Una lettera scritta da due genitori liberati dall’angoscia per un’esperienza che si è risolta nel migliore dei modi, con il perfetto ripristino del bene più importante che è la salute del loro bimbo, ora tornato a casa nella sua famiglia, contornato dall’amore dei suoi cari.




Reduci da uno scampato pericolo che ha riguardato il nostro Bambino di sei anni curato con grande impegno dal personale medico e paramedico del reparto di Pediatria dell’ospedale Giovanni Paolo II di Ragusa, abbiamo voluto pubblicare questa lettera che, insieme ai ringraziamenti ai medici e paramedici intervenuti, riportasse alla attenzione gli aspetti più delicati della vicenda.

Abbiamo, infatti, vissuto momenti di grande panico nel tempo occorso tra la grave anemia del bimbo e l’arrivo delle sacche da trasfusione dal Centro trasfusionale che non ha ancora succursali nel nuovo Ospedale Giovanni Paolo II. Sono stati momenti di ansia e di attesa perché aspettavamo il sangue da fuori l’ospedale mentre con grande impegno ed infinita dedizione sia il personale del reparto di pediatria   che di quello di anestesia e rianimazione si occupavano del nostro bambino determinando il lieto fine della vicenda.

Sebbene un po’ più tardi ci siamo resi conto che al lieto fine della vicenda hanno, a monte, contribuito tutti i generosi iscritti all’AVIS della nostra provincia come anche il personale del Centro Trasfusionale che, quotidianamente, si impegna nel ravvivare l’anelito al dono del sangue e, quindi, a perpetuare quella pluridecennale  “lettre de noblesse” che la nostra Ematologia   può vantare in tutta l’Isola ormai da quaranta anni. Per valorizzare ancor più l’operato di chi ci cura quotidianamente e col solo fine del bene supremo di ogni paziente siamo fiduciosi ed auspichiamo che il direttore generale, arch. Angelo Aliquò, conosciuto per la sua sensibilità, doti il nuovo Ospedale, al più presto, di un’emoteca “in situ” con stoccaggio di tutti i gruppi ematici in modo da velocizzare al massimo la fornitura di sangue di tutti i pazienti anemici   sia del pronto soccorso che degli altri reparti.

In quei drammatici momenti ci siamo infatti resi conto  di come la necessità dell’emoteca sia fortemente percepita non solo dai pazienti e dai loro parenti ma anche dai lodevoli addetti ai lavori. Avendone capito l’importanza ce ne facciamo umili latori perché capiamo benissimo che un appello su questo aspetto può e deve essere fatto nelle candide vesti di genitori di un bambino salvato dal dono più civile di una comunità; il sangue umano. 

Lo stesso sangue che in momenti più drammatici salvò anche la Santa vita di Papa Giovanni Secondo patrono del nostro ospedale ed al quale abbiamo affidato le nostre ascoltate preghiere.”

Nicola e Martina

Genitori del Piccolo Giovanni