Gentile Direttore, questa mia presente, a fini divulgativi, come desiderio di migliorare dei servizi essenziali al Bene e alla Salute di noi cittadini.  Grazie e cordiali saluti.
Essere “Pazienti” al Maggiore di Modica.
Determinati termini del variegato e multiforme lessico italiano si adattano magistralmente alla condizione di chi, per necessità sanitarie, si approccia ai vari presidi medici, sopratutto pubblici.
“Pazientare,aspettare, vagare, perdersi”nei meandri della struttura ospedaliera (sopratutto nel nuovo ampliamento), sono stati i verbi che ho dovuto coniugare nel varcare la soglia del Pronto Soccorso del suddetto Ospedale perchè affetta da una crisi d’asma e di “fame d’aria”.

Il Personale, sicuramente gentile e disponibile, deve fare i conti con le varie urgenze ma anche con una esiguità di numero, sopratutto medica, costretta a destreggiarsi tra le due sale da visita, iniziando, magari, con una anamnesi o terapia con un soggetto ricoverato, per passare ad un altro caso, anch’esso urgente e facendo trascorrere un lasso di tempo tale da determinare la fine del turno di lavoro di un Medico e il conseguente passaggio del testimone a chi subentra successivamente, a cui bisogna ripetere, ancora una volta, tutti i sintomi, i disturbi e le condizioni in cui ci si trova.(Ben quasi tre ore di attesa!).
E che dire, poi, dei meandri, dei percorsi, dei labirinti del nuovo ampliamento!

Il lungo percorso, prima, e poi l’attesa nel reparto sotterraneo di Radiologia, per chi soffre di “fame d’aria”, è stato quasi un incubo. Solo la gentile, umana e psicologica prontezza della Signora addetta al Servizio, mi ha permesso di effettuare, in pochi minuti, la necessaria radiografia al torace richiestami dal Medico, efficienza attuata su me perchè condivisa da chi vive questa esperienza per lavoro, quotidianamente, e si trova con altri colleghi a subire un disagio professionale, più volte espresso ma non ascoltato e accolto.

Al filosofo greco Diogene, che girava per le vie con una lanterna accesa, fu chiesto il perchè del suo agire. “Cerco l’Uomo”, rispose!
Chi scrive ha condiviso, per trentacinque anni, con alunni di varie fasce d’età, arricchenti esperienze professionali di insegnamento letterario, ma sopratutto ha condiviso la “Vita”, attenzionando le emozioni, i bisogni, le gioie, le sofferenze, le problematiche dei propri alunni.

L’urgenza umana ci ha visti, a volte, costretti a mettere da parte il fantomatico “Programma” perchè necessitava l’ascolto, il problema, l'”Uomo”, con le mille pieghe del suo animo!

Sicuramente i tagli e le difficoltà economiche, in ogni settore del pubblico impiego, generano problemi (ma ne abbiamo, da sempre, vissuti e affrontati); ognuno di noi può, però, apportare il proprio contributo, essere una “goccia” di acqua benefica e rinfrescante perchè la vita di chi si rivolge a noi, a vario titolo, possa migliorare e ricevere benessere, vivendo il poprio ruolo non come un semplice e freddo dovere ma con una grande  carica umana e professionale.

Facciamo nostro l'”I care” di don Milani: ne gioverà la vita del singolo e della collettività.

Lettera Firmata