Abbiamo deciso di pubblicare questa lettera scritta da un Sindaco, che non appartiene alla nostra provincia. Ma il problema evidenziato in questa missiva crediamo appartenga a tutta l’Europa e forse, anzi sicuramente oltre.

Anche il cimitero di  Scicli, “ospita”  cadaveri di clandestini annegati durante l’attraversamento del Mediterraneo; c’è una zona del cimitero appositamente creata per i morti ignoti, quelli caduti sul campo dell’immigrazione.

Il tragico fatto più noto è quello accaduto esattamente 7 anni fa. La notte tra il 17 e il 18 novembre 2005  furono ripescati tra Sampieri e Pisciotto 9 cadaveri. Il Comune ha provveduto dopo qualche giorno a dare a questi ignoti  una degna sepoltura; ad oggi, nessun parente si è fatto vivo. E’ consuetudine  vedere cittadini che si recano a trovare i propri cari defunti, deporre anche un fiore sulle tombe di questi ignoti naufraghi.

Riportiamo sotto la lettera del Sindaco di Lampedusa.

“Sono il nuovo Sindaco delle isole di Lampedusa e di Linosa. Eletta a maggio, al 3 di novembre mi sono stati consegnati già 21 cadaveri di persone annegate mentre tentavano di raggiungere Lampedusa e questa per me è una cosa insopportabile.

Per Lampedusa è un enorme fardello di dolore. Abbiamo dovuto chiedere aiuto attraverso la Prefettura ai Sindaci della provincia per poter dare una dignitosa sepoltura alle ultime 11 salme, perché il Comune non aveva più loculi disponibili. Ne faremo altri, ma rivolgo a tutti una domanda: quanto deve essere grande il cimitero della mia isola? Non riesco a comprendere come una simile tragedia possa essere considerata normale, come si possa rimuovere dalla vita quotidiana l’idea, per esempio, che 11 persone, tra cui 8 giovanissime donne e due ragazzini di 11 e 13 anni, possano morire tutti insieme, come sabato scorso, durante un viaggio che avrebbe dovuto essere per loro l’inizio di una nuova vita. Ne sono stati salvati 76 ma erano in 115, il numero dei morti è sempre di gran lunga superiore al numero dei corpi che il mare restituisce.

Sono indignata dall’assuefazione che sembra avere contagiato tutti, sono scandalizzata dal silenzio dell’Europa che ha appena ricevuto il Nobel della Pace e che tace di fronte ad una strage che ha i numeri di una vera e propria guerra. Sono sempre più convinta che la politica europea sull’immigrazione consideri questo tributo di vite umane un modo per calmierare i flussi, se non un deterrente. Ma se per queste persone il viaggio sui barconi è tuttora l’unica possibilità di sperare, io credo che la loro morte in mare debba essere per l’Europa motivo di vergogna e disonore. In tutta questa tristissima pagina di storia che stiamo tutti scrivendo, l’unico motivo di orgoglio ce lo offrono quotidianamente gli uomini dello Stato italiano che salvano vite umane a 140 miglia da Lampedusa, mentre chi era a sole 30 miglia dai naufraghi, come è successo sabato scorso, ed avrebbe dovuto accorrere con le velocissime motovedette che il nostro precedente governo ha regalato a Gheddafi, ha invece ignorato la loro richiesta di aiuto. Quelle motovedette vengono però efficacemente utilizzate per sequestrare i nostri pescherecci, anche quando pescano al di fuori delle acque territoriali libiche.

Tutti devono sapere che è Lampedusa, con i suoi abitanti, con le forze preposte al soccorso e all’accoglienza, che dà dignità di esseri umane a queste persone, che dà dignità al nostro Paese e all’Europa intera. Allora, se questi morti sono soltanto nostri, allora io voglio ricevere i telegrammi  di condoglianze dopo ogni annegato che mi viene consegnato. Come se avesse la pelle bianca,come se fosse un figlio nostro annegato durante una vacanza”.

Giusi Nicolini, Sindaco di Lampedusa