incidente la loggia 3Il giudice Elio Manenti del tribunale di Ragusa ha condannato a 6 anni di reclusione S. R., 67 anni di Ragusa, l’automobilista che il 15 agosto del 2013 causò l’incidente nel quale venne distrutta un’intera famiglia, con la morte di Salvatore Cilia, 42 anni, e delle due figlie Martina e Mariarita, di 5 e 10 anni.

La moglie e madre delle bimbe, G. S., unica superstite al tragico evento, assistita da Giesse Risarcimento Danni, società specializzata nel risarcimento di incidenti stradali con sede a Catania e Canicattì, sta ora portando avanti in sede civile la richiesta di risarcimento danni nei confronti della compagnia assicurativa.

Erano da poco passate le 17 di quel tragico ferragosto quando sulla statale 514 Ragusa–Catania, nel tratto all’altezza di Chiaramonte Gulfi, S. R. andò a scontrarsi contro l’auto della famiglia Cilia.

Secondo quanto ricostruito dal consulente tecnico nominato dal Pm, «nell’affrontare una curva ad ampio raggio, con manto stradale reso viscido dalla pioggia, S. R. perse il controllo del mezzo e invase con la parte anteriore sinistra la corsia di marcia opposta», sulla quale proprio in quegli istanti sopraggiungeva la Lancia K con a bordo la famiglia Cilia.

Inevitabile, a quel punto, lo schianto, devastante. Ad avere la peggio fu Salvatore Cilia, alla guida della Lancia, morto ancor prima dell’arrivo dei soccorsi. La figlia Martina, soccorsa ed elitrasportata ancora viva all’ospedale Cannizzaro di Catania, spirò poche ore più tardi, nella notte, per un gravissimo politrauma. Malgrado tutte le speranze, dopo 5 giorni di lotta si spense infine anche la figlia maggiore, Maria Rita, di soli 10 anni, anche lei a causa di un gravissimo politrauma. L’unica superstite fu così la mamma delle due bimbe, che subì diverse lesioni e un lungo ricovero presso l’ospedale Guzzardi di Vittoria. Se la cavarono invece con semplici ferite guaribili in 30 giorni sia S. R., la moglie e il figlio.

Dalla perizia del consulente tecnico è anche emerso che al momento dell’urto l’auto di S.R. viaggiava a 104 chilometri orari, nonostante il limite in quel tratto fosse di 90. Salvatore Cilia, sempre in base alla ricostruzione del consulente tecnico, viaggiava invece a una prudente velocità di 80 chilometri orari e interamente sulla propria corsia (più verso la linea di mezzeria che verso al margine destro, particolare che comunque non avrebbe evitato lo schianto secondo il parere del consulente).

Da qui la condanna, inflitta in base alla vecchia normativa in vigore prima dell’introduzione dell’omicidio stradale, che oltre a 6 anni di reclusione comporta per S. R. anche la sospensione della patente di guida per 2 anni.

«E’ una delle condanne più dure mai emesse nella giurisprudenza pre omicidio stradale – sottolineano Ivan Greco e Diego Ferraro, responsabili delle sedi di Catania e Canicattì di Giesse – La richiesta del Pm era di 4 anni, ma alla luce della gravissima condotta colposa di S. R., ricostruita minuziosamente anche grazie al lavoro di tecnici, periti e del legale fiduciario Giuseppina Messina, il giudice ha applicato una pena ancor più severa. Attendiamo ora la decisione del giudice civile in merito alla quantificazione dell’entità reale del danno».

 

 

 

 

 

Bruno Colombo