Luigi Ammatuna sindacoIl Centro di Prima Accoglienza e Soccorso di Pozzallo è chiuso. Non perché è inagibile ma perché il Prefetto di Ragusa Annunziato Vardè lo ha deciso;  disponendo altresì  il trasferimento dei migranti a Comiso, in c.da Cifali, un centro tra l’altro gestito dagli stessi operatori del C.P.S.A di Pozzallo.

“Non ho capito il motivo della scelta del Prefetto” – ha spiegato con un tono laconico e amaro il sindaco di Pozzallo Luigi Ammatuna-, che ha anche spiegato di non avere ricevuto alcuna comunicazione preventiva da parte di Vardè.

In realtà la frattura tra il primo cittadino pozzallesse ed il massimo rappresentante del governo in provincia si è aperta qualche giorno fa dopo il rifiuto di Ammatuna di firmare la  nuova convenzione del Ministero degli Interni che ha stabilito un finanziamento a testa per ogni migrante di 35 euro compresa di iva, quindi il costo a persona si ridurrebbe a 27 euro, anzicchè di 80 euro.

“Il Prefetto ha chiamato e mi ha detto: <<sindaco firmiamo questa convezione>> ed io ho risposto:  ma come la firmo con queste condizioni la convenzione?. Posso capire che il Ministero per la spending review  tolga 20 euro ma non più della  metà!”.

Il primo cittadino è apparso amareggiato per la decisione unilaterale del Prefetto anche perché il centro di c.da Cifali è gestito dagli stessi operatori e quindi la convenzione vale per entrambi i centri, “Che senso ha tenere chiuso quello di Pozzallo, allora?” si è chiesto il sindaco.

Una razionalizzazione della spesa che Luigi Ammatuna ha etichettato come insignificante perché Lampedusa continua a ricevere finanziamenti anche con il centro chiuso per ristrutturazione; infatti Lampedusa da quasi anno non accoglie clandestini ma continua a ricevere fondi.

La Regione Siciliana addirittura  ha erogato un milione e mezzo per Lampedusa e 500mila per Pozzallo, che continua ad accogliere i profughi accompagnati direttamente  dalle nave militari del dispositivo “Mare Nostrum” .

I COSTI E I VIZI DEI MIGRANTI

Appena un migrante entra al centro  viene servito dal personale come fosse in albergo. Se il pane sembra troppo duro viene rifiutato e se è il periodo del Ramadam il tè deve essere servito dopo le 17. Con i finanziamenti del Ministero il migrante si può anche permettere un pasto al ristorante se il menù servito al centro, del costo di 15euro (colazione, pranzo e cena) non è di suo gradimento. Ottanta euro costa la sua permanenza al centro al giorno.  Ecco per  la “spending review” cosa prevede la convenzione del Ministero dell’Interno: tre schede da 5 euro ciascuna per ogni migrante; un kit che comprende  due tute, quattro magliette,  un paio di scarpe e un paio di ciabatte; un set da barba con asciugami, rasoi, schiuma da barba e bagnoschiuma.  Insomma tutto l’occorrente per trascorrere la permanenza al centro in tutta comodità.

I PASTI BUTTATI

Ci si chiede se è vero se quella foto che ha fatto il giro del web rispecchi la realtà o sia una  messa in scena.

Per il sindaco Luigi Ammatuna l’ultima ipotesi è quella plausibile e ci incalza facendo a noi una domanda: “le pare normale che tutti e dieci vassoietti di pasta erano tutti sistemati in bella mostra e nemmeno una capovolto”??

Allora chi avrebbe architettato e manovrato quelle foto?: “un operatore per ripicca perché faceva tre turni al giorno ora ne fa uno ogni due giorni, prima guadagnava di più e per vendicarsi ha cominciato a strumentalizzare il caso dei pasti”, è la versione del primo cittadino che non ha voluto aggiungere altro perché c’è un’indagine aperta.

Viviana Sammito