adele puglisiUna donna “buona, solare, che amava viaggiare e il mare”. Era così per gli amici e i parenti Adele Puglisi, 54 anni, una delle vittime italiane della strage di Dacca. Assassinata alla vigilia del suo rientro a Catania, dove abitava, anche se nella sua città d’origine, raccontano i vicini, “stava al massimo 20 giorni l’anno”, perché, spiegano, “era sempre in giro per il mondo per il suo lavoro”. Era lei stessa a descriversi così sul suo profilo Facebook, pubblicando sue foto al sole e al mare.

Lei vittima del terrorismo islamico su Fb il 16 novembre del 2015 aveva postato la prima pagina di ‘Libero’ sulla strage di Parigi commentando il titolo (‘Bastardi islamici’) con un secco “è vergognoso” e aderendo a una petizione che lo contestava. Ma sul social network ricostruiva anche la sua vita lavorativa: era a Studiotex fino al 2010, poi è partita e si è trasferita nello Sri Lanka. Fino ad aprile del 2014 quando ha cominciato a lavorare per Artsana, come manager quality control a Dacca.

A Catania abitava in un antico palazzo di una stretta via di uno storico rione, dove sarebbe dovuta ritornare oggi. Probabilmente la cena al ristorante Holey Artisan Bakery, che è stata fatale a lei e altri otto italiani, era per salutare una sua amica, Nadia Benedetti, anche lei uccisa dai terroristi, prima di partire dal Bangladesh per la Sicilia.

L’aspettavano per ieri sera suo fratello Matteo e suo cugino Costantino, a Punta Secca, frazione di Santa Croce di Camerina, nel Ragusano, diventata famosa perché tra le location della serie televisiva il ‘Commissario Montalbano’. Nel borgo marinaro la sua famiglia trascorre le vacanze nella casa dove viveva il padre, un ufficiale dell’esercito.

Ed era lì che, secondo amici più cari, la donna voleva trasferirsi, visto che era stanca e pensava di lasciare il lavoro all’estero. Il fratello Matteo, nell’apprendere la notizia della sua morte, è stato colto da malore ed è stato soccorso da alcuni familiari. La famiglia era in apprensione da ieri, perché Adele Puglisi non era contattabile dopo che si era diffusa la notizia dell’attentato a Dacca.

Nel palazzo di Catania non c’è un citofono e i cognomi quasi illeggibili sono scritti su una tavoletta di legno. “Era una donna riservata e cortese – afferma un vicino – la conoscevo da anni, ma qui c’era sempre poco: stava alcuni giorni e poi ripartiva, era sempre impegnata all’estero per lavoro”. In suo onore e delle altre vittime italiane della strage di Dacca il sindaco di Catania, Enzo Bianco, ha proclamato per lunedì prossimo il lutto cittadino.

 

Fonte: GDS