carabinieri vittoria 3Dalle prime ore della mattinata odierna, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Catania, i Carabinieri del Comando Provinciale di Ragusa e la Squadra Mobile di Caltanissetta, stanno dando esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP del Tribunale di Catania nei confronti di pregiudicati niscemesi, accusati di associazione mafiosa ed estorsioni aggravate dalle modalità mafiose.

Gli arrestati sono considerati appartenenti all’associazione di stampo mafioso denominata “Cosa Nostra”, precisamente allo storico clan Madonia – famiglia di Niscemi, a sua volta facente parte del mandamento di Gela.

Le indagini hanno permesso di far luce sul c.d. fenomeno della “Guardania” nei confronti di titolari di aziende agricole site nei territori di Acate e Niscemi (CL), a cui veniva imposta l’assunzione, con le mansioni di guardiani, di appartenenti al clan.

Gli ulteriori dettagli dell’operazione saranno resi noti in conferenza stampa, questa mattina, alle ore 11:00, presso il Comando Provinciale di Ragusa.

AGGIORNAMENTO ORE 15:15

Estorcevano denaro ai titolari di aziende agricole. L’associazione a delinquere aveva assegnato addirittura degli appositi guardiani ai quali dovevano essere corrisposte mensilmente somme contanti di almeno mille euro e altre regalie varie, come prodotti ortofrutticoli.

A scoprire il tutto i carabinieri di Ragusa e della squadra mobile di Caltanissetta, che, coordinati dalla direzione distrettuale antimafia di Catania, hanno proceduto a smantellare la banda, che, secondo gli inquirenti, è riconducibile allo storico clan Madonia di Niscemi che a sua volta fa parte del mandamento di Gela.

Gli episodi di estorsione contestati agli arrestati sono almeno una mezza dozzina. Le manette sono scattate per i niscemesi Giuseppe Pisano, Giacomo Cultraro e Giuseppe Ferrara, e poi ancora Francesco Amato, vittoriese, Salvatore Di Pasquale, Damiano Rizzo e Sebastiano Montalto. Alcuni di loro sono già noti per reati specifici e sono stati rinchiusi in carcere, mentre ad altri sono stati concessi i domiciliari.