Ci sono storie di vita toccanti che emergono dalle dichiarazioni di un egiziano sbarcato ieri a Pozzallo con altri 294 migranti; le storie che trovano un filo logico sul movente della traversata pericolosa verso le coste italiane:  ritrovare un figlio, nato 21 anni fa, che non ha mai visto.

“Ho vissuto in Italia per 10 anni e mi ero fidanzato- ha raccontato- poi la nostra relazione è finita quando è nato nostro figlio ed io per la grande delusione sono tornato in Egitto; adesso voglio trovare mio figlio e riprovare a vivere qui dove sono stato benissimo ”. Lo stesso ha detto che è sempre rimasto in Italia da clandestino, non avendo mai ottenuto titoli che autorizzassero la sua permanenza nello stato italiano. “Non conosco le complete generalità della predetta donna né un suo recapito anche se dal rapporto sentimentale è nato, ben 21 anni fa un ragazzo che non ho mai conosciuto e che oggi sto cercando. Relativamente al mio viaggio che oggi mi ha condotto in Italia faccio presente che ho organizzato tale viaggio quando ancora mi trovavo nel mio paese natìo proprio per trovare mio figlio e vivere qui in Italia dove sono stato benissimo”.

Le indagini sullo sbarco di ieri si sono già concluse con l’arresto di quattro egiziani ritenuti gli scafisti: ALI’ Ahmed, di 23 anni,  MANDUR Mustaphà, di 28 anni, HASEN Muhamed, di 26 anni e MUHAMED Hasen, di 35 anni. Tutti sono  accusati di essersi associati con altri soggetti presenti in Libia al fine trarne ingiusto ed ingente profitto compiendo atti diretti a procurare l’ingresso clandestino nel territorio dello Stato di cittadini extracomunitari. I trafficanti di esseri umani hanno incassato quasi 740.000 dollari: ogni migrante ha pagato in media 2.500$ per un totale di quasi 740.000 dollari che sono andati tutti agli organizzatori ed agli scafisti.

Le indagini della Polizia sono partite già a bordo della nave greca che ha soccorso e trasportato i migranti fino a Pozzallo: dai controlli sulla nave è emerso che i numerosi egiziani controllavano tutto il gruppo di migranti e tra loro vi era qualcuno che godeva di una spiccata autorevolezza sugli altri.

Sino ad oggi, solo nel 2014 sono stati arrestati 77 scafisti. Oggi verranno ascoltati i numerosi minori non accompagnati per chiarire se esistono eventuali responsabilità di soggetti presenti in Italia  per la gestione della loro allocazione.  

La testimonianza:

un giovane siriano

  • Circa un anno fa, vista la precaria situazione che ormai coinvolge il mio paese, la Siria, mi sono determinato a trasferirmi  in Egitto, precisamente nella città di *********, con l’obiettivo di incontrare soggetti che mi avrebbero aiutato ad attraversare clandestinamente il Mediterraneo e giungere in Italia. Una volta raggiunta in aereo **********,  ho preso in affitto una casa ed in tempi successivi sono stato raggiunto da mia moglie e dai miei figli, di cui uno di anni 13 e l’altro 11. Mi sono dato anche da fare dal punto di vista lavorativo, ma la mia attività di venditore di bibite e frutta non è risultata tra le più proficue. Tra l’altro tutta la mia famiglia non si è mai adattata alle condizioni di vita egiziane per cui, come molti miei connazionali, mi sono determinato a non attendere un momento migliore per il mio esodo per l’Italia, rivolgendomi ad elementi  appartenenti a consorterie criminali dedite al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina via mare verso l’Italia. Mi sono rivolto, dunque, ad un mio connazionale il quale mi ha corrisposto il recapito telefonico  di un soggetto. Si continua, a questo punto, nell’escussione del nominato in oggetto e gli si chiede di continuare nelle sue dichiarazioni. Lo stesso fa presente:-///

Una volta la disponibilità di farmi partire per l’Italia, ho deciso di partire solo io per l’Italia e di non portare con me la mia famiglia e ciò a causa dei relativi rischi nonché perché non possedevo tutta la necessaria somma che mi veniva richiesta. Dopo varie trattative, raggiungevo l’accordo relativo alla parte economica del mio viaggio, per un totale di 2.500 $. Fissato il giorno e l’ora, siamo stati tutti quanti privati del nostro bagaglio e poi ci facevano entrare in acqua per raggiungere, dopo pochi metri, una barca, dove salivamo. Una volta che eravamo sulla barca, gli egiziani ci facevano sdraiare sullo scafo della stessa e ci coprivano con alcuni teloni. Omissis…

La navigazione proseguiva per due giorni e fino a quando non si verificava una falla allo scafo dell’imbarcazione per cui la stessa cominciava ad imbarcare acqua. Tutti quanti ci siamo adoperati per liberare l’imbarcazione dall’acqua che entrava, mentre si rendeva indispensabile chiedere i soccorsi in mare a causa della situazione che si stava verificando.

 Viviana Sammito