Delitto Loris. Ecco il punto della criminologa Roberta Bruzzone
- 21 Ottobre 2016 - 10:23
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di Viviana Sammito
La criminologa di fama nazionale, Roberta Bruzzone, a Ragusa all’auditorium San Vincenzo Ferreri per un convegno dal titolo “I sanitari sulla scena del crimine in emergenza intra ed extra ospedaliera e nei casi di violenza sessuale”, ha parlato di scena del crimine e ci ha fornito l’assist per approfondire il suo punto di vista in merito al caso del delitto Lorys, per il quale è stata condannata a 30 anni di carcere la mamma della vittima, Veronica Panarello.
– Dr.ssa Bruzzone, immaginiamo il sopralluogo giudiziario effettuato sul luogo del ritrovamento del corpo del piccolo Lorys. Secondo lei si sarebbe trovata la verità su questa storia se non ci fossero state le telecamere?
B: Le telecamere hanno giocato un ruolo sicuramente importantissimo, sotto diversi profili: è chiaro che in considerazione dello scenario, particolarissimo, pensare che una madre possa avere fatto quello che poi Veronica Panarello ha fatto a suo figlio, al piccolo Lorys, era davvero difficile, anche umanamente. Gli investigatori sono anche esseri umani ancora prima che professionisti. In una prima fase, probabilmente, hanno anche sperato di credere che questa madre dicesse la verità. Poi questa donna, proprio perché era in cerca di continua visibilità e attenzione, forse più attenzione che di visibilità, ha cominciato a fare una serie di affermazioni che già di per sé ha segnalato che qualcosa non andava.
– Si riferisce ai continui mancamenti, all’alternazione di momenti di serenità a quelli di delirio, alle fascette consegnate?
B: Molto si è discusso del comportamento dell’ avere consegnato le fascette o l’arma del delitto alle insegnanti come una sorta d’impulso inconsapevole da confessare. Io credo che quello fosse un modo di liberarsi di qualcosa, che evidentemente era ancora in casa, e poteva essere un problema da mantenere in casa e in quel momento in maniera estemporanea c’era questo tipo di possibilità. E’ chiaro: non è stata una scelta intelligente, perché in quell’atto ha immediatamente messo su di lei il centro dell’attenzione investigativa. Lei è finita in primis per questo tipo di comportamento al centro della lente d’ingrandimento degli investigatori ma è comunque tutto un susseguirsi di menzogne e aggiustamenti, di versioni che cambiano prima in maniera apparentemente poco significativa poi, in maniera stravolta.
Questa è una bugiarda patologica, è parte del suo quadro personologico, è una manipolatrice.
– In questa sua descrizione della Panarello, potrebbe trovarsi anche il movente? Quello che tutti hanno cercato ma che alla fine, forse, è intrinseco nella personalità della mamma di Lorys, come sostengono i consulenti delle parti civili?
B: Siamo a ridosso di una sentenza di primo grado, quindi per carità. Io non ho motivo di ritenere che la vicenda, dal punto di vista processuale, subisca dei mutamenti da qua ai prossimi due gradi di giudizio. Io credo che questa sentenza verrà confermata, se non altro sotto il profilo della responsabilità della Panarello. Io ho sempre pensato a lei come una sorta di madre con una sindrome, purtroppo nota a noi operatori del settore giudiziario, sindrome di “Munchausen per procura”, ossia madri che fanno del male o che comunque avvelenano i loro figli con l’obiettivo di essere al centro dell’attenzione loro stesse.
Arrivano a simulare addirittura formazioni tumorali, leucemie , devastano involontariamente i figli con l‘obiettivo di stare al centro dell’attenzione perché ovviamente la mamma di un bambino malato viene supportato da tutta la comunità.
Io temo che ci sia anche questa componente, che non sia l’unica: il fatto di utilizzare l’omicidio del piccolo Lorys come una sorta di ribalta mediatica, cioè un modo per avere per sempre, a suo modo di vedere, l’attenzione sono solo della sua comunità ma di tutto il paese.
– E’ secondo lei questo uno dei motivi per il quale ha chiamato in correità il suocero, raccontando di una presunta storia sessuale?
B: E’ continuamente contrassegnata da atti dimostrativi, di matrice suicidaria, di richieste di attenzione, in maniera veramente molto forte, e soprattutto quando questa attenzione non arriva o lei si sente messa da parte… vendette atroci, velenosissime e credo che in questa prospettiva vada vista la chiamata in correità nei confronti del suocero. Io non credo assolutamente, ma ci sono anche evidenze a tal punto, che Andrea Stival possa avere avuto un coinvolgimento nella vicenda. Lui è totalmente estraneo al delitto. Ha un alibi assolutamente insindacabile. Lei è riuscita a rovinare questo uomo perché l’ombra del dubbio sulla loro relazione, io credo resterà per sempre e quindi in questo senso ha vinto lei , sotto questo profilo.
Il giudice ha scagionato Andrea Stival, ritenendo la Panarello l’unica responsabile ma escludendo la premeditazione e le sevizie. E’ d’accordo su quest’ultima circostanza?
B: Tutto è stato organizzato quella stessa mattina. Lei probabilmente alimentava una forte spinta aggressiva e distruttiva nei confronti di questo bambino. Quella mattina lei fa una serie di operazioni che sostengono l’ipotesi della procura in merito alla premeditazione, che invece il giudice non riconosce, non considera sussistente. Io ritengo che la premeditazione ci sia stata, che non abbia avuto un lasso di temporale ampissimo ma che lei abbia avuto il tempo di architettare la fine di Lorys.
In quella mezz’ora, 40 minuti in cui fa una serie di giri, tra cui anche al canalone, prima di rientrare in casa parcheggiando l’auto nel garage. Io credo che in quell’arco temporale ci sia stata una prefigurazione di quello che sarebbe accaduto una volta rientrata a casa ed è l’unica spiegazione plausibile per tutta una serie di azioni che sono avvenute. Ora il giudice non ha ritenuto di conoscere la premeditazione, come aggravante, né le sevizie. Leggeremo in sentenza qual è il percorso logico per escludere questa contestazione. Sono molto curiosa sul punto. Probabilmente l’elemento su cui baserà la sua valutazione è solo per il lasso temporale, che è sufficientemente ristretto. E’ giurisprudenza costante che quando c’è premeditazione si considera un lasso temprale un po’ più ampio. Credo che sia solo questo, perché per il tutto il resto lei ha agito con una lucidità che per essere una madre assassina è veramente sconvolgente.