di Viviana Sammito

La più grande tragedia di sempre si è consumata ieri davanti alle coste libiche. 950 circa sono i migranti morti davanti all’imbarcazione intervenuta per salvarli. Continua l’ondata di sbarchi a Pozzallo: alle 2 di notte si sono concluse le operazioni mentre il centro di primo soccorso ed accoglienza è saturo. 

 Un superstite del Bangladesh ne è sicuro: a cadere in acqua e a morire sono almeno 850 compagni di viaggio, altri 100 erano stipati nella stiva, chiusi dagli scafisti all’interno, senza la possibilità di uscire per salvarsi. Sono quelli che pagano di meno perché non hanno soldi e quindi a nessuno importa se arrivano vivi o morti. Nella stiva vengono fatti sistemare i più deboli, anche  le donne sole con i bambini. Perché anche tra i disperati c’è chi è più disperato. E’ stato un testimone a raccontarlo agli inquirenti dopo essere stato trasferito in elisoccorso all’ospedale di Catania. Gli altri 27 salvi sono arrivati con la nave italiana Gregoretti  intorno alle 8 al porto de La Valletta, a Malta ma faranno rotta verso Catania.  24 i cadaveri trovati. A metà mattina hanno recuperato un ragazzino, avrà avuto tra i 10 e i 15 anni al massimo. Era a faccia in giù, in mezzo ad una chiazza di nafta.  La più grave sciagura del mare dal dopoguerra si è consumata davanti ai soccorritori perché il barcone, partito da un porto a 50 chilometri da Tripoli, si è capovolto sia perché non era in grado di portare “diverse centinaia di persone” ed era “sovraccarico di migranti”, sia perché i migranti si sono spostati in un unico punto, negli attimi concitati del trasbordo.

Tragedie di questa portata non si erano ancora verificate. E’ lutto in molte città siciliane per la perdita di 900 vite di immigrati.   Nella rotta più letale del mondo per migranti e per chi cerca asilo di vite se ne sono spezzate tante. Anche a pochi metri dalla riva.

sbarco sampieri (2)Era il 30 settembre 2013 quando 13 migranti muoiono dopo avere toccato terra sulla spiaggia Renelle- Trippatore, a Sampieri, in territorio di Scicli (foto a lato) Costretti a scendere dall’imbarcazione per alleggerire il carico perché si è arenata, sono stati presi a cinghiate, inghiottendo troppa acqua.  Arrivati a riva neanche i primi soccorsi di alcuni residenti della zona sono serviti a compiere il miracolo.  Intorno alle 11 di quella tragica mattina lo scenario era quello di un cimitero a cielo aperto. 13 corpi, tutti giovani, alcuni di loro oggi  senza un nome sulla bara. Quattro giorni dopo, un’altra tragedia della tratta degli esseri umani.

Era il 3 ottobre 2013, isola dei conigli, Lampedusa. 366 vittime. Quando hanno tirato fuori i morti che erano rimasti nella stiva, li hanno trovati ancora accucciati. I bambini abbracciati alle mamme. Il relitto trova ancora oggi una collocazione: è inabissato sui fondali e  al suo interno, come una grande bara, le centinaia di cadaveri.

Quest’anno,  l’11 febbraio al largo delle coste di Lampedusa 29 profughi sono morte  per ipotermia. I migranti facevano parte del gruppo di 105 profughi messi in salvo la notte precedente.

Tanti e tanti altre, questi solo per citarne alcuni.

Ma come smettere di seminare morti e programmare partenze dalla Libia?  Con chi aprire un’interlocuzione se in Libia non c’è un governo?

Renzi propone “interventi mirati sugli scafisti, persone che vanno affidate alla giustizia. L’Italia ne ha arrestati 976, possibile lo facciamo solo noi?”. “Penso che il Consiglio europeo potrà tenere una posizione unanime e condivisa” sui temi della Libia e dell’immigrazione.

“Un consiglio d’Europa che si deve svolgere in Italia, anzi in Sicilia, perché dobbiamo finirla con le lacrime di coccodrillo dei commissari europei che vengono in ogni ecatombe a piangere”.  Da Catania il governatore Rosario Crocetta rilancia quanto aveva affermato ieri poco dopo la notizia del tragico naufragio nel Mediterraneo e rimarca le varie difficoltà che soprattutto in Sicilia si verificano a seguito degli sbarchi.

Un’efficiente sinergia tra Prefetture italiane  e il ministero dell’Interno, fino ad oggi, ha permesso di affrontare senza difficoltà l’emergenza sbarchi. Ma è solo l’inizio di un lungo flusso migratorio. Appena sbarcati, i migranti vengono smistati in altri centri d’Italia, quindi non rimangono nel porto dove sbarcano, sarebbe impossibile contenerli tutti: vengono trasferiti con aerei e pullman in tutta Italia. Se questo meccanismo s’inceppa, si rischia il fallimento della macchina dell’accoglienza.

A lanciare il monito è stato il prefetto di Ragusa, Annunziato Vardè che ha anche illustrato i numeri dell’immigrazione a Ragusa: in soli 3 giorni, dal 12 al 14 aprile sono arrivate 661 persone che si sono sommate alle 320 sbarcate lo scorso 4 aprile, tra cui 180 arrivate via terra dopo essere arrivati a Messina e Porto Empedocle. Pozzallo nel 2014 ha ospitato 30mila migranti. Il prefetto ha parlato di buoni risultati raggiunti.

Il fenomeno migratorio però non deve essere solo un problema italiano, ma anche europeo e dell’Onu, ha avvertito il prefetto Vardè.

“Il governo sta conducendo una battaglia in sede europea per ottenere un maggior coinvolgimento, in primis, degli stati europei per la disponibilità  l’accoglienza, per la revisione del regolamento di dublino e la normativa che va rivista in sede europea”. L’Italia con la Sicilia è frontiera dell’europea e questo richiede un maggiore impegno dell’europea stessa ma è un problema anche dell’Onu perché si deve intervenire in Libia, dove la situazione è drammatica e questo provoca un esodo biblico.  Bisogna intervenire con una forza multinazionale  di pace per dare stabilità alla Libia”.  Il prefetto ha voluto altresì rassicurare la cittadinanza sulle ipotesi di infiltrazioni di terroristi dell’Isis nei barconi degli immigrati. “Mi sento di non drammatizzare  perché il terrorista che vuole fare un attentato non arriva con il barcone; il terrorista ha altri mezzi e canali, sono altre le dinamiche”.

E intanto gli sbarchi continuano. Sono in buone condizioni di salute e sono stati trasferiti al porto di Pozzallo per le consuete operazioni di foto segnalamento ed identificazione. Sono sbarcati intorno all’una e trenta al porto di Pozzallo 99 migranti, di nazionalità siriana, palestinese ed egiziana.  Sono 57 uomini, 13 donne ed il resto minori con un paio di neonati. Il gruppo è stato intercettato a 150 miglia ad est di Portopalo in un gommone ed è stato soccorso da una nave mercantile “Sagittarius”, battente bandiera turca.
 La Polizia Giudiziaria è già al lavoro per identificare gli scafisti.
 Il centro di accoglienza di Pozzallo è già al collasso: sono circa 400 le persone  ospitate, 300 i migranti che si trovavano al centro da qualche giorno e 99 quelli arrivati la scorsa notte. La struttura ne può ospitare massimo duecento: quindi c’è un sovraffollamento del doppio della capienza consentita. Stamattina infatti sono stati avviati i trasferimenti in altri centri d’Italia per consentire al centro di svuotarsi per potere accogliere i nuovi arrivati. I minorenni, in tutto 43, sono ospiti al centro Mediterranean Hope, casa delle culture di Scicli.