L’uomo del petrolio lascia Irminio. Non senza rammarico perché legato col cuore alla Società e al territorio ibleo.

Giampiero Saini, classe ’71, una laurea in Economia con 110 e la lode, è il top manager che ha salvato dal baratro la società e il futuro dei dipendenti, quando i finanziatori erano pronti a chiudere. Adesso le sorti sono in mano ad una nuova governance che non si può permettere di tradire le aspettative degli operatori, molti dei quali cresciuti professionalmente in Irminio. Saini, che ha lasciato nel gennaio 2023 il Consiglio di Amministrazione dopo l’acquisizione dell’azienda da parte di una nuova proprietà, rimanendo comunque responsabile delle attività gestionali della compagnia, ha comunicato di volere lasciare con una mail inviata venerdì, 29 giugno, nella tarda mattinata. “Lascio a testa alta –  si legge nella nota – convinto della bontà del lavoro svolto. Permettetemi di fregiarmi anche del merito di aver salvato la società, ed il posto di lavoro di tutti, in un momento in cui il fallimento era l’ipotesi più plausibile, se non addirittura l’unica possibile almeno a prima vista. Ho preso i miei rischi, mi sono assunto le mie responsabilità ma ho portato la nave in porto. Tutta intera e pronta a ripartire.”

Giampieri Saini, con il quale ci siamo sempre confrontati in questi anni in interlocuzioni private e interviste in tv su Video Mediterraneo e con articoli anche su questo giornale, mi aveva anticipato la sua decisione con una telefonata, il giorno prima di renderla ufficiale: era determinato, consapevole delle conseguenze ma mai rancoroso. Impossibile cercare di trovare una motivazione a questa drastica e, alquanto irremovibile, posizione. A prevalere erano le sue prerogative: allungare lo sguardo verso nuove prospettive future.

L’INTERVISTA

Dimissioni. E’ stata una scelta sofferta o necessaria?

Entrambe le cose. E’ stato come chiudere una lunga storia di amore, una scelta non facile, sicuramente dolorosa ma anche la cosa più giusta da fare. Per entrambi.

Chiuso il sipario sull’Irminio, ci possiamo raccontare qualche retroscena in più sul rischio, scampato per un soffio, della chiusura della società petrolifera. Qual è stato il motivo che ha provocato una crisi senza precedenti?

Mi rimanda con la mente al periodo Covid, quando si scatenò la tempesta perfetta! Crollarono le quotazioni, e quindi i prezzi di vendita, a livelli che non si registravano da decenni, e allo stesso tempo si verificarono problemi tecnici che limitarono la produzione sia nella Concessione Irminio che in S.Anna (operata da ENI). Da un lato quindi i ricavi si ridussero drasticamente, dall’altro i costi continuarono a correre e i debiti iniziarono a cumularsi. Come se non bastasse, si instaurò anche un contenzioso legale con un partner inglese per un valore di qualche decina di milioni di euro

Ha trovato ostacoli per riuscire a salvare le sorti della società?

Mi permetta di dire che è stata una impresa in quanto la situazione era veramente estrema. Ho avuto da un lato la fortuna che i vecchi soci mi hanno dato piena fiducia e carta bianca, dall’altro di incontrare advisors legali (Carnelutti) e finanziari (Accuracy) che mi hanno supportato in maniera egregia, dandomi la necessaria serenità per andare avanti. C’è voluto comunque, mi creda, molto coraggio!

“A volte è solo uscendo di scena che si può capire quale ruolo si è svolto”. Con questa frase ha chiuso la lettera di commiato. Pensa che qualcuno non le sia stato grato?

Le mie azioni, le mie decisioni, non sono mai state finalizzate a cercare approvazione o gratitudine. Mi faccia dire solo che a volte mi sono sentito un po’ solo

Cosa le hanno lasciato 17 anni all’Irminio?

Difficile sintetizzare… Una bellissima esperienza sotto il profilo professionale, relazionale ed umano. E’ un po’ presto per realizzare

Qualche rammarico o pentimento?

Il mio rammarico va al 2017 quando la proprietà cambiò idea all’ultimo momento circa una operazione di workover sul pozzo 6 che era pronta a partire. Sono convinto che quella operazione avrebbe potuto dare nuova linfa e cambiare le sorti della società, evitando il rischio (poi scongiurato) di fallimento e magari consentendo nuovi sviluppi.

Qual è, secondo lei, la forza o la debolezza di una società petrolifera come Irminio?

L’industria petrolifera richiede grandi capitali sia per gli investimenti che poi per gestire la produzione. La forza della Irminio è sicuramente la capacità di mantenere bassi i costi di gestione e rendere quindi profittevoli anche piccoli giacimenti mentre la debolezza è rappresentata dal fatto che, con pochi pozzi in produzione, la società è esposta agli eventi negativi quali problemi tecnici (riduzione produzione) o congiunturali (riduzione quotazione e quindi prezzi)




Cosa direbbe al nuovo AD? E ai dipendenti?

Al nuovo management direi di accelerare sugli investimenti e far tornare la Irminio ai suoi anni migliori, la squadra c’è ed è pronta ad assecondarlo. Ai dipendenti di ricordare che Irminio è una piccola famiglia che ha bisogno del supporto di tutti e quindi di assicurare al nuovo management la stessa disponibilità che hanno dimostrato nei miei confronti

Come immagina il futuro dell’industria mineraria?

Non è facile immaginare un lungo futuro in questo caso. Ci vorranno decisioni politiche coraggiose, prese di posizione decise, in controtendenza a quanto fatto negli ultimi anni. La regione Sicilia ha dalla sua la propria autonomia che potrebbe rivelarsi la carta vincente per garantire continuità all’industria in campo regionale.

Chi ucciderà il petrolio: la politica o gli ambientalisti?

Ahimè lo stanno già facendo entrambi. Nel mio ruolo ho avuto modo di rapportarmi a livello politico con alti esponenti di tutte le forze politiche, sia come Irminio che come associazione Energia Nazionale tra piccoli operatori. Abbiamo per lo più ricevuto solo parole.

Gli ambientalisti invece hanno sempre dimostrato di non conoscere la realtà dell’industria estrattiva. Nei miei 17 anni in Irminio non ho mai visto una goccia di petrolio fuoriuscire e toccare terra.

Che ricordo porterà con sè del territorio ibleo, delle istituzioni, delle forze sociali e dei sindacati con cui si è confrontato e che ha conosciuto?

Un territorio meraviglioso, ricco di bellezze naturali, paesaggistiche, culturali e culinarie. Gente orgogliosa e forte.

Voglio spendere una parola sui sindacati perché anche nella opposizione dei rispettivi ruoli ci siamo sempre confrontati con lealtà e rispetto reciproco, arrivando a sviluppare un rapporto interpersonale molto bello, che mi porterò con me.

Tornerà sicuramente per l’arancina?

Non solo tornerò ma la porterò via con me. Conosce la “Cantunera” di Ibla, Comiso e Modica? Sta per aprire a Roma e sono riuscito ad essere socio di questa avventura! Come vede il mio rapporto con il territorio non si conclude qui!

Viviana Sammito