“Si va avanti ad oltranza, questo è quanto abbiamo deciso di fare”. La conferma arriva da Pippo, un autotrasportare ragusano fermo a Roma.

“Siamo partiti lunedì dalla Sicilia per andare nella Capitale a protestare – ci racconta -. Con i camion abbiamo marciato in direzione Montecitorio. Martedì ci siamo spostati al Ministero dei Trasporti a Porta Pia assieme ai rappresentanti di categoria dove siamo stati ricevuti da rappresentanti del Governo, ma le nostre richieste sono state vane, … rimaste inascoltate. Non abbiamo trovato un punto di incontro. Abbiamo deciso di continuare i blocchi, in Puglia, in Calabria, in Sicilia, ma anche nelle altre Regioni, in tanti stanno condividendo la nostra protesta. Ci spiace – ci racconta ancora l’autotrasportatore –  per i produttori agricoli ragusani e non solo che stanno subendo dei disagi economici notevoli, ma noi siamo allo stremo. Chiediamo principalmente interventi sul ‘caro gasolio’ e alla committenza che ci consegna tardi la merce, di farsi carico delle sanzioni a noi imputate quando arriviamo oltre l’orario consentito allo scarico e scatta la penale e la relativa sanzione.”

I partecipanti ai blocchi dopo il nulla di fatto a conclusione dell’incontro che i rappresentanti della categoria hanno avuto con il viceministro alle infrastrutture e alla mobilità sostenibile Teresa Bellanova, hanno dunque deciso di inasprire la protesta attuando il blocco delle forniture di beni e servizi in tutto il Paese. Decine di tir hanno bloccato il tratto dell’autostrada A1 che va dal casello che conduce all’autostrada Salerno-Reggio Calabria fino alla barriera di Napoli Nord, a Caserta.

Anche in Calabria una trentina di autotrasportatori ha attuato un sit-in nei pressi dello svicolo autostradale di Gioia Tauro. Un’analoga iniziativa, con un’altra quindicina di partecipanti, è stata organizzata anche allo svincolo di Rosarno da dove i due gruppi si uniranno per raggiungere assieme la città di Palmi. E poi ci sono quelli in Sicilia, da Siracusa a Catania, da Palermo a Messina.

La decisione è categorica: inasprire la protesta attuando il blocco delle forniture di beni e servizi in tutto il Paese.

Tra le richieste gli autotrasportatori chiedono di mettere in atto un sistema di regole certo, che peraltro già esiste nell’ordinamento, che consenta di bilanciare il rapporto di lavoro tra autotrasportatore e committente. A oggi c’è un decreto del ministero che prevede un costo minimo per chilometro, da 1,36 euro e 2,50 euro, in grado di coprire le singole voci di costo sostenute dagli autotrasportatori, per esempio per il carburante, per l’autostrada, per il salario dell’autista, e dunque anche la sicurezza del viaggio. Su questo interviene il segretario campano della Fai (Federazione Autotrasportatori italiani) Ciro Russo, e dichiara: “Le società committenti, spesso grandi gruppi, pagano al massimo 1,10 euro a chilometro, e ciò porta gli autotrasportatori a dover necessariamente ridurre la spesa per la sicurezza o altre voci. Il ministero deve dunque controllare ma finora non lo ha fatto.”