La cassazione rigetta le istanze dei killer di “Peppi u tedescu”
- 3 Novembre 2011 - 23:08
- 0
La Corte di Cassazione, ha rigettato i ricorsi che erano stati presentati dagli autori dell’omicidio dello sciclitano Giuseppe Drago, ucciso il 28 ottobre 2007 a Scicli.
Le istanze presentate, tendevano ad ottenere le attenuanti e la legittima difesa, non ammesse in primo grado dal Gup del Tribunale di Modica, Maurizio Rubino. Nel mese di marzo del 2010 la Corte d’Appello di Catania aveva rimodulato le sentenze.
Ad Antonino Ferrante (nella foto), meglio conosciuto come “Tony”, e alla sorella Elena, erano stati inflitti cinque anni ciascuno, dieci anni a Maria Ferrante, mentre quattro anni erano stati sono stati inflitti, al pastore Giovanni Pacetto. I Ferrante e Pacetto erano stati ritenuti componenti del commando che uccise a colpi di fucile a canne mozze e di una pistola calibro 7,65 Giuseppe Drago,“Peppi u tedescu”, così conosciuto per avere trascorso alcuni anni in Germania. L’accusa era di omicidio aggravato in concorso e detenzione illegale di arma da fuoco e favoreggiamento. Pacetto ha sempre sostenuto di non avere assolutamente fornito le armi ma di averle, dopo, nascoste in un posto sicuro.
Tony Ferrante avrebbe agito per i ripetuti soprusi di Drago, per ottenere metadone. All’ennesimo rifiuto da parte di una delle due sorelle, la vittima se la sarebbe presa con la madre, Rita Cangialossi.
Quella sera di ottobre di quattro anni fa, “u tedescu”, si era recato nell’abitazione della madre dei Ferrante al quartiere jungi, minacciandola e poi ferendola lievemente con le schegge del vetro di una finestra della casa, contro la quale l’uomo aveva lanciato un grosso masso. Subito dopo Drago, si recò presso la baracca di frutta sita in viale 1° maggio gestita ai tempi dai Ferrante, tentando di appiccare un incendio. Fu allora che Tony Ferrante e le due sorelle, decisero di eliminarlo.
L’omicidio avvenne proprio davanti alla porta dell’abitazione di Giuseppe Drago, in via Sette Fratelli Cervi, al Villaggio Jungi.
La Cassazione ha condannato i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di parte civile.