Ha fatto di tutto per rendere giustizia al fratello, per accendere i riflettori su una vicenda molto simile a quella di Manduria che ha inorridito l’Italia, perché i responsabili della morte violenta di Angelo ricevessero una punizione. Invano. Oggi, mercoledì 15 maggio 2019, come la sorella della vittima temeva, il Tribunale dei Minori di Catania ha concesso l’istituto della Messa alla Prova ai due giovanissimi che il 19 gennaio 2017 hanno picchiato con inaudita violenza (“come una mitragliatrice” avrebbe fatto a tempo a denunciare ai carabinieri lui stesso) il sessantaquattrenne Angelo Partenza, a Modica.

In seguito a quelle botte, concentratesi sul capo, e al conseguente ematoma subdurale, l’uomo sarebbe poi deceduto nella notte tra il primo e il due febbraio 2017, come ha stabilito il dott. Giuseppe Iuvara, il medico legale che ha effettuato l’autopsia e che ha ricollegato direttamente la causa del decesso ai colpi inferti dai due ragazzi, in particolare il più grande dei due, che all’epoca aveva 16 anni: l’altro, che ne aveva 15, era un vicino di casa della vittima e con un gruppo di coetanei non perdeva occasione per tormentarlo.

I due giovani modicani, G. A. L., che nel frattempo è diventato maggiorenne, e l’amico, che ha appena compiuto 17 anni, identificati dai carabinieri sulla scorta della denuncia presentata da Partenza all’indomani del pestaggio, sono stati indagati dalla Procura dei Minori di Catania per il gravissimo reato di omicidio preterintenzionale in concorso, peraltro con la circostanza aggravante  “di aver profittato di circostanze di tempo, di luogo o di persona, anche in riferimento all’età, tali da ostacolare la pubblica o privata difesa”. E a conclusione delle indagini preliminari il Pubblico Ministero minorile titolare del procedimento penale, la dott.ssa Silvia Vassallo, ne ha chiesto il rinvio a giudizio. Ma all’udienza preliminare i loro avvocati hanno chiesto prima il rito abbreviato e quindi hanno rilanciato con la richiesta dell’istituto della MAP, che verosimilmente sarebbe stata già accordata nell’udienza dello scorso 5 dicembre se il Sostituto Procuratore non si fosse dichiarata dapprima contraria e poi avesse chiesto dell’altro tempo per approfondire la personalità dei due imputati, con conseguente rinvio all’udienza odierna. Impossibile per i familiari della vittima, assolutamente contrari a questo beneficio, anche in rapporto alla gravità del crimine commesso, dare un proprio parere in aula: nei procedimenti minorili non è neppure prevista la costituzione di parte civile.




La sorella Giuseppa, che è supportata da Studio 3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, ci ha comunque provato in ogni modo a fare sentire la sua voce e le sue ragioni, anche nei confronti dell’opinione pubblica, ma non è servito. Nell’udienza odierna, con il bene placito (stavolta) anche del Pm, il collegio del Tribunale dei Minori catanese presieduto dal giudice dott.ssa Alessandra Chierego ha concesso la messa alla prova per i due ragazzi, stabilendo due programmi differenziati, dato che il più grande lavora (presso una sala giochi), mentre l’altro è disoccupato. Entrambi dovranno sostenere un periodo di prova della durata di trenta mesi: il più giovane dovrà frequentare anche un corso professionale e svolgere attività lavorativa, e poi tutti e due dovranno svolgere attività “ricreative”, come recita l’ordinanza, e di volontariato presso un’associazione di Modica, nonché sottoporsi a periodici incontri clinici con degli psicologi assieme ai genitori. Gli assistenti sociali hanno dato la disponibilità per iniziare il percorso da settembre, ma nei mesi da maggio ad agosto dovranno comunque “attenzionarli” e impegnarli in attività consimili. Il procedimento penale a loro carico è solo sospeso, non estinto: lo sarà se i due imputati, che saranno seguiti ciascuno anche da un giudice onorario, avranno dimostrato di aver superato questo percorso di recupero. I loro legali, peraltro, se le cose dovessero procedere bene, avranno anche la facoltà di chiedere un termine anticipato rispetto ai due anni e mezzo stabiliti.

Un epilogo per il quale la signora Partenza, che ha partecipato all’udienza trovandosi così di fronte ai due imputati e alle loro madri, ha gridato allo scandalo. “E’ successo ciò che temevamo e che in fondo sapevamo; erano già tutti d’accordo: è l’ennesima beffa dello Stato italiano contro i più deboli – lamenta Giuseppa Partenza – I ragazzi non hanno capito nulla della messa alla prova, alla fine dell’udienza si scambiavano il “cinque” con i loro avvocati: una scena vergognosa, così come gli sguardi di sfida delle loro madri, se penso che hanno ucciso una persona indifesa e che non faceva male a nessuno, mio fratello. L’unica cosa che hanno ben capito è che l’hanno fatta franca ancora una volta, perché di volte ce ne sono state altre, prima, e ce ne saranno altre, dopo. Ci scandalizziamo tanto di fatti come Manduria, parliamo di deriva giovanile, ma se questa è la giustizia, la società italiana se lo merita. Ci meritiamo queste tragedie”.