Il 23 maggio del 1992 una bomba posizionata sull’autostrada all’altezza di Capaci fa saltare in aria l’auto su cui viaggia il giudice Giovanni Falcone. Con lui la moglie, il magistrato Francesca Morvillo, e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.

32 anni dopo “la strage di Capaci”, la memoria resta e non passa, e anche quest’anno viaggia sulle gambe degli studenti che da ogni parte d’Italia raggiungono Palermo per le iniziative in sua memoria. Così oggi, nel giorno dell’anniversario, la Fondazione Falcone dedica la giornata al ricordo delle vittime della tragedia sul lavoro di Casteldaccia.

Il minuto di silenzio alle 17.58

Anche per questo 23 maggio saranno tanti i momenti di memoria nel segno di un passato che non va dimenticato. Concerti, spettacoli teatrali, appuntamenti per bambini, film in tv e tanto altro per commemorare l’anniversario della Strage di Capaci. Dalle ore 10.30 alle ore 11.45 in diretta Rai, dal palco allestito nel parco del Museo del presente sarà possibile accedere per seguire il momento della cerimonia di presentazione, alla presenza dei vertici dei partner istituzionali che interverranno, tra i quali il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, il sindaco Roberto Lagalla, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, la presidente della Commissione Parlamentare Antimafia Chiara Colosimo e Louis J. Freeh, già direttore generale dell’Fbi e amico di Giovanni Falcone.

Dalle ore 17 alle ore 17.58 sarà possibile partecipare al tradizionale concentramento di commemorazione civile all’Albero Falcone, in via Notarbartolo, simbolo di aggregazione sociale sin dalle ore successive alla strage di Capaci. A seguire, in forma riservata, alle ore 19 sarà celebrata la messa di suffragio nella basilica di San Domenico in memoria delle vittime della strage di Capaci.

Giovanni Falcone  muore nella comunemente detta strage di Capaci, il 23 maggio 1992. Stava tornando da Roma, come era solito fare nei fine settimana. Il jet di servizio, partito dall’aeroporto di Ciampino intorno alle 16.45, arriva a Punta Raisi dopo un viaggio di cinquantatre minuti. Lo attendono quattro autovetture: tre Fiat Croma, gruppo di scorta sotto comando del capo della squadra mobile della Polizia di Stato, Arnaldo La Barbera.

Appena sceso dall’aereo, Falcone si sistema alla guida della vettura bianca e, accanto a lui, prende posto la moglie Francesca Morvillo, mentre l’autista giudiziario Giuseppe Costanza occupa il sedile posteriore. Nella Croma marrone c’è alla guida Vito Schifani, con accanto l’agente scelto Antonio Montinaro e, sul retro, Rocco Di Cillo. Nella vettura azzurra ci sono Paolo Capuzzo, Gaspare Cervello e Angelo Corbo. La Croma marrone è in testa al gruppo, segue la Croma bianca, guidata da Falcone e, in coda, la Croma azzurra. Alcune telefonate avvisano i sicari che hanno già sistemato l’esplosivo per la strage, della partenza delle automobili.

Le auto lasciano l’aeroporto imboccando l’autostrada in direzione Palermo. La situazione appare tranquilla, tanto che non vengono attivate neppure le sirene. Su una strada parallela, una macchina si affianca agli spostamenti delle tre Croma blindate, per darne segnalazione ai killer in agguato sulle alture sovrastanti il litorale; sono gli ultimi secondi prima della strage.

Otto minuti dopo, alle ore 17.58, presso il chilometro 5 della A29, una carica di cinque quintali di tritolo, posizionata in un tunnel scavato sotto la sede stradale nei pressi dello svincolo di Capaci-Isola delle Femmine, viene azionata per telecomando da Giovanni Brusca, il sicario incaricato da Totò Riina. Pochissimi istanti prima della detonazione, Falcone si era accorto che le chiavi di casa erano nel mazzo assieme alle chiavi della macchina e le aveva tolte dal cruscotto, provocando un rallentamento improvviso del mezzo. Brusca, rimasto spiazzato, preme il pulsante in ritardo, sicché l’esplosione investe in pieno solo La Croma marrone, prima auto del gruppo, scaraventandone i resti oltre la carreggiata opposta di marcia, sin su un piano di alberi; i tre agenti di scorta muoiono sul colpo.

La seconda auto, la Croma bianca guidata dal giudice, si schianta invece contro il muro di cemento e detriti improvvisamente innalzatosi per via dello scoppio. Falcone e la moglie, che non indossano le cinture di sicurezza, vengono proiettati violentemente contro il parabrezza. Falcone, che riporta ferite solo in apparenza non gravi, muore dopo il trasporto in ospedale a causa di emorragie interne. Rimangono feriti gli agenti della terza auto, la Croma azzurra, e si salvano miracolosamente anche un’altra ventina di persone che al momento dell’attentato si trovano a transitare con le proprie autovetture sul luogo dell’eccidio.

La detonazione provoca un’esplosione immane e una voragine enorme sulla strada. In un clima irreale, e di iniziale disorientamento, altri automobilisti e abitanti dalle villette vicine danno l’allarme alle autorità e prestano i primi soccorsi tra la strada sventrata e una coltre di polvere.

Circa venti minuti dopo, Giovanni Falcone viene trasportato sotto stretta scorta di un corteo di vetture e di un elicottero dell’Arma dei Carabinieri, presso l’ospedale Civico di Palermo. Gli altri agenti e i civili coinvolti vengono anch’essi trasportati in ospedale mentre la Polizia Scientifica esegue i primi rilievi e i Vigili del Fuoco espletano il triste compito di estrarre i corpi irriconoscibili di Schifani, Montinaro e Di Cillo.

Intanto i media iniziano a diffondere la notizia di un attentato a Palermo e il nome del giudice Falcone trova via via conferma. L’Italia intera, sgomenta, trattiene il fiato per la sorte delle vittime con tensione sempre più viva. Alle 19.05, ad un’ora e sette minuti dall’attentato, dopo alcuni disperati tentativi di rianimazione Giovanni Falcone muore a causa della gravità del trauma cranico e delle lesioni interne. La moglie – Francesca Morvillo – morirà anch’essa poche ore dopo.