Nessuno dimentichi Mangiagesso
- 6 Giugno 2016 - 13:29
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Mangiagesso distrutta, perlomeno in sostanziale misura. La riserva naturale è andata in fumo nei giorni scorsi. Non mi resta che essere lapidario e conciso nella descrizione del dramma. A mio modo di vedere, come ipotesi, le possibili insufficienze dei finanziamenti reperibili (l’unica certezza nell’ambito delle opere pubbliche, in Italia), complici con buone probabilità le sfortunate contingenze economiche che ammorbano il Paese intero, saranno causa di mancati e adeguati lavori di pulitura e ripristino della riserva naturale. Ovvio, io spero che non sia così. Frequento regolarmente la Riserva di Mangiagesso, soprattutto di inverno, e attecchisco alle beatitudine che essa offre (offriva) sia da un punto di vista estetico, che come mezzo euristico, al fine della media-risoluzione dei miei accidentali scompensi emotivi e ideali. Il luogo del sogno, della fuga, della pausa che ricarica, non c’è più. La faccio breve, non è il momento di tergiversare nella retorica: il corpo forestale ha lavorato bene, per anni!; il luogo era bellissimo, addirittura meraviglioso si prospettava per i tempi a venire (già pregustavo le fronde rigogliose dei più giovani alberelli, recentemente piantati). Io comprendo che lo scoramento per il lavoro perso sarà cruciale pregiudizio nelle valutazioni che si faranno in merito. Quindi quel che occorre adesso, nell’immediato, è non dimenticare, anzi impegnarsi e far sì che nessuno dimentichi. Non è un problema di secondo piano, quello che riguarda la Riserva di Mangiagesso. I suoi effetti benefici per il territorio erano del tutto corrispondenti – dal punto di vista ideale – a quell’interesse per la salute correlato allo smaltimento dei rifiuti, spazio ideologico di concretezza che è stato recentemente oggetto di importanti manifestazioni cittadine. Gli onorevoli, tutte le rappresentanze politiche della nostra area iblea, non dimentichino, e il cittadino si impegni a ricordare loro. Qualcosa si deve poter fare per Mangiagesso, dunque la si faccia.
Gaetano Celestre
Cinà
Un luogo incantevole, fra i più begli angoli naturali del nostro territorio. Chissà quanto tempo e quanto impegno ci vorranno per riportarlo all’antico rigoglìo.
L’incendio, forse doloso, ha cancellato ettari di armoniosa natura… Ma del resto siamo nell’epoca degli incendi distruttivi, ogni giorno ettari di “anima mundi” viene distrutto dagli incendi di agghiaccianti furie…
Chissà se mai riuscirà, l’araba fenice, a risorgere dalle funeste ceneri!
Gaetano Celestre
È tristissimo, quello che ci è capitato; una grande amarezza aleggia sul mio capo da più giorni e offusca i buoni auspici di serenità che mi andavo proponendo per l’estate. Dobbiamo sperare, ancora illudendoci? Non lo so!, è vero, ci resta solo la speranza per tirare avanti, ma rassomiglia sempre più a un inganno. Speriamo lo stesso, va bene, ma soltanto in questa accezione razionale: che coloro i quali possono fare qualcosa la facciano, come residuo di fiducia nell’umanità.