Nino Di MatteoConversazioni a Scicli”: si ispirano a un famoso libro di Vittorini gli incontri organizzati dal “Brancati” di Scicli per l’Estate 2015: infatti Giuseppe Pitrolo dialogherà nel cortile del Carpentieri (via Mormina Penna; l’ingresso è gratuito) coi protagonisti del dibattito culturale e politico di questi anni: Paolo Di Stefano, Salvo Palazzolo e Cristina Cassar Scalia.

Domenica 19 Luglio alle ore 19:30 si partirà con lo scrittore e giornalista del “Corriere della Sera” Paolo Di Stefano, per parlare dei suoi ultimi libri: “Giallo d’Avola” (Sellerio) e “Ogni altra vita. Storia di italiani non illustri” (Il Saggiatore).

Giovedì 6 Agosto alle 21.30 sarà la volta del giornalista di “Repubblica” Salvo Palazzolo, che col PM Nino Di Matteo ha scritto “Collusi. Perché politici, uomini delle istituzioni e manager continuano a trattare con la mafia” (Rizzoli).

Mercoledì 12 Agosto alle 21.30 si concluderà con la scrittrice Cristina Cassar Scalia, per discutere del romanzo “Le stanze dello scirocco” (Sperling & Kupfer).

PAOLO DI STEFANO

Paolo Di Stefano è nato ad Avola nel 1956. Cresciuto a Lugano, si è laureato con Cesare Segre. E’ stato responsabile delle pagine culturali del “Corriere della Sera”, di cui è ora inviato speciale. Ha scritto saggi critico-letterari. È autore di racconti, reportage, inchieste, poesie e romanzi. Nelle sue opere affronta temi come: la memoria e l’oblio, l’infanzia violata e la difficoltà di crescere, la famiglia e i rapporti generazionali, l’emigrazione, lo spaesamento, i rapporti Nord-Sud.

Con La catastròfa (Sellerio 2011, Premio Volponi) ha raccontato la tragedia dell’8 agosto 1956, quando in miniera a Marcinelle morirono, tra i molti altri, 136 minatori italiani.

Di Giallo d’Avola (Sellerio 2013, Premio Sebastiano Addamo, Premio Viareggio-Rèpaci e Premio Comisso) Aldo Busi ha scritto: è “un grande romanzo, di genere, ma come considero di genere I promessi sposi, Il Gattopardo, o I Viceré… Se fosse stato pubblicato nei primi anni Sessanta non meriterebbe meno considerazione de Il fu Mattia Pascal e si potrebbe gridare al capolavoro”.

Ogni altra vita” racconta tante”storie di italiani non illustri”, partendo da quella dello sciclitano Adriano Arrabito (nato nel 1896), che esordì nella vita facendo Gesù Bambino in un presepe vivente, ma poi si dovette arrangiare in mille modi, finché non si inventò un prospero commercio di uova. Una vita di miseria, di fatica immane, di preghiera e di affetti intensissimi, soprattutto per la sua “adurata mamma” Ninetta, per la moglie Maria, per i sette figli, che sarebbero diventati otto nel ’43. “Una vita di dolore, ma anche di gioia indicibile e di orgoglio che toccano il culmine allorché il primogenito, Emanuele, ottiene la laurea a Messina: un traguardo sociale. Ciò che colpisce sono la dolcezza e la serenità con cui Arrabito racconta il male di vivere, le tragedie private e quelle della storia. È un uomo buono e onesto, in cui si riassumono i grandi valori del passato (e chissà quanto del presente): famiglia, lavoro, fede”…

Insomma, un coro di voci diverse che raccontano il secolo lungo degli italiani non illustri.

SALVO PALAZZOLO E NINO DI MATTEO

Salvo Palazzolo è nato nel 1970 a Palermo. Ha collaborato coi quotidiani L’Ora, il manifesto, La Sicilia, occupandosi di cronaca giudiziaria. Dal 1999 è redattore de La Repubblica. Nel 2004 ha intervistato in carcere il capomafia Pietro Aglieri; ha poi rivelato la trattativa segreta fra i boss e un gruppo di sacerdoti, che dopo le stragi Falcone e Borsellino avrebbe dovuto portare alla dissociazione di alcuni mafiosi da Cosa nostra.

Ha scritto, fra l’altro Falcone Borsellino. Mistero di Stato (2002) e Voglia di mafia. La metamorfosi di Cosa Nostra da Capaci ad oggi (2005, con Enrico Bellavia); Bernando Provenzano. Il ragioniere di Cosa Nostra (2006, con Ernesto Oliva); Ti racconterò tutte le storie che potrò, intervista ad Agnese Borsellino (2013).

Col magistrato Nino Di Matteo (Palermo, 1961) ha scritto Collusi. Perché politici, uomini delle istituzioni e manager continuano a trattare con la mafia (Rizzoli, 2015).

Di Matteo ha indagato sulle stragi in cui sono stati uccisi Falconee Borsellino e gli agenti delle scorte, oltre che sugli omicidi di Rocco Chinnici ed Antonino Saetta; per l’omicidio Chinnici ha rilevato nuovi indizi sulla base dei quali riaprire le indagini e ottenere in processo la condanna anche dei mandanti, riconosciuti in Ignazio e Antonino Salvo, mentre per l’omicidio Saetta ha ottenuto l’irrogazione del primo ergastolo per Riina. Si è occupato dei rapporti tra cosa nostra ed alti esponenti delle istituzioni; è attualmente impegnato nel processo a carico dell’ex prefetto Mario Mori, in relazione ad ipotesi di reato eventualmente connesse alla trattativa Stato-mafia. Titolare – nel solco del lavoro di Chinnici, Falcone e Borsellino – di un’inchiesta che fa paura a tanti, è il magistrato più a rischio del nostro Paese. Le indagini che ha diretto e continua a dirigere lo hanno reso il bersaglio numero uno dei boss più influenti: Riina e Messina Denaro. Le parole del pm, raccolte da Palazzolo in “Collusi”, offrono una testimonianza diretta e autorevole sulle strade più efficaci per contrastare lo strapotere dei clan. E lanciano un grido d’allarme: Cosa nostra non è sconfitta, ha solo cambiato faccia: è passata dal tritolo alle frequentazioni nei salotti buoni, facendosi più insidiosa che mai; anche se le bombe tacciono, il dialogo continua: tra politica, lobby, imprenditoria e logge massoniche si moltiplicano i luoghi franchi in cui lo Stato è assente. Di Matteo condivide con il lettore la propria profonda comprensione del fenomeno mafioso di oggi. Così, tra denunce e proposte, il libro permette di gettare uno sguardo ai meccanismi con cui Cosa nostra si è insinuata nelle logiche economiche, sociali e politiche del nostro Paese. Un’opera che si rivolge a tutti, perché è dalle azioni di ciascuno che deve partire il contrasto alla criminalità.

CRISTINA CASSAR SCALIA

            Cristina Cassar Scalia è nata nel 1977 ed è di Noto. Medico chirurgo specialista in oftalmologia, vive e lavora a Catania. Il suo primo romanzo, La seconda estate (2014), è stato insignito del Premio Internazionale Capalbio ed è stato tradotto in Francia. Per Le stanze dello scirocco (2015) l’autrice ha scelto come teatro la sua terra, la Sicilia: è il 1968 quando il notaio Saglimbeni decide di tornare in Sicilia con la famiglia, dopo una lunga assenza. Vittoria, la figlia più giovane, indipendente e contestatrice ma legata al padre, non ha potuto che assecondare il suo desiderio e trasferirsi in quella terra sconosciuta che da sempre lui le ha insegnato ad amare. Per Vicki, cresciuta a Roma e appassionata di fotografia e di auto da corsa, a Montuoro, l’impatto con una società conservatrice, ai suoi occhi maschilista, formale e schiava dei pregiudizi, è destabilizzante. In mezzo a tante conoscenze, saranno poche vere amicizie ad aiutarla a inserirsi nella realtà del paese. Quello di Diego Ranieri è un nome ricorrente negli ambienti a lei più vicini, un volto conosciuto che all’improvviso entra con prepotenza nella sua vita; ombroso e sfuggente, ancorato a una mentalità assai diversa dalla sua ma capace di legarla a sé come nessun altro, Diego porta i segni di un passato doloroso da cui stenta ad affrancarsi, e con cui lei dovrà fare presto i conti. Divisa tra sentimento e orgoglio, Vicki trova nella facoltà di Architettura di Palermo, in piena occupazione, un rifugio in cui sentirsi meno estranea. Armata di macchina fotografica, inizia a scoprire la città, a conoscerne la bellezza enigmatica e i lati oscuri, fino a rimanerne stregata. E proprio per le strade di Palermo la sua storia s’intreccerà con quella, drammatica, di zia Rosetta, la cui apparenza mai lascerebbe intuire cosa nasconde il suo passato. Due donne unite dal coraggio con cui affrontano le prove che la vita ha loro riservato. Sullo sfondo di palazzi nobiliari e aspri paesaggi di campagna, le vicende di due famiglie colte in un importante momento storico ci conducono attraverso una Sicilia indolente e sensuale, al cui fascino è impossibile sottrarsi.