ospedale interno“Il reparto di Malattie Infettive di Ragusa non sarà soppresso e anzi fungerà da supporto a quello del Maggiore sulla base di una specifica rimodulazione”. Lo ha ribadito il direttore dell’Unità operativa di Malattie infettive del Maggiore di Modica e dell’ospedale Civile di Ragusa, Antonio Davì, ieri pomeriggio, nella biblioteca dell’ospedale ragusano, intervenendo sull’approccio che un medico deve affrontare quando si trova in presenza di un migrante ricoverato.  Il dottor Davì ha presentato qualche dato riguardante le patologie infettive che hanno colpito gli immigrati. “Diremmo che in un anno – ha riferito – ci sono stati al massimo una quindicina di malati di tubercolosi, qualche caso di sieropositività all’Aids, di meningite e di malaria. Molti più casi, invece, per quanto riguarda la scabbia. Sono numeri proporzionati con la media nazionale. Non c’è, dunque, alcun allarmismo per l’area iblea. Il dirigente dell’Unità operativa ha spiegato anche il rapporto che s’instaura con un soggetto con cultura e lingua diverse, che arriva in Italia dopo un viaggio stremante e un’esperienza di vita traumatica.

“Abbiamo a che fare con una figura nuova  – ha affermato Davì –  appunto quella di un paziente, il migrante, che sbarca con problemi e un vissuto personali differenti da quelli a cui siamo abituati, così come differente sono la religione, gli usi e i costumi. La maggior parte di queste persone è assolutamente sana, eccezion fatta per le debilitazioni dovute al viaggio, fratture da cadute, qualche polmonite. Ecco perché la gestione del profilo del migrante coinvolge da un lato aspetti scientifici, dall’altro quelli umanitari. Altrimenti ne rischia di venire fuori uno scenario che coinvolge anche aspetti di tipo sociale. Non dobbiamo stigmatizzare la figura del migrante perché le ricadute possono essere negative pure per la nostra società”.

Don Occhipinti, a conclusione dei lavori, ha voluto sottolineare l’importanza del lavoro svolto dai medici di malattie infettive in un periodo storico molto delicato come quello attuale.

Viviana Sammito