Eni, l’azienda di idrocarburi multinazionale italiana,  punta all’estrazione di gas e petrolio all’estero. Non vuole più investire in Italia, preferisce piuttosto cedere la ricchissima attività ad un gruppo americano che opera con capitali iraniani. Il rischio è la perdita dei posti di lavoro, e di un gioiello tutto italiano: l’Eni, appunto.

I sindacati sono pronti ad alzare le barricate per ottenere rassicurazioni dal gruppo e soprattutto dal governo nazionale, che detiene il controllo effettivo della società. La Filctem Cgil ha discusso ieri sera, nel corso del direttivo provinciale, della difficile questione della Versalis, che segna il disimpegno dell’Eni nella provincia di Ragusa, e le pesanti ricadute sull’occupazione e sull’impoverimento del Paese. Il sindacato ha già pianificato la piattaforma rivendicativa: il 17 dicembre c’è una manifestazione nazionale a Milano davanti alla sede dell’Eni, il 20 gennaio alla Versalis Eni, in c.d Tabuna,  a Ragusa, sono previste otto ore di sciopero. Nell’azienda iblea rischiano di perdere il posto di lavori circa 230 unità: 130 diretti e 100 dell’indotto. A livello regionale, sono 4400 dipendenti Versalis, altri 1.000 nei siti esteri, almeno 2.000 nell’indotto. Sono grandi numeri, che con il nuovo piano industriale dell’Eni, potrebbero ridursi a zero: cioè alla disoccupazione.

“Senza strategie industriali, con fondi finanziari anche di dubbia provenienza, mettendo in gioco centinaia di migliaia di posti di lavoro – hanno dichiarato in una nota congiunta il segretario provinciale della Cgil di Ragusa, Giovanni Avola, e Filippo Scollo della Filctem Cgil –  i nostri siti industriali storici stanno scomparendo e il cosiddetto capitalismo pesante passa nelle mani straniere.

La Pirelli ai cinesi, la Lucchini agli algerini, gli elettrodomestici alle grandi multinazionali, il lamierino-magnetico ai tedeschi, la Fiat agli americani ed ora la chimica dell’Eni – Versalis sta per essere ceduta ad un gruppo americnao con capitali iraniani.

La società ha annunciato che non dispone di 1,2 miliardi di investimenti nella chimica. Inoltre Versalis è titolare di 250  brevetti e di 4 centri di ricerca: tutto finirà in mani straniere. L’Eni ha spiegato che la società che dovrebbe trattare con Eni ha garantito saranno mantenute tutte le unità lavorative per tre anni e per cinque saranno assicurati gli assetti industriale. E Dopo? Si sono chiesti i sindacati che già stanno facendo i conti con i danni che sta subendo il petrolchimico di Gela, che non produce ormai da un anno.  Nella raffineria nissena 1100 persone diretto e dell’ indotto continuano a andare a lavorare, con gli impianti chiusi, ha fatto sapere il sindacalista Scollo. “E’ una vergogna per il Paese e per i lavoratori. Le forze politiche non possono stare a guardare e la complicità del governo è inaccettabile. In preparazione dello sciopero di Gennaio vanno definite azioni di lotta eclatanti: l’impoverimento del Paese – hanno avvertito i sindacati –  ha raggiunto limiti di guardia”.

Viviana Sammito