“La passerella di cemento che è stata installata in Via Castello e che ha dato modo ai soliti di sfoggiare tutta la loro retorica populista non è altro che un’installazione momentanea per dare la possibilità di ristruttura un piccolo palazzo storico situato proprio in quella via”. Così il Sindaco di Modica, Ignazio Abbate, interviene a seguito delle polemiche sorte in questi giorni dopo che le foto della passerella sono state caricate sul web proprio con lo scopo di fomentare la gente con notizie false: “Leggo di appelli, di ricorsi alla magistratura, alla sovrintendenza. E mi viene francamente da ridere. Anche perché conosciamo tutti i personaggi da cui arrivano. Eppure bastava poco a capire che si tratta di una struttura provvisoria. Bastava notare la plastica messa sotto, bastava informarsi per capire che già in altre zone di Modica è stata adottata la medesima struttura, poi rimossa senza lasciare tracce. Tant’è che nessuno (se non i residenti delle zone interessate) se ne era mai accorto.

La passerella in cemento è necessaria per fare arrivare fin lassù materiali e mezzi di lavoro, il cui peso non sarebbe sopportato da una analoga struttura in legno.

La ditta che sta eseguendo i lavori ha inoltre dovuto lasciare una caparra per eventuali danni alla scalinata, garantendoci la completa, indolore rimozione una volta finiti i lavori. Voglio ergere questa scivola della discordia a simbolo della rinascita del nostro centro storico. Mentre in tantissime città il centro storico è sempre più un deserto abbandonato, a Modica ha ancora un cuore pulsante. Sono tantissime le richieste di lavori di ristrutturazione che riceviamo ogni anno inerenti edifici del centro storico che si trasformano spesso in strutture ricettive.

Grazie al turismo, grazie all’appeal sempre più forte che Modica ha e che ha spinto tanta gente proveniente dal nord Italia o dall’Europa ad acquistare queste abitazioni, simbolo della Modica che fu. Quindi ben vengano le passerelle provvisorie. Con buona pace dei nostri oppositori che ci sono scivolati clamorosamente”.