esse anticipano ogni anno, le numerose Cene, che allestiranno poi le famiglie durante il fine settimana della festa esterna, o in occasione della solennità liturgica del 19 marzo.

Molte, anche quest’anno, le case, in cui si potranno visitare le Cene del Santo Patriarca, realizzate per una grazia ricevuta, o per voto fatto al Patriarca di Nazareth: da venerdì sera 15 a domenica mattina 17, nella maggior parte dei casi, e altre due, tra il lunedì 18 e martedì 19.

Oltre alle famiglie e alle associazioni, anche il Comune di Santa Croce Camerina, aprirà le porte di “Palazzo del Cigno”, in Via del Carmine, per la Cena realizzata dai dipendenti, dai dirigenti, e dall’amministrazione comunale. La tavolata verrà allestita presso la sala consiliare, e sarà visitabile in questi orari specifici: sabato 16 dalle 10.30 alle 13.30 e dalle 16.30 alle 20.30; domenica 17 dalle 9 alle 13 e dalle 17 alle 21; lunedi 18, dalle 9 alle 12 circa.

Di sotto elenchiamo le Cene con tutti gli indirizzi civici, forniti dalla Parrocchia San Giovanni Battista,  riportati secondo il giorno della “Nisciuta”, ovvero dell’antico rito dell’Uscita, dalla Chiesa Madre, dei personaggi rappresentanti la Sacra Famiglia, accompagnati dalla fanfara di San Giuseppe, eseguita dal corpo bandistico Risveglio Kamarinense.

A partire da mezzogiorno circa, i figuranti, composti da: un anziano che rappresenta il Patriarca, una fanciulla che rappresenta la Madonna ed un bimbo, rappresentante il Cristo, assieme ad una parte della famiglia o dell’istituzione che ha preparato la Cena, si muoverà in corteo dalla Piazza Vittorio Emanuele alla casa in cui è preparata la tavolata tradizionale. I Santi troveranno la porta chiusa, che verrà aperta dal propietario della casa, solo dopo che San Giuseppe, bussando per tre volte, avrà enunciato la presenza di se stesso, della Vergine Maria e del Figlio di Dio. All’ingresso in casa, avviene il lavaggio delle mani: due brocche contenenti vino e acqua, versate dalla proprietaria di casa, nelle mani dei Tre santi, rappresentano l’acqua ed il vino della mensa eucaristica.

A seguire, colui che personifica il Patriarca, recita per tre volte una speciale benedizione in dialetto: “n’cantu n’cantu  c’è l’angolo santi, u Patri u Fighiu e u Spiritu Santu”, che sta a significare: “In ogni angolo c’è l’Angelo Santo, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo”. Quindi, la Sacra Famiglia, si siede per consumare la tradizionale pasta chiamata “Principissedda”, un semplice piatto, condito con un sugo finto, ovvero la salsa di pomodoro deliziata con aromi, cannella, cardamomo ed altre spezie. Nelle cene non si troverà mai la carne, poiché la festa di San Giuseppe cade in periodo quaresimale.

Dopo la pasta, i Santi possono mangiare un po’ dei prodotti della Cena,  serviti con umile devozione dei padroni di casa e alla presenza di numerosi ospiti, in particolare i vicini di casa e i parenti di chi ha imbandito la tavolata. Nelle cene, sono presenti tutti i dolci, i biscotti e i torroni tipici dell’area iblea, le polpette di riso, le frittate, di asparagi e di erisimi chiamati “lassani”.

È però il Pane di San Giuseppe, detto anche “Pani pulitu””, il simbolo per eccellenza della Cena. Tale pane, lavorato sapientemente, da generazione in generazione, è entrato a far parte dei beni immateriali della Regione Siciliana, il 4 novembre 2005; esso si presenta in svariate forme, di cui riportiamo il significato sotto (vedi depliant).

Tutte le tavole, presentano delle caratteristiche standard, infatti il muro su cui poggiano e arricchito dalla più preziosa coperta ricamata, in possesso della famiglia o dell’istituzione/associazione, che realizza la cena. Solitamente trattasi di una arazzo antico, che viene decorato con grappoli di arance amare e limoni, a simboleggiare le avversità della vita; nella parte inferiore della tavola, si trova un campionario di preziosi sfilati siciliani, in fondo alla tavola, invece, per consuetudine, si trova sempre un’immagine della Sacra Famiglia o un effige di San Giuseppe, posta al centro, ed illuminata continuamente, da una lampada ad olio, la quale viene spenta soltanto dopo i Sacri Riti e lo sbarazzo.

Galleria fotografica a cura di Silvio Rizzo

Nella tavolata non devono mancare altresì,  i germogli di frumento, la violaciocca (fiore tradizionali della primavera), denominato “U Balicu”, il baccalà fritto e diversi “pastizzi siciliani”. Solitamente una parte di ciò che viene preparato, viene diviso tra parenti e amici,  ma la maggior parte va in beneficenza ai poveri del territorio o donato al Comitato festeggiamenti, durante la questua per la vendita all’asta tradizionale che si tiene la domenica mattina, in cui cade la festa esterna, presso la Piazza Vittorio Emanuele II.

Quest’anno, l’amministrazione comunale ha anche organizzato una dimostrazione della lavorazione del Pane di San Giuseppe, che si terrà questo fine settimana, presso piazza G.B. Celestri, a metà tra la sagra di Via Rinzivillo le bancarelle di Via Caucana. (Vedi depliant comunale). Riportiamo anche la locandina illustrativa delle varie Cene, realizzata dal Comune.

Per maggiore assistenza e informazioni turistiche, il comune ha a disposizione i seguenti numeri di telefono: 331 2606225 (Ufficio turistico del Comune), 3292354783 (Info point).

Dario Di Martino